Dimissioni di don Luigi Sturzo da segretario del Partito Popolare Italiano: differenze tra le versioni

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Ed al comando di V.B. io non posso che rispondere: obbedisco, con la serenità di chi compie semplicemente il proprio dovere. (...) Anzitutto tanto gli avversari di ogni colore quanto gli amici del partito popolare italiano, attribuiranno il mio ritiro ad un intervento della S. Sede; e ciò alla vigilia della discussione alla Camera dei deputati del disegno di legge sulla riforma elettorale e politica. Come smentire ciò? Con quali mezzi? Forse con delle menzogne? ['''No certo; ma con i riflessi suggeriti: il bene del Ppi e della Chiesa Cattolica.'''] Non potrei.
 
Del resto (...) nessuno vi presterebbe fede e sarebbe vana e pericolosa qualsiasi smentita. Le conseguenze, secondo il modo di vedere, sarebbero tre: a) che verrebbe accreditata l'opinione che la S. Sede interviene negli affari politici d'Italia (...); b) che verrebbe minorata la posizione e la libertà politica dei cattolici a formarsi un partito politico autonomo (...); c) che il partito popolare italiano verrebbe ad essere scompaginato o ridotto ad un puro organismo elettorale alla mercé di qualsiasi governo. Non posso né debbo attribuire alla mia persona il merito di tenere stretta la compagine popolare in momenti difficili; però non posso dissimulare che in un periodo nel quale ogni ausilio umano e ogni aiuto economico sono mancati<ref>Il riferimento è qui alla richiesta repentina fatta dalle banche al partito popolare (su pressione del governo fascista) di rientrare dall'esposizione debitoria e al diniego di ulteriori finanziamenti.</ref>, quando sono state sciolte a centinaia e centinaia di amministrazioni pubbliche popolari; quando le leghe sindacali o sciolte o rese impotenti o costrette a passare al fascismo e circoli e cooperative devastate, e persone innumerevoli o messe al bando o bastonate, martoriate e persino uccise, la possibilità di una difesa politica della libertà e delle leggi umane e civili ha tenuto i nostri uomini e il nostro organismo ancora in piedi e il mio povero nome è servito a creare fiducia e forza al partito, anche presso le popolazioni che vivono nel regime del terrore. Ecco perché io credo che il mio repentino ritiro oggi può danneggiare quel partito che si ispira veramente ai principi cristiani del vivere civile, e che nella mancanza di qualsiasi carattere di virilità oggi serve a limitare nella mia conscienzacoscienza pubblica, l'arbitrio della dittatura.
 
Nella lettera con la quale mi è stato espresso il desiderio della B.V. è detto che nell'opposizione al governo, da me diretta, ne sia stata auspice la [[massoneria]] ['''A Pisa la massoneria deliberava testé di sostenere don Sturzo nella opposizione al G.''']. (...) Debbo aggiungere che mai, né direttamente né indirettamente, la massoneria ha avuto un solo momento di tolleranza verso il partito popolare italiano. (...) Nella stessa lettera succitata è detto che questo atto (l'ordine che io mi ritiri da segretario politico) non debba ritenersi come poco benevolo verso il partito popolare, ma solo ispirato agli interessi superiori della Chiesa.