Guerra civile greca: differenze tra le versioni

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== Conseguenze ==
Nei tre anni di guerra si erano avuti circa 80.000 morti e un gran numero di profughi. Molte migliaia di ex-combattenti vennero avviati al confino nelle isole, ammassati in poveri campi. La guerra, oltre ad affossare l'economia già disastrata, lasciò una profonda divisione ideologica nella popolazione, che impedì la formazione di una stabile situazione politica che portò, anni dopo, alla [[dittatura dei colonnelli]]che abolirono la monarchia. Solo successivamente alla caduta del regime militare, il governo conservatore di [[Kostas Karamanlis]] abolì la monarchia, legalizzò il Partito comunista e promulgò una nuova Costituzione che garantiva diritti e libertà democratiche, nonché elezioni libere.
 
Nel [[1981]] il governo di centro-sinistra del [[PASOK]] consentì ai veterani del DSE di ritornare in Grecia e istituì una pensione per coloro che avevano combattuto durante la guerra mondiale nella Resistenza contro i nazisti. Nel 1989, un governo di larga coalizione tra destra e sinistra propose una legge, poi approvata all'unanimità dal Parlamento greco, che riconosceva il conflitto avvenuto 40 anni prima non più come una insurrezione comunista, ma come una guerra civile tra l'Esercito nazionale ellenico e l'Esercito democratico greco, dando lo status di legittimi combattenti a entrambe le parti e sostituendo il termine "banditi comunisti", precedentemente in uso, con "combattenti del DSE".