Papa Innocenzo XIII: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
=== Studi ed episcopato ===
Nato a Poli, vicino a [[Roma]], Michelangelo dei Conti discendeva dalla nobile famiglia dei [[Conti di Segni]], alla quale era appartenuto un altro pontefice, [[papa Innocenzo III|Innocenzo III]] ed altri ([[papa Gregorio IX|Gregorio IX]], [[papa Alessandro IV|Alessandro IV]]) gliene venivano attribuiti. Suo padre era Carlo IV, duca di Poli e [[Guadagnolo]], e sua madre era donna Isabella Muti. Studiò al [[Collegio Romano]].
 
Nato a [[Poli (Italia)]], vicino a [[Roma]], '''Michelangelo dei Conti''' discendeva dalla nobile famiglia dei [[Conti di Segni]], che aveva già dato alla [[Chiesa cattolica]] tre [[papa|papi]]<ref>Appartenevano alla famiglia dei Poli: [[Papa Innocenzo III|Innocenzo III]], [[Papa Gregorio IX|Gregorio IX]] e [[Papa Alessandro IV|Alessandro IV]]</ref> e numerosi [[cardinale|cardinali]]<ref>Si segnalano: [[Giovanni dei conti di Segni]] († [[1213]]), [[Ottaviano dei conti di Segni]] († [[1234]]), [[Giovanni Conti (cardinale 1483)|Giovanni Conti]] ([[1414]] – [[1493]]), [[Francesco Conti (cardinale)|Francesco Conti]] (1470 circa – [[1521]]) e l'anticardinale [[Lucido Conti]] († [[1473]]), [[Carlo Conti (cardinale)|Carlo Conti]] ([[1556]] – [[1615]]) e [[Giannicolò Conti]] ([[1617]] – [[1698]]), del quale Michelangelo era nipote.</ref>. Suo padre era Carlo IV, duca di Poli e [[Guadagnolo]], e sua madre era donna Isabella Muti.
Fu introdotto nella curia romana da [[papa Alessandro VIII]], che nel 1690 gli commissionò la consegna al [[doge]] di Venezia, [[Francesco Morosini]], del berrettone e dello stocco. Nel 1695 fu nominato arcivescovo titolare di [[Arcidiocesi di Tarso|Tarso]] e nunzio a [[Lucerna]]. Nel 1698 fu inviato da [[papa Innocenzo XII]] come [[nunzio apostolico]] a [[Lisbona]], dove rimase fino al 1710; e sembra che qui si sia formato il suo giudizio critico nei confronti dell'ordine dei [[gesuiti]], che ebbe tanta importanza successivamente<ref name=kelly700/>.
 
Completò gli studi ginnasiali e liceali al [[Collegio Romano|Collegio dei Gesuiti]] di [[Roma]]. Si laureò all'[[Università La Sapienza]] in legge (utroque iure?).
Il 7 giugno [[1706]] fu creato [[cardinale]] da [[papa Clemente XI]]. Nel [[1709]] gli fu assegnata la [[Arcidiocesi di Ancona-Osimo|diocesi di Osimo]] e nel [[1712]] quelle di [[Diocesi di Viterbo|Viterbo e Tuscania]] ma nel [[1719]], a causa di problemi di salute, dovette dare le dimissioni.
Ricevette uno dei suoi primi incarichi nel [[1690]], quando papa [[Alessandro VIII]] lo inviò a [[Venezia]] a consegnare al [[Doge di Venezia]] [[Francesco Morosini]] un'ambita benemerenza pontificia, lo [[Stocco pontificio|Stocco]] (abbinato, come di consueto, al “berrettone”).
Il successore Innocenzo XII lo introdusse nella prelatura e gli affidò vari incarichi nelle province dello [[Stato pontificio]].
Trascorse undici anni (1698-1709) in Portogallo come [[nunzio apostolico]]. Sembra che qui si sia formato il suo giudizio critico nei confronti dell'ordine dei [[gesuiti]], che ebbe tanta importanza successivamente<ref name=kelly700>John N.D. Kelly, ''Gran Dizionario Illustrato dei Papi'', p.&nbsp;700</ref>. Fu creato cardinale il 7 giugno [[1706]] da [[papa Clemente XI]].
 
===Cronologia Papato incarichi===
* Cameriere d'onore di Alessandro VIII
Alla morte di [[papa Clemente XI]], avvenuta il 19 marzo [[1721]], si aprì un conclave alquanto tormentato che si protrasse per cinque settimane, poiché le tre maggiori potenze, l'Austria da una parte e dall'altra Francia e Spagna, tentavano di influenzare il Sacro Collegio. Il candidato più forte appariva il cardinale [[Fabrizio Paolucci]], Segretario di Stato di Clemente XI, considerato però vicino agli interessi della Francia e sul quale cadde il veto dell'Imperatore [[Carlo VI d'Asburgo]]<ref>Claudio Rendina, ''I papi'', pp. 719-720</ref>, di cui si fece latore il cardinale M.F. Von Althan.
* 14 agosto 1691: è referendario del Tribunale della Suprema Segnatura
* 17 agosto 1691: è nominato governatore di [[Ascoli Piceno|Ascoli]]
* 6 dicembre 1692 – 6 maggio 1693: è governatore di [[Campagna e Marittima]]
* 1693: fa il suo ingresso nella prelatura vaticana
* 6 maggio 1693 – giugno 1695: è governatore di [[Viterbo]]
* (stesso anno) : è nominato [[abate commendatario]] del [[Santuario della Mentorella]] presso Guadagnolo, nelle terre della sua famiglia
* 13 giugno 1695 – 7 giugno 1706: è [[vescovo titolare|arcivescovo titolare]] di [[Arcidiocesi di Tarso|Tarso]]
* 28 giugno 1695: è nominato segretario del Papa
* 1° luglio 1695 – 24 marzo 1698: è [[nunzio apostolico]] presso i cattolici di [[Svizzera]], a [[Lucerna]]
*24 marzo 1698 – 28 gennaio 1709: è nunzio presso il [[re del Portogallo]]
*7 giugno 1706: è nominato [[cardinale presbitero]].
*28 gennaio 1709 – 1° agosto 1712: è [[Arcidiocesi_di_Ancona-Osimo#Sede_di_Osimo|vescovo di Osimo]]
* 23 febbraio 1711 – 8 maggio 1721: assume il [[titolo cardinalizio]] dei [[Santi Quirico e Giulitta (titolo cardinalizio)|Santi Quirico e Giulitta]]
* 1° agosto 1712: è nominato [[Diocesi di Viterbo|vescovo di Viterbo]]. Il 14 marzo 1719 rinuncia alla cattedra per motivi di salute e torna a [[Roma]]
* 13 gennaio 1716 – 4 gennaio 1717: è [[Camerlengo (Chiesa cattolica)|cardinale camerlengo]]
*8 maggio 1721: viene eletto [[romano pontefice]]
 
==Il conclave del 1721==
L'8 maggio 1721 la maggioranza dei voti confluì sul cardinale Conti, per le sue doti umane e spirituali; inoltre non era apertamente schierato con nessuno dei due gruppi filofrancese o filoimperiale; ottenne infatti alla fine il voto unanime di tutto il Sacro Collegio. In onore di [[papa Innocenzo III]] a cui lo accomunava il lignaggio, scelse il nome di Innocenzo XIII. Eletto papa, confermò l'incarico del cardinale Paolucci alla Segreteria di Stato.
Michelangelo dei Conti fu eletto papa il 8 maggio 1721 nel [[Palazzo Apostolico]] e fu incoronato il 18 maggio dal cardinale [[protodiacono]] Benedetto Pamphilj]].
 
Il conclave si aprì il 31 marzo. Alla fase finale parteciparono 56 cardinali, ma all'ultima votazione presero parte solo 40 porporati. Durante i lavori si formarono quattro gruppi: gli Zelanti, i filo-Borbone (casato che governava Francia e Spagna), i filo-imperiali, un gruppo guidato dal cardinale camerlengo [[Annibale Albani]] (i “clementini”). La fazione filo-imperiale, guidata da [[Michele Federico Althann]], pose il veto su nome di [[Fabrizio Paolucci]], che nella prima votazione era giunto a soli 3 voti dall'elezione. Gli imperiali giudicarono il Paolucci troppo vicino agli interessi della Francia<ref>Claudio Rendina, ''I papi'', pp. 719-720</ref>.
Tra i suoi primi atti vi fu inoltre il reinserimento graduale nella curia del cardinale [[Giulio Alberoni]], che era stato esautorato da Clemente XI a causa di problemi diplomatici insorti nelle corti europee; gli atti del processo su Alberoni furono portati a Castel Sant'Angelo, mentre lui stesso fu tenuto per breve tempo in prigione, come chiesto esplicitamente dalla Spagna, ma poi rilasciato.
<br/>
L'8 maggio 1721 la maggioranza dei voti confluì sul cardinale Conti, per le sue doti umane e spirituali; inoltre non era apertamente schierato con nessuno dei due gruppi filofrancese o filoimperiale; ottenne infatti alla fine il voto unanime di tutto il Sacro Collegio. In onore di [[papa Innocenzo III]] a cui lo accomunava il lignaggio, scelse il [[nome pontificale]] di Innocenzo XIII.
 
==Pontificato==
Poco dopo, nel [[1722]], diede l'investitura di [[re di Sicilia]] all'imperatore [[Carlo VI d'Asburgo]], ratificando quanto stipulato nel [[trattato di Utrecht]] del 1713 e poi in quello dell'[[L'Aia|Aja]] del [[1720]], mentre l'imperatore gli inviava il suo giuramento di fedeltà ed alleanza. Comunque i territori di [[Comacchio]], che erano stati in precedenza sottratti dall'impero al Papa, non furono affatto restituiti ed inoltre l'imperatore impose che il [[ducato di Parma e Piacenza]], da diversi secoli nella sfera dello stato pontificio e governato dalla famiglia [[Farnese]], fosse considerato feudo imperiale, con l'obbligo di tenervi una guarnigione austriaca, tra l'altro a spese dei Farnese. Il Papa invitò [[Francesco Farnese]] a rifiutarsi di pagare tale tributo, ma fu inutile.
{{Nota|titolo=Curia romana|contenuto={{sp}}
*[[Camerlengo (Chiesa cattolica)|Camerlengo]]: [[Annibale Albani]] (1719-1747)
*Segretario di Stato: [[Giorgio Spinola]] (1721-1724)
*Congregazioni:<div>
**Inquisizione: [[Francesco del Giudice]] (1719-1725)
**Riti:
**Vescovi: [[Fabrizio Paolucci|Fabrizio Paolucci de' Calboli]] (1721-1726)
**Indice: [[Carlo Agostino Fabroni]]
**Concilio: [[Curzio Origo]] (1721-1737)
**Buon governo: [[Giuseppe Renato Imperiali]] (1696-1737)
*Tribunali della Curia:
**Penitenziere Maggiore: [[Bernardo Maria Conti]] (1721-1730)
**Prefetto della Segnatura Apostolica: [[Fulvio Astalli]] (dal 1693 al ?)
**Decani della Rota Romana: [[Ciriaco Lancetta]] (1719-1723); [[Alessandro Falconieri]] (1723? - 1724)
*Vicario per la diocesi di Roma:
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===Relazioni con le istituzioni della Chiesa===
Come il suo predecessore, stabilì una rendita annuale di ottomila scudi per il pretendente inglese [[Giacomo Edoardo Stuart]], figlio dell'ultimo re cattolico [[Giacomo II d'Inghilterra]], permettendogli così di mantenere una pur piccola corte a Roma, nel [[palazzo Muti Papazzurri]] (un lontano cugino del Papa, Francesco Maria Conti di [[Siena]], fu creato ''gentiluomo di camera'' dal pretendente [[giacobitismo|giacobita]]). Innocenzo si spinse ad assicurare allo Stuart un aiuto di circa centomila ducati per armarsi e riconquistare il regno. Aiutò inoltre i veneziani e soprattutto l'isola di [[Malta]] nelle loro lotte contro i [[Turchia|turchi]].
Innocenzo XIII confermò la condanna dei [[Controversia dei riti malabarici|riti malabarici]] e dei [[Controversia dei riti cinesi|riti cinesi]] emessa dal predecessore [[Clemente XI]]. I [[Gesuiti]] furono i più danneggiati da tale proibizione. Il generale dell'Ordine, padre [[Michelangelo Tamburini]], ricevette il 13 settembre [[1723]] dal segretario della Congregazione di [[Propaganda Fide]], Pier Luigi Carafa juniore ([[1677]]-[[1755]]), un precetto formale con il quale si vietò l'ulteriore ammissione nella Compagnia di Gesù di [[noviziato|novizi]] nonché l'invio di missionari nelle [[Indie Orientali]] fino a quando non fosse stata dimostrata l'obbedienza dei gesuiti alle proibizioni dei riti cinesi pubblicate da Clemente XI<ref name=kelly700/>John N.D. Kelly, ''Gran Dizionario Illustrato dei Papi'', p.&nbsp;700</ref>, in particolare con la Bolla ''Ex illa die'' del 19 marzo [[1715]]. Innocenzo XIII si convinse della bontà del resoconto del [[legato pontificio]] [[Carlo Ambrogio Mezzabarba]], secondo il quale i gesuiti residenti presso la corte imperiale di [[Pechino]] avrebbero istigato l'imperatore [[Kangxi]] a far imprigionare i missionari inviati dalla Congregazione di Propaganda Fide.
 
Interrotto da 25 anni il Capitolo generale della [[Famiglia francescana]]<ref>Giuseppe de Novaes, ''Elementi della storia de' sommi pontefici'', 1806, vol. XIII, p. 34.</ref> il papa decise di riunirlo a Roma. Intervenne all’apertura e presiedette all'elezione del Ministro generale. Il capitolo si riunì nel convento dell’Ara Coeli e terminò il 15 maggio 1723.
Durante il suo pontificato continuò la [[controversia dei riti cinesi]]. Il generale dei [[gesuiti]], padre [[Michelangelo Tamburini]], ricevette il 13 settembre [[1723]] dal segretario della Congregazione di [[Propaganda Fide]], Pier Luigi Carafa Junior ([[1677]]-[[1755]]), un precetto formale con il quale si vietava l'ulteriore ammissione nella [[Compagnia di Gesù]] di novizi e l'invio di missionari nelle Indie Orientali finché non fosse stata dimostrata l'obbedienza dei [[gesuiti]] alle proibizioni dei riti cinesi pubblicate dal predecessore [[papa Clemente XI|Clemente XI]]<ref name=kelly700>John N.D. Kelly, ''Gran Dizionario Illustrato dei Papi'', p.&nbsp;700</ref>, in particolare con la Bolla ''Ex illa die'' del 19 marzo [[1715]]. Innocenzo XIII si convinse della bontà del resoconto del Legato Pontificio [[Carlo Ambrogio Mezzabarba]] secondo il quale i gesuiti residenti presso la corte imperiale di [[Pechino]] avrebbero istigato l'imperatore [[Kangxi]] a far imprigionare i missionari inviati dalla Congregazione di Propaganda Fide.
 
Il 23 marzo 1723 pubblicò la [[costituzione apostolica]] ''Apostolici ministerii'' sulle funzioni sacerdotali e la disciplina ecclesiastica. Il provvedimento fu emesso dietro le sollecitazioni di alcuni vescovi spagnoli, preoccupati del rilassamento dei costumi del clero iberico, sia secolare che regolari<ref>Giuseppe de Novaes, ''op. cit.'', p. 37.</ref>.
Innocenzo XIII concesse ai gesuiti di replicare con un memoriale di difesa, la cui presentazione fu resa impossibile dalla sopraggiunta morte del Pontefice. Lo storico [[Ludwig von Pastor]] ritenne che la crisi del 1723 anticipò in qualche modo la soppressione della [[Compagnia di Gesù]] nel [[1773]].
 
Dispose l'annullamento della scismatica elezione del nuovo pseudo-arcivescovo di Utrecht. Il capitolo della cattedrale di Utrecht era sospeso dal [[1704]]; nonostante questo aveva eletto senza il consenso della Santa Sede [[Cornelius van Steenoven|Cornelio van Steenoven]] (27 aprile 1723). Quest'ultimo chiese al papa di riconoscerlo, ottenendo un rifiuto.
[[File:Tomb of Innocentius XIII.jpg|left|thumb|Tomba di Innocenzo XIII, nelle [[Grotte vaticane]]]]
L'ostilità dimostrata nei confronti dei [[gesuiti]] forse incoraggiò sette vescovi francesi a contattarlo con una petizione affinché fosse ritirata la [[bolla pontificia|bolla]] ''[[Unigenitus]]'' di [[papa Clemente XI]] che era una Costituzione apostolica con la quale venivano confutati e condannati i punti fondamentali del [[Giansenismo]]; la richiesta comunque, venne prontamente negata, anzi, il Papa non si limitò a condannare tale petizione ma richiese in modo incondizionato la sottomissione a questa Costituzione pontificia.
 
===Decisioni in materia dottrinale e liturgica===
L'autorità del Papa però in quel momento era alquanto ridotta tanto che ad esempio non poté impedire che il reggente al trono di Francia, [[Filippo II d'Orléans|Filippo d'Orléans]], gli imponesse di conferire il cardinalato al primo ministro francese [[Guillaume Dubois]], uomo dai costumi libertini. Il Papa, costretto a procedere alla nomina, impose tuttavia che nella cerimonia di consegna della berretta, si procedesse alla pubblica lettura di una bolla in cui elencava le dissolutezze del Dubois, esortando il ministro a cambiare stile di vita.
;Giansenismo
Il pontefice confermò la bolla ''[[Unigenitus Dei Filius]]'' del predecessore Clemente XI (1713) che condannava come eretiche le tesi di [[Giansenio]]. Quando sette vescovi francesi che si erano appellati contro la bolla lo contattarono con una petizione affinché fosse invece ritirata (1722), Innocenzo non solo respinse la richiesta ma condannò tale petizione e richiese in modo incondizionato l'ottemperanza ai dettami della bolla pontificia.
 
All'indomani dell'elezione, il 27 maggio 1721 il pontefice indisse un giubileo straordinario<ref name=info.roma.it>{{cita web|url=http://www.info.roma.it/personaggi_dettaglio.asp?ID_personaggi=574|titolo=Innocenzo XIII Michelangelo Conti di Poli |accesso=15 settembre 2016}}</ref>
In una bolla del marzo 1723 egli regolò alcuni abusi che si perpetuavano in Spagna e il re [[Filippo V di Spagna]] si prestò per aiutare a metterla in pratica. All'inizio del suo pontificato si temette il fenomeno del nepotismo, ma in realtà questo non si verificò. Egli elevò effettivamente suo fratello Bernardo Maria al cardinalato, ma impedì in tutti i modi che potesse percepire oltre 12000 scudi, come era stato già stabilito da [[Innocenzo XII]].
 
Il 25 aprile 1722 proclamò [[Isidoro di Siviglia]] (circa 560 – 636) [[dottore della Chiesa]].
==== Concistori per la creazione di nuovi cardinali ====
{{vedi anche|Concistori di papa Innocenzo XIII}}
Papa Innocenzo XIII durante il suo pontificato ha creato 3 cardinali nel corso di 2 distinti concistori.
 
===Decisioni Morteriguardanti gli ebrei===
Con la [[costituzione apostolica]] ''Ex injuncto nobis'' il pontefice proibì agli ebrei di tessere la seta, di acquistarla e di venderla, e li obbligò a commerciare solo nei generi usati<ref>''Dissertazione sopra il commercio, usure, e condotte degli ebrei nello Stato Pontificio'', 1826, p. 6.</ref>.
Il 7 marzo 1724 morì e fu sepolto nelle [[Grotte Vaticane]] sotto la Basilica di San Pietro. Volle che il suo cuore fosse conservato nel [[Santuario della Mentorella]] presso Guadagnolo nelle terre della sua famiglia; santuario di cui egli fu [[Abate Commendatario]] fino alla sua morte.
 
===Relazioni con i monarchi della cristianità===
;Impero asburgico
I trattati di [[trattato di Utrecht|Utrecht ]] del 1713 e dell'[[L'Aia|Aja]] del [[1720]] (stipulati alla conclusione della [[guerra di successione spagnola]]) avevano stabilito che il [[Regno di Napoli|Regno di Napoli e di Sicilia]] diventasse feudo imperiale.
Innocenzo XIII conferì a [[Carlo VI d'Asburgo]] (1711-1740) l'[[investitura]] del Regno (9 giugno 1722); in cambio l'imperatore gli inviò il suo giuramento di fedeltà ed alleanza. Innocenzo non riuscì tuttavia a ottenere che l'imperatore rinunziasse ai diritti della ''[[Apostolica Legazia di Sicilia|Sicula Monarchia]]'', né a riavere [[Comacchio]] (sottratta alla Santa Sede durante il pontificato di [[Clemente XI]]). L'imperatore impose inoltre che anche il [[ducato di Parma e Piacenza]], da diversi secoli nella sfera dello stato pontificio e governato dalla famiglia [[Farnese]], fosse considerato feudo imperiale<ref name=Treccani/>. Il papa protestò contro l'obbligo di tenervi una guarnigione austriaca, tra l'altro a spese dei Farnese, ma fu inutile. L'investitura del ducato fu conferita all'[[Infante di Spagna]] [[Carlo III di Spagna|Carlo III]].
 
;Portogallo
L'avvicendamento del nunzio presso la corte portoghese fu causa di attriti e tensioni. Nel [[1720]] il pontefice scelse di sostituire [[Vincenzo Bichi]], da undici anni a [[Lisbona]], con [[Giuseppe Firrao il Vecchio|Giuseppe Firrao]]. Re [[Giovanni V del Portogallo|Giovanni V]] si oppose e proibì a Bichi di lasciare il Paese. La questione fu risolta sostituendo Firrao con [[Filippo Acciaiuoli (cardinale)|Filippo Acciaiuoli]].
 
;Inghilterra
Innocenzo XIII concesse a [[Giacomo Francesco Edoardo Stuart]], pretendente [[giacobitismo|giacobita]] al trono d'Inghilterra, un vitalizio di ottomila [[Scudo (moneta)|scudi]] romani. Residente a [[Roma]], dove viveva in esilio dal 1719, lo Stuart era figlio dell'ultimo re cattolico d'Inghilterra, [[Giacomo II d'Inghilterra|Giacomo II]]. Innocenzo si spinse ad assicurare allo Stuart un aiuto di circa centomila ducati per armarsi e riconquistare il regno.
 
;Venezia e Malta
Il pontefice aiutò i veneziani e soprattutto l'isola di [[Malta]] nelle loro lotte contro gli [[Ottomani]].
 
===Innocenzo XIII protettore della cultura===
Il 12 settembre 1721 il pontefice autorizzò la fondazione dell'[[Università dell'Avana]] (fu approvata dal successore [[Benedetto XIII]] nel 1728).
 
Il 18 dicembre 1722 riconobbe lo statuto dell'[[Università di Caracas]] ([[Venezuela]]).
 
===Opere realizzate a Roma===
Innocenzo XIII finanziò la conclusione dei lavori di ricostruzione della [[basilica di Sant'Eustachio]]. Furono incaricati gli architetti [[Antonio Canevari]] e [[Nicola Salvi]].<br/>
Incaricò [[Alessandro Specchi]] di proseguire l'edificazione della Manica lunga del [[Palazzo del Quirinale]]<ref name=info.roma.it/>.
 
==Morte e sepoltura==
[[File:Tomb of Innocentius XIII.jpg|thumb|Tomba di Innocenzo XIII, nelle [[Grotte vaticane]].]]
Innocenzo XIII morì a Roma il 7 marzo 1724 a causa di un'[[ernia]] e fu sepolto il 12 marzo nella [[Basilica Vaticana]]. Volle che il suo cuore fosse conservato nel [[Santuario della Mentorella]], di cui egli fu [[abate commendatario]] fino alla sua morte.
 
In occasione del trecentocinquantesimo anniversario della nascita ([[1655]]-[[2005]]), si è a lungo parlato dell'eventualità di presentare alla [[Santa Sede]] una richiesta formale per l'introduzione della causa di [[beatificazione]] di Innocenzo XIII.
 
==Beatificazioni==
 
Innocenzo XIII non celebrò canonizzazioni.
 
{{vedi anche|Beatificazioni_per_pontificato#Pontificato_di_Innocenzo_XIII}}
Nel corso del suo pontificato, Innocenzo XIII beatificò, per equipollenza, tre [[servo di Dio|servi di Dio]].
 
==Concistori==
Innocenzo XIII consacrò tre cardinali nel corso di due distinti concistori.
 
Elevò alla porpora il fratello [[Bernardo Maria Conti]], ma gli impedì di poter percepire oltre 12.000 scudi <ref>{{cita web|url=http://www.newadvent.org/cathen/08023a.htm|titolo=Pope Innocent XIII
|accesso=}}
</ref>, come era stato già stabilito da [[Innocenzo XII]].
 
In adempimento della promessa fatta alla parte francese in conclave, creò cardinale [[Guillaume Dubois]] (1721)<ref name=Treccani>{{Enciclopedia italiana
|nome = INNOCENZO XIII papa
|nomeurl = /innocenzo-xiii-papa_(Enciclopedia-Italiana)/
|autore = Giovanni Battista Picotti
|anno = 1933
|accesso =
}}</ref>, nonostante fosse noto come uomo dai costumi libertini. Il Papa, obbligato ad effettuare la nomina, impose tuttavia che nella cerimonia di consegna della berretta, si procedesse alla pubblica lettura di una bolla in cui elencava le dissolutezze del Dubois, esortando il ministro a cambiare stile di vita.
 
Innocenzo XIII inoltre provvide al graduale reinserimento nella curia del cardinale [[Giulio Alberoni]], che era stato esautorato da Clemente XI a causa di problemi diplomatici insorti nelle corti europee<ref>Gli atti del processo su Alberoni furono portati a Castel Sant'Angelo, mentre lui stesso fu tenuto per breve tempo in prigione, come chiesto esplicitamente dalla Spagna, ma poi rilasciato.</ref>.
 
==Diocesi erette da Innocenzo XIII==
;Nuove diocesi
*18 maggio 1721 ([[bolla pontificia|bolla]] ''Rationi congruit'':
**Diocesi per gli "uniti di Transilvania" con sede a [[Făgăraș]]<ref>Nel 1737 la sede fu trasferita a [[Blaj]], mantenendo però il titolo di Făgăraș.</ref>
;Elevazioni al rango di arcidiocesi
*1° giugno 1722 (bolla ''Suprema dispositione''): [[Arcidiocesi di Vienna|Diocesi di Vienna]], elevata al rango di [[arcidiocesi]] [[metropolia|metropolitana]].
;Vicariati apostolici
Incaricò il missionario barnabita [[Sigismondo de Calchi]], cui conferì poteri di [[vicario apostolico]], di fondare una missione nel "regno di Ava, Pegu e Martaban", l'attuale [[Birmania]]<ref>{{DBI
|nome = CALCO, Sigismondo
|nomeurl = sigismondo-calco_(Dizionario-Biografico)/
|autore = Marica Milanesi
|anno = 1973
|volume = XVI
|accesso =
}}</ref>.
 
== Onorificenze ==