La ragazza di via Millelire: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Critica: aggiunta riferimento
Riga 49:
A seguito del vero e proprio linciaggio veneziano, il film suscitò aspra disapprovazione tra i consiglieri comunali allora all'opposizione a Torino, che criticarono il Sindaco [[Diego Novelli]] per aver collaborato con il regista di una pellicola che, a loro dire, screditava la città.<br/> Non piacque neanche ai rappresentanti dei comitati di quartiere della zona di via Artom, nella quale la storia è ambientata, che raccolsero quasi cinquecento firme affinché l'opera non venisse immessa nei circuiti cinematografico e televisivo. <ref>http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,6/articleid,1447_02_1980_0242_0006_20502967/</ref>
 
Ricorda Diego Novelli: ''''Gli esponenti democristiani e liberali mi accusarono di non aver preso posi­zione contro un'opera che denigrava Torino. Ma allora quella era la Torino delle periferie. Non mancarono anche le petizioni dei residenti, che non si riconoscevano nel ritratto fatto da Serra del quartiere. Eppure quello era il mondo della periferia in tutte le grandi città italiane.'''' Novelli fa un esempio, ripreso anche nel film, delle situazioni quasi paradossali che il Comune si trovava ad affrontare: ''''In via Artom spaccavano tutte le notti le lampade dei lampioni pubblici. A questo punto ho voluto vedere chi aveva la testa più dura. Così, tutte le mattine, mandavo una squadra di operai a sostituirle. Loro rompe­vano e noi aggiustavamo. Alla fine si sono stufati loro''''.
 
Tra i protagonisti del film, antesignano misconosciuto di un genere poi diventato famoso con ''[[Mery per sempre]]'' del regista [[Marco Risi]], ci sono i ragazzi del quartiere. Oria Conforti (la Betty del film) ricorda il rapporto con loro e con il regista: "Io, pur arrivando non da quell'ambiente, mi trovai benissimo. Eravamo in sintonia. Avevo quindici anni e l'irrequietezza adolescenziale era la stessa. Alla prima del film, fatta al cinema Massimo di via Verdi a Torino, i ragaz­zi di via Artom ci furono al completo, alcuni di loro erano andati anche alla Mostra del Cinema di Venezia. Qui arrivò la cocen­te delusione della stroncatu­ra critica, tanto da sinistra, che con un certo snobismo non voleva lavare i panni sporchi in pubblico, quanto dai conservatori che ne facevano una questione di "buona crean­za". Non accet­tavano un'opera dove tra il pubblico e la storia non ci sono filtri. A partire da un linguaggio crudo, zeppo di bestemmie, che sono un voluto pugno nello stomaco dello spettatore.