Ferruccio Parri: differenze tra le versioni

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In qualità di redattore del Corriere della Sera, sebbene richiesto da [[Luigi Albertini]] di restare almeno per un certo periodo, dovette allontanarsi dal giornale per non aver accettato la svolta fascista del quotidiano nel [[1925]]; dovette successivamente lasciare il ruolo d'insegnante per non aver preso la tessera del [[Partito Fascista]], necessaria per svolgere la professione. Sospettato di attività antifascista, subì percosse.
 
[[File:1926 - lorenzo de bova turati carlo rosselli pertini parri a calvi.jpg|thumb|left|12 dicembre [[1926]] - Lorenzo De Bova, [[Filippo Turati]], [[Carlo Rosselli]], [[Sandro Pertini]] e Ferruccio Parri a [[Calvi]] in [[Corsica]] dopo la fuga in motoscafo da [[Savona]].]]
Organizzò insieme con [[Carlo Rosselli]], [[Sandro Pertini]] e [[Adriano Olivetti]] la celebre fuga di [[Filippo Turati]] e dello stesso Pertini in [[Francia]] da [[Savona]] con un motoscafo guidato da Italo Oxilia <ref>Commissione di assegnazione al confino di Milano, ordinanza del 15.12.1926 contro Ferruccio Parri (“Intensa attività socialista, collaboratore di giornali antifascisti italiani e stranieri, favoreggiamento nell'espatrio di Filippo Turati”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. I, p. 237</ref><ref>Per la biografia di Italo Oxilia si rimandano alle seguenti opere di [[Antonio Martino (storico)|Antonio Martino]]: ''Fuorusciti e confinati dopo l'espatrio clandestino di Filippo Turati nelle carte della R. Questura di Savona'' in Atti e Memorie della Società Savonese di Storia Patria, n.s., vol. XLIII, Savona 2007, pp. 453-516. e ''Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R.Questura'', Gruppo editoriale L'espresso, Roma, 2009.</ref>. Arrestato insieme con Rosselli a Massa, durante il processo davanti al Tribunale di Savona il suo avvocato, Vittorio Luzzati, lo difese ricordando le tre [[medaglia d'argento al valor militare|medaglie d'argento]] conquistate durante la prima guerra mondiale. Parri lo interruppe: «Se considero l'Italia attuale mi vergogno delle mie decorazioni!».{{Citazione necessaria}} Condannato prima a 10 mesi di carcere e poi a 5 anni di [[confino]] per attività antifascista, venne relegato ad Ustica, Lipari e Vallo della Lucania.<ref>Commissione di Roma, ordinanza del 30.3.1931 contro Ferruccio Parri e altri (“Dirigenti di "Giustizia e Libertà", prosciolti dal [[Tribunale speciale per la difesa dello Stato|TS]], ma inviati al confino”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', vol. IV, p. 1367</ref>