Villa Forni Cerato: differenze tra le versioni

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'''Villa Forni Cerato''' è una [[villa veneta]] situata a [[Montecchio Precalcino]], in [[provincia di Vicenza]], la cui costruzioneprogettazione è attribuita all'architetto [[Andrea Palladio]] nel [[1565]] circa.
L'edificio è inserito dal [[1996]] nella lista dei [[Patrimonio dell'umanità|patrimoni dell'umanità]] dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura|UNESCO]]. La conservazione di questo bene architettonico è tuttavia a repentaglio in quanto versa in stato di abbandono.<ref name=abbandono>{{cita web|http://www.comune.montecchioprecalcino.vi.it/html/Visita/itinerari.htm|Sito del Comune di Montecchio Precalcino|24-03-2008}}</ref>
 
[[Immagine:Villa Forni Cerato pianta Bertotti Scamozzi 1778.jpg|thumb|left|Pianta ([[Ottavio Bertotti Scamozzi]], 1778)]]
 
[[Immagine:VillaForniCerato 2007 07 16 03.jpg|thumb|Villa Forni Cerato, dettaglio della facciata (foto del 16 luglio 2007,) in cui è evidente lo stato di degrado dell'edificio).]]
 
[[Immagine:Villa Forni Cerato sezione Bertotti Scamozzi 1778.jpg|thumb|left|Sezione ([[Ottavio Bertotti Scamozzi]], 1778)]]
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Villa Forni Cerato, come già [[casa Cogollo]], rappresenta un caso esemplare di intervento palladiano su un edificio preesistente, trasformato pur con mezzi modesti in un significativo episodio monumentale. Come l'abitazione del notaio Cogollo, anche questa villa è l'unica progettata da Palladio per un proprietario certo ricco, ma non nobile: Girolamo Forni, agiato mercante di legnami (fornitore di numerosi cantieri palladiani, a cominciare da quello di [[palazzo Chiericati]]), amico di artisti come il Vittoria e pittore egli stesso, [[antiquariato|collezionista di antichità]] e membro dell'[[Accademia Olimpica]] di Vicenza. È possibile che l'asciutto minimalismo di questo calibrato edificio sia in armonia con lo [[classe sociale|''status'' sociale]] [[borghesia|borghese]] del proprietario. Proprio l'astratto linguaggio di villa Forni ha ingenerato dubbi sull'effettiva paternità palladiana, così come la [[planimetria]] estremamente semplice, priva delle consuete relazioni fra le dimensioni delle stanze, o la presenza di qualche disarmonia proporzionale fra le parti dell'edificio. In realtà la villa è l'esito della [[ristrutturazione edilizia|ristrutturazione]] della “casa vecchia” preesistente, e caso mai il punto di vista va rovesciato, cogliendo l'intelligenza palladiana nel trasformare vincoli condizionanti in opportunità espressive. Ne fa testo il chiaro disegno della [[serliana]], con le [[colonna|colonne]] ricondotte a nitidi [[pilastro|pilastri]] stereometrici in funzione della limitata larghezza della [[loggia]] (probabilmente dimensionata sul [[salone]] preesistente) o il [[fregio]] ridotto a una semplice fascia sotto il [[cornicione]]. Il [[Alzato|prospetto]] della loggia, del resto, è concettualmente identico a quello di casa Cogollo, collegando una volta di più questi due edifici singolari.
 
Spogliata quasi completamente della ricca decorazione scultorea, in parte opera documentata di [[Alessandro Vittoria]], la villa versa da diversi anni in stato di abbandono.<ref name=abbandono />. I vicini rustici e la colombara sono diroccati.<ref>''Montecchio Precalcino, tra storia e memoria'', a cura di Pina Meneghin, Franca Monticello, Giacinta Parise; Comune di Montecchio Precalcino, 1999</ref>. Dei fasti originari conserva solo gli affreschi della loggia, ormai sbiaditi, raffiguranti rovine romane, due bei camini in pietra tenera della seconda metà del Cinquecento e la testina di Medusa, posta a chiave dell'arco della [[serliana]] della loggia, attribuita a Alessandro Vittoria.
 
== Note ==