Vallabha: differenze tra le versioni

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Vallabha è, tra gli ''[[ācārya]]'' ''[[vedānta|vedāntin]]'', l'ultimo commentatore del ''[[ Brahmasūtra]]''. La dottrina centrale del suo insegnamento è detta ''śuddhādvaita'' (non dualismo puro) in quanto rifiuta la descrizione ''advaita'' di [[Śaṅkara]], considerata "non-pura" laddove quest'ultimo intende ''[[māyā]]'' opporsi al ''[[Brahman]]'': ''māyā'' è, per Vallabha, dipendente dal ''Brahman'', non è da lui separabile in alcun modo. Così anche gli ''[[jīva]]'', il ''[[kāla]]'' e la ''[[prakṛti]]'', tutti coeterni nel ''Brahman'', tutti da lui dipendenti, tutti da lui non separabili.
 
Il ''Brahman'' dispone degli attibuti di ''sat'' (essere), ''cit'' (coscienza) e ''ānanda'' (beatitudine). È ''nirguṇa'', solo in quanto non dispone di attrbutiattributi ordinari ma solo "straordinari". La personificazione del ''Brahman'' è il Kṛṣṇa che si manifesta nella ''[[Bhagavadgītā]]'' e di cui si parla nel ''[[Bhāgavatapurāṇa]]''. Kṛṣṇa è quindi il ''Brahman'' che prende coscienza (''jñāna'') e agisce (''kriyā''), manifestando quindi il cosmo semplicemente con la volontà. Kṛṣṇa non possiede alcun corpo fisico, ma lo assume per soccorrere i suoi devoti che altro non sono che quei ''[[jīva]]'', ovvero parti di lui, i quali tuttavia hanno dimenticato di appartenergli e quindi vagano senza né vero scopo né meta nel ciclo del ''[[saṃsāra]]'' finché non si ridestano alla Verità ultima, ovvero a Kṛṣṇa, che quindi li soccorre, manifestandosi a loro.
 
La personificazione del ''Brahman'' è il Kṛṣṇa che si manifesta nella ''[[Bhagavadgītā]]'' e tema centrale del ''[[Bhāgavatapurāṇa]]''. Kṛṣṇa è quindi il ''Brahman'' che prende coscienza (''jñāna'') e agisce (''kriyā''), manifestando quindi il cosmo semplicemente con la volontà.
Il mondo materiale, la ''[[prakṛti]]'', è quindi il ''Brahman'' detentore di ''sat'' (essere) ma privo di ''cit'' (coscienza) e di ''ānanda'' (beatitudine), qui vagano gli ''[[jīva]]'' oscurati dalla nescienza (''avidyā'') detti ''saṃsārin'' finche non divengono ''mukta'', liberati riacquistando la loro vera natura, quindi la conoscenza (''vidyā''). Il mondo materiale, per Vallabha, e a differenza di Śaṅkara, non è irreale, è irreale la sua presenza da noi esperita (''pratīti'').
 
Kṛṣṇa non possiede alcun corpo fisico, ma lo assume per soccorrere i suoi devoti che altro non sono che quei ''[[jīva]]'', ovvero parti di lui, i quali tuttavia hanno dimenticato di appartenergli e quindi vagano senza né vero scopo né meta nel ciclo del ''[[saṃsāra]]'' finché non si ridestano alla Verità ultima, ovvero a Kṛṣṇa, che quindi li soccorre, manifestandosi a loro.
La liberazione (''mukti'') si consegue con la ''bhakti'', la devozione nei confronti di Kṛṣṇa, la personificazione del ''Brahman'', che risponde con la stessa per opera della sua "grazia". Lo scopo ultimo della liberazione è tuttavia il ritorno ai giochi eterni tra Kṛṣṇa e i suoi ''jīva'', là nello spirituale Vṛndāvana.
 
Il mondo materiale, la ''[[prakṛti]]'', è quindi il ''Brahman'' detentore di ''sat'' (essere), ma privo di ''cit'' (coscienza) e di ''ānanda'' (beatitudine), qui vagano gli ''[[jīva]]'' oscurati dalla nescienza (''avidyā'') detti ''saṃsārin'' finchefinché non divengono ''mukta'', liberati, riacquistando la loro vera natura, quindi la conoscenza (''vidyā''). Il mondo materiale, per Vallabha, e a differenza di Śaṅkara, non è irreale, è irreale solo la sua presenza da noi esperita (''pratīti'').
 
La liberazione (''mukti'') si consegue con la ''bhakti'', la devozione nei confronti di Kṛṣṇa, la personificazione del ''Brahman'', che risponde con la stessa per opera della sua "grazia". Lonutrendo scopol'anima ultimodel delladevoto, liberazioneda è tuttaviaqui il ritornotermine ai''puṣṭimārga'' giochi("via eternidell'arricchimento") tracon Kṛṣṇacui volentieri e iseguaci suoidi ''jīva'',Vallabha appellano nellole spiritualesue Vṛndāvanadottrine.
 
Lo scopo ultimo della liberazione è tuttavia il ritorno ai giochi eterni tra Kṛṣṇa e i suoi ''jīva'', là nello spirituale Vṛndāvana.
 
==Opere==