Referendum costituzionale in Italia del 2006: differenze tra le versioni

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== Provvedimenti previsti nel progetto di revisione costituzionale ==
* Riduzione del numero di [[deputati]] (da 630 a 518) e [[senatori]] (da 315 a 252), con decorrenza tra due legislature. I senatori sarebbero stati eletti contestualmente all'elezione dei consigli regionali; i senatori a vita sarebbero diventati "deputati a vita"; sarebbe diminuita l'età minima per essere eletti alla Camera (da 25 a 21 anni) e al Senato (da 40 a 25 anni). La riduzione sarebbe stata in vigore dalla [[XVI legislatura della Repubblica Italiana|XVI Legislatura]] e quindi non necessariamente nel 2016 come spesso riportato, ma certamente non sarebbe stata immediata.
* Fine del [[bicameralismo perfetto]], con suddivisione del potere legislativo tra Camera dei deputati e Senato Federale. La Camera sarebbe stata l'esclusiva titolare del rapporto di fiducia col Governo e avrebbe discusso, in linea di principio, le leggi di ambitocompetenza nazionalestatale (bilancio, energia, opere pubbliche, valori fondamentali, trattati internazionali, ecc.) e il Senato le leggi che interessano materie adi competenza regionale esclusiva o concorrente con lo Stato; secondo i sostenitori del SI, ciò avrebbe comportato maggiore velocità e incisività nell'approvazione delle leggi, perché in assenza della riforma l'approvazione delle leggi avrebbe continuato a richiedere il consenso sul medesimo testo sia alla Camera che Senato; secondo i sostenitori del NO, la ripartizione di competenze non sarebbe stata chiara e avrebbe provocato numerosi conflitti di competenza dinanzi alla Corte costituzionale tra Camera e Senato. Taluni sostenitori del SÌ hanno ribattuto che la parte della riforma relativa all'iter legislativo si sarebbe applicata solo a partire dalla prima legislatura successiva all'entrata in vigore della legge costituzionale (quindi, salvo elezioni anticipate, nel [[2011]]) e nel frattempo eventuali lacune avrebbero potuto essere risolte dal Parlamento. Per i critici, inoltre, l'approvazione delle leggi da parte di una sola Camera avrebbe portato ad una minore ponderazione nell'elaborazione dei testi legislativi.
* Il [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]] sarebbe divenuto "garante della Costituzione e dell'unità federale della Repubblica". Avrebbe nominato i presidenti delle autorità indipendenti, sentiti i presidenti delle Camere e fino ad un massimo di 3 deputati a vita. Avrebbe nominato Primo Ministro chi risultasse candidato a tale carica dalla maggioranza uscita dalle elezioni, senza più la libertà di scelta contemplata dall'art. 92 della Costituzione; avrebbe potuto sciogliere la Camera dei deputati solo su richiesta del Primo Ministro, in caso di morte, impedimento permanente o dimissioni dello stesso, se la Camera dei deputati avesse approvato una mozione di sfiducia al Primo Ministro senza che la maggioranza risultante dalle elezioni ne avesse espresso uno nuovo oppure se il voto di sfiducia fosse stato respinto con il voto determinante di deputati non appartenenti alla maggioranza espressa dalle elezioni. L'età minima per essere eletto alla carica di Presidente sarebbe scesa da 50 a 40 anni.
* Aumento dei poteri del [[Primo Ministro]], con il cosiddetto "[[Premierato]]"; questi avrebbe potuto nominare e revocare i ministri, dirigere la politica degli stessi non più coordinando l'attività dei ministri ma determinandola; avrebbe potuto sciogliere direttamente la Camera (potere solitamente affidato al [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]], non esercitabile però incondizionatamente, poiché egli può indire elezioni anticipate - secondo la migliore prassi - solamente ove riscontri l'impossibilità di una qualsiasi maggioranza); secondo i sostenitori del NO, ciò avrebbe aumentato eccessivamente i poteri del Primo Ministro, consentendogli di controllare la Camera, mentre storicamente è stato accettato il concetto secondo il quale dovrebbe essere lui a rendere conto al Parlamento. Inoltre la facoltà di revoca dei ministri, sempre secondo i sostenitori del NO, sarebbe stata puramente teorica in un sistema bipolare multipartitico, in cui l'estromissione di un ministro avrebbe come effetto la fine del sostegno del suo partito alla maggioranza; secondo i sostenitori del SÌ, la riforma avrebbe reso più incisiva l'azione di governo, dotando di effettivi poteri il premier.