Giuseppe Jappelli: differenze tra le versioni

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La sfida di Jappelli, aderente alla [[Massoneria]] fin dal [[1806]] e convinto sostenitore degli ideali [[illuminismo|illuministi]], era quella di progettare non degli interventi isolati, ma piuttosto di integrarli in una dimensione tendente a riprogettare lo spazio urbano come un unico insieme di attività, di abitazioni e di servizi, ma l'inerzia dell'apparato burocratico, in cui si arroccava il ceto dirigente della decaduta [[Repubblica di Venezia|Serenissima Repubblica]] e il conservatorismo del mondo politico, ostile ad ogni forma di rinnovamento, fecero sì che tutti i progetti, tranne quello del macello comunale, rimanessero sulla carta.
 
Il macello, fino agli inizi dell'[[XIX secolo|ottocento]] localizzato innel centro della città, nella zona detta appunto delle "Beccherie" (oggi via Cesare Battisti), venne portato in via Morgagni dove Jappelli progettò e costruì una nuova sede caratterizzata da una facciata neoclassica con otto colonne in [[Ordine dorico|stile dorico]], che richiama la facciata del [[Partenone]]. Questa sede cessò di funzionare nel [[1909]] e dall'anno seguente ospitò la sede dell'Istituto d'Arte "[[Pietro Selvatico]]", suo allievo più importante.
[[Immagine:Pedrocchi lato sud.png|thumb|left|upright=1.4|Il [[Caffè Pedrocchi]] di [[Padova]], l'opera più nota di Jappelli.]]