Crisi energetica del 1979: differenze tra le versioni

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Possiamo quindi dire che gli anni Settanta sono trascorsi, per il mondo intero, sotto il segno di una forte crisi economica, la cui mancata soluzione secondo i tradizionali [[Stagflazione#Le_politiche_espansive_degli_anni_Settanta|canoni keynesiani]] incise pesantemente anche sul versante politico. Alla crisi delle illusioni derivanti da un'acritica fiducia nel progresso tecnologico e scientifico, si accompagnò, nel [[anni Ottanta|decennio successivo]], il crollo di molte di quelle convinzioni politico-ideologiche, ispirate al [[marxismo|Marx]], che avevano alimentato i movimenti sorti nel [[Sessantotto]].
La crisi economica, da un lato, la crisi ideologica, dall'altro, hanno indotto un fenomeno generalizzato e diffuso, soprattutto a livello giovanile, di diffidenza e di sospetto nei confronti di qualunque visione politico-ideologica generale, di qualunque progetto globale di trasformazione della realtà sociale.
 
 
Di pari passo, la crisi economica ha imposto la necessità di ridurre la dipendenza dell'economia occidentale dalle fonti petrolifere mediorientali, attraverso la riduzione dei consumi, la riorganizzazione della produzione industriale, la ricerca di fonti energetiche alternative. Ciò per un verso ha stimolato la proliferazione di centrali nucleari; ma, per altro verso, ha sollecitato un ampio movimento d'opinione che denunzia l'intrinseca debolezza delle società industrializzate e mette in discussione lo stesso concetto di «progresso», quando esso sia inteso come sviluppo lineare e irreversibile attraverso l'industrializzazione avanzata, facendo nel contempo emergere tutti i gravi problemi creati dal violento rapporto uomo-natura e da tutte le trasformazioni e gli inquinamenti ambientali conseguenti a un incauto, e talvolta selvaggio, sfruttamento delle ''risorse''.