Basilica maior: differenze tra le versioni

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Delle vicende storiche medievali relative alla basilica abbiamo notizia nelle opere degli storici medioevali [[Bernardino Corio]] e [[Galvano Fiamma]]<ref>{{Cita|Chiesa|pp. 86ss}}</ref>. La basilica Maior seguì vicende simili alla “[[Basilica Vetus]]”; fu cioè distrutta da [[Attila]] nel 452, riparata da [[Eusebio di Cesarea|Eusebio]] nel 454, poi ben restaurata dal vescovo [[Lorenzo I]], nel 490-512; quindi distrutta ancora dai [[Goti]] nel 539, rimase un rudere nell'età longobarda, fino ad [[Angilberto II]] che nell'836 la ricostruì, intitolandola a [[San Salvatore]]. Fu poi distrutta dal grande incendio di Milano 1075, e quando fu rifatta sperimentò i primi abbozzi dello stile romanico e prese il nome di [[Santa Tecla di Iconio]]. Barbarossa la risparmiò nel 1162 e rimase in uso fino al 1458, quando iniziò la demolizione per la fabbrica del Duomo, iniziato nel 1386.
 
La parete del fianco nord con una fila di colonne attigue non fu demolita, ma fu trasformata dall'architetto Solari nel [[Coperto dei Figini]], noto emporio commerciale e luogo di ritrovo della città, demolito a sua volta nel 1864 secolo per aprire Piazza Duomo.
 
Nel 1461, lo stesso vescovo Carlo Nardini da Forlì si preoccupò della solenne traslazione nella nuova cattedrale della reliquia del [[Sacri Chiodi|Santo Chiodo]] della crocifissione di Cristo, fino ad allora conservata in Santa Tecla.