Castel Trosino: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Inserimento fonte
m piccole modifiche
Riga 26:
{{Citazione|''Castel Trosino sembra davvero impersonare la figura del gendarme, a controllo di antichi percorsi stradali di particolare importanza.''|<small>da "Rocche e Castelli dell'ascolano" di Bernardo Carfagna</small>}}
 
'''Castel Trosino''' (''Castieltërësì''<ref>Giuseppe Marinelli, ''op. cit''., pag. 81.</ref> in [[dialetto ascolano]]) è una [[frazione geografica(Geografia)|frazione]] del comune di [[Ascoli Piceno]].
 
==Geografia fisica==
===Territorio===
Il piccolo [[borgo (geografia)|borgo]] si trova a pochi chilometri da Ascoli ed è raggiungibile seguendo la strada che, dopo il ponte di Porta Cartara, supera ed oltrepassa l'incasato di Borgo Cartaro.
 
Il [[castello]] sorge sulla sommità della [[rupe]] di [[travertino]] costituita da un unico grosso masso che si distaccò dalle propaggini di [[Colle San Marco]] in tempi lontanissimi.<ref>Giuseppe Marinelli, ''op. cit.'', pag. 80.</ref>
È possibile accedere all'area dell'incasato da un solo lato, essendo gli altri a strapiombo sulla valle sottostante del [[torrente]] [[Castellano]].
 
===Il borgo===
Riga 47:
Durante il [[VI secolo]] d.C. ospitò la sede delle truppe ausiliarie dei [[Greci]] e nell'anno [[578]] la fortezza fu distrutta dal [[duca di Spoleto]] [[Faroaldo I]], ancor prima che questi conquistasse anche Ascoli. Nel periodo medioevale vi si stabilirono i [[Longobardi]] giunti dopo che la città ascolana fu assoggettata al [[Ducato di Spoleto]]. In questo periodo rappresentò il punto di riferimento giurisdizionale e militare di molti centri della montagna e del bacino del Castellano.
 
A metà del [[XV secolo]], Castel Trosino era divenuto un rifugio di banditi, che sfruttando la complicità dalle milizie di [[Giacomo Piccinino]], figlio del più famoso [[Nicolò d'Acquaviva]], trovavano copertura alle loro imprese. Essi furono responsabili di una sorta di guerriglia che danneggiava notevolmente il contado ascolano. Il 3 settembre [[1495]], un'azione congiunta delle milizie del capoluogo piceno e di quelle papali, assaltò e diroccò il fortilizio. Dell'originario impianto difensivo sono visibili solo la [[porta]] di accesso al castello e i resti della cinta muraria.
 
La tradizione narra che in questo borgo vi abbia dimorato anche Manfredi, figlio di Federico II, nella piccola casa medievale che si trova nel centro del paese.
Riga 70:
====Casa di Re Manfrì====
[[File:Castel Trosino Casa di Re Manfrì.jpg|thumb|Casa di Re Manfrì]]
Nella zona centrale del paese vi è una fabbrica medioevale chiamata ''Casa di Re Manfrì''. Un modesto edificio in pietra che al secondo piano presenta una graziosa loggetta a tre luci, di cui due si aprono sul prospetto principale. Per tradizione è ritenuta l'abitazione di [[Manfredi di Sicilia|Manfredi]], il figlio illegittimo di [[Federico II di Svevia|Federico II]] e suo successore. Un'altra leggenda vuole che la piccola costruzione sia stata abitata da una bellissima fanciulla di cui Manfredi si s'innamorò. Pare che il re ebbe con la giovane una breve ed intensa storia d'amore. Da questa narrazione molti la chiamano anche la ''Casa della Regina''.
 
===La sorgente dell'acqua salmacina===