Giovanni Maria Vitelleschi: differenze tra le versioni

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Fu eletto vescovo di [[Diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia|Macerata e Recanati]] il 16 aprile [[1431]]. Assoldato da [[papa Eugenio IV]] per comandare le truppe papali, condusse le operazioni militari contro la fazione dei [[Colonna (famiglia)]], i quali erano in lotta contro papa Eugenio IV per il rovesciarsi della loro fortuna politica quando era morto il [[papa Martino V]] che apparteneva alla loro famiglia. Il Vitelleschi riuscì a sedare la rivolta, per la quale il Papa era fuggito in esilio a [[Firenze]] nel [[1434]], in seguito alla restaurazione di un'effimera Repubblica romana. Per riuscire a riprendere la città il Vitelleschi, non fu estraneo ad atti di ferocia e crudeltà, visto che aveva anche abolito il diritto romano in vigore. L'impresa terminò nell'ottobre del [[1434]], con la vittoria dei papali e il ritorno del pontefice. In seguito comandò anche le truppe papali contro [[Renato d'Angiò]], che voleva impossessarsi del trono di [[Napoli]].
 
Per venire ricompensato delle sue imprese il 21 febbraio [[1435]] il Papa gli concesse il titolo, ormai puramente onorifico di patriarca di [[Patriarcato di Alessandria|Alessandria]], ritenendo le diocesi di Macerata e Recanati, e il 12 ottobre dello stesso anno fu nominato arcivescovo di [[Arcidiocesi di Firenze|Firenze]] (dopo [[Amerigo Corsini]]), senza rinunciare al titolo patriarcale. Conservò le due cariche contemporaneamente, ma di fatto non ebbe modo di dedicarvisi: a Firenze per esempio delegò le sue funzioni all'[[arcidiocesi di Pisa|arcivescovo di Pisa]], il [[diocesi di Fiesole|vescovo di Fiesole]] e messer [[Giuliano di Niccolò Davanzati]]. Sempre nel 1435 il papa gli assegna la signoria su [[Sansepolcro]], che aveva ripreso ai Malatesta di Rimini nel 1430.
 
Nel [[1436]] ebbe, dal Papa, l'ordine di reprimere le turbolenze dei baroni romani, che avevano occupato [[Terracina]], dopo essersi ribellati a [[papa Eugenio IV]]. Radunati fanti e cavalli, il Vitelleschi si scontrò con le milizie avversarie presso [[Albano Laziale|Albano]], vinse il loro [[capitano]] [[Francesco Savelli]] ed occupò [[Palestrina]] e [[Zagarolo]], costringendo [[Renzo Colonna]] a fuggire. Attaccò poi [[Antonio da Pontedera]], lo sconfisse e lo fece impiccare, riuscendo infine a domare i baroni.