Fontana del Nettuno (Napoli): differenze tra le versioni

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Mutilata al tempo della rivolta di [[Masaniello]] ([[1647]]-[[1648]]), fu nel [[1649]] oggetto di restauro da parte dello Iodice e di Francesco Castellano. Depredata dal viceré Pedro Antonio d'Aragona ([[1672]]), fu di nuovo parzialmente restaurata nel [[1675]] e dopo questa data ebbe probabilmente un ulteriore spostamento, presso l'inizio della via del Molo.
 
[[Carlo Celano]] nel [[1692]] e Domenico Antonio Parrino nel [[1725]] infatti la segnalano all'altezza del palazzo Caravita di Sirignano, cioè all'inizio di via Medina (dove cominciava pure la via del Molo, che scendeva appunto verso il Molo Grande). La guida erudita ''de' forestieri'' di [[Pompeo Sarnelli]] del [[1688]] contiene al suo interno una stampa (con dedica del libraio [[Antonio Bulifon]]) che raffigura la fontana ''dirimpetto il Castel Nuovo''. Anche la [[mappa del Duca di Noja]], prima carta topografica moderna della città, completata nel [[1775]], la colloca in questo luogo.
 
Dopo circa due secoli, in cui si susseguirono altri restauri, nel [[1886]], in vista dei grandi lavori imposti dal "[[Risanamento di Napoli|Risanamento]]" e che prevedevano il rifacimento di via Medina, fu rimossa da quel luogo e depositata nelle grotte sotto Pizzofalcone (in via della Pace, attuale via Domenico Morelli). Nell'aprile [[1896]] il regio commissario Ottavio Serena deliberò che il luogo deputato ad accogliere la fontana fosse una nuova piazza ottenuta dai lavori del Risanamento: piazza Agostino Depretis (attuale [[piazza Nicola Amore]]), ma problemi tecnici ne impedirono la collocazione. Sette mesi dopo, a novembre, una proposta della commissione municipale per i monumenti suggeriva di collocarla nella nuova piazza Municipio, che in quegli anni veniva ampliata con la demolizione di molti degli edifici che la ingombravano.