Costantino Lascaris: differenze tra le versioni

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Costantino Lascaris era discendente di una famiglia nobile della [[Bitinia]], i [[Lascaris]], che aveva dato i natali a quattro imperatori di [[Impero di Nicea|Nicea]] durante il [[XIII secolo]].
 
Allievo di [[Giovanni Argiropulo]], uno dei più noti eruditi del Rinascimento, dopo la [[caduta di Costantinopoli]] ed un periodo di prigionia, il Lascaris decise di recarsi a Milano, probabilmente in cerca di suoi lontani parenti presenti in nord d'Italia. Intorno al [[1460]] iniziò così ad insegnare lingua greca presso la corte di [[Francesco Sforza]], che lo assunse quale precettore di sua figlia [[Ippolita Maria Sforza|Ippolita]].
 
Nel 1465, in seguito al matrimonio tra Ippolita Sforza e il duca di Calabria [[Alfonso II di Napoli|Alfonso d'Aragona]] (divenuto nel 1494 re di Napoli col nome di Alfonso II di Napoli), il Lascaris accettò l'invito ad insegnare lingua greca a Napoli, presso la corte di re [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando I]]. Dopo pochi mesi nella capitale partenopea, tuttavia, decise di abbandonare definitivamente l'Italia per tornare in Grecia. Giunto per mare a Messina nella seconda metà del 1466, ebbe qui modo di conoscere il senatore messinese Luigi Saccano, che lo convinse a desistere dal suo intento e ad accettare un incarico di insegnante di lingua greca presso il monastero basiliano del S.S. Salvatore, dove avrebbe potuto sostituire l'ormai infermo Andronico Galiscoto. A Messina, non senza difficoltà, il Lascaris poté così fondare una piccola ma apprezzata scuola - affine, sotto molti aspetti, alle più rinomate accademie neoplatoniche del nord d'Italia -, che ebbe come studenti l'umanista veneziano [[Pietro Bembo]], il letterato [[Cola Bruno]], il padre del matematico [[Francesco Maurolico]] Antonio Maurolico e, con tutta probabilità, il pittore [[Girolamo Alibrandi]]. Tra gli allievi del Lascaris, sin dagli anni milanesi, è da ricordare anche il filologo piacentino [[Giorgio Valla]], che intrattenne col maestro un lungo e ricco rapporto epistolare.
 
Il nome del Lascaris è oggi soprattutto ricordato per la grammatica greca da lui scritta, intitolata ''Erotémata,'' stampata nel 1476 a Milano da Dionigi Paravisino e dedicata al cancelliere ducale [[Cicco Simonetta]]. Quest'opera, menzionata anche da [[Tommaso Moro]] nell'[[L'Utopia|Utopia]], fu il primo libro interamente in lingua e caratteri greci stampato in Europa. Fu in seguito ristampata da [[Aldo Manuzio]] nel 1495 con 150 aggiunte e correzioni che il Lascaris aveva affidato a [[Pietro Bembo]] per la nuova edizione.