Campoleone: differenze tra le versioni

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== Geografia fisica ==
'''Campoleone''' è una frazione che sorge ai piedi dei [[Colli Albani]], in parte nel comune di [[Aprilia (Italia)|Aprilia]], dove si trova la stazione ferroviaria, e in parte nel comune di [[Lanuvio]], dove si trovano importanti monumenti archeologici coma la via astura, la via ardeate-lanuvina che si immetteva nella [[via Ardeatina]], e ponte Loreto del II sec. a. c.<br />. Qui venne localizzata dal Nibby l'antica città latina di [[Polusca]] (Casal delle Mandrie). L’identificazione del Nibby si basava soprattutto sulle caratteristiche morfologiche del colle (“un tumulo imboschito di forma particolare e tale da poter avere contenuto una antica piccola città fortificata”)<ref>A. Nibby, laAnalisi viastorico, asturatopografica, laantiquaria viadella ardeatecarta de’ dintorni di Roma, Roma 1868, vol. I, pagg. 402-lanuvina403.</ref>. La presenza di tagli artificiali sulle pareti tufacee del colle (visibili ancora oggi presso il parcheggio del campo sportivo) vanno invece messe in relazione alla presenza di una cava di tufo. Il Lanciani, in seguito ad alcuni sopralluoghi da lui effettuati sul posto, non accolse l’ipotesi del Nibby e concluse che siPollusca immettevafosse nellada [[viaricercare Ardeatina]]altrove <ref>R. Lanciani, BIASA, Codex Topographicus 86/1, pag. 11 e pontef. Loreto322.</ref>. Dello stesso avviso fu il Quilici, il quale a seguito di un’indagine condotta sul luogo fece decadere la proposta ottocentesca del IINibby sece concluse che “appare innanzi tutto non più sostenibile, e senz’altro da respingere, l’ubicazione di Polusca all’Osteria di Civita”<ref>L. aQuilici, S. cQuilici Gigli, Longula e Polusca, in Archeologia Laziale VI, 1984, pag.<br 131.</ref>.
In epoca romana presso l’odierno incrocio di Campoleone si intersecavano i basolati di alcune antiche strade romane, tra cui la Via Anziate (oggi Via Nettunense), la Via Satricana (oggi Via Cisternense) e la Via Laviniense.
Nel 1930 sul colle dell’Osteria di Civita, a Campoleone, vennero rinvenuti i resti di un’estesa villa romana di età tardo-repubblicana, che ha restituito molti rocchi di colonne, pertinenti ad un grande portico. Questa villa è stata attribuita a quella che Bruto e Cassio possedevano nell’agro di Lanuvio<ref>Christian Mauri, La civita medievale di Lanuvio. Analisi archeologica e topografica del castello e del territorio di Lanuvio dall’epoca romana al Medioevo e primo Rinascimento, Aracne editrice 2013, pagg. 100-102, 143-144 e pag. 153</ref>. Da alcune lettere scritte da Cicerone sappiamo che M. Giunio Bruto, in seguito all’uccisione di Giulio Cesare alle idi di Marzo del 44 a.C. (di cui fu uno dei cospiratori), fu costretto ad abbandonare Roma per evitare ritorsioni e raggiunse la propria residenza nell’agro di Lanuvio<ref>Cicerone, Ad Atticum XIV, 7, 1 e XIV, 10, 1. </ref>. Successivamente venne qui raggiunto anche da Cassio Longino, anch’egli congiurato, ed attesero invano che la situazione a Roma si calmasse. Da Cicerone sappiamo inoltre che questa villa era ornata da un bel portico detto “persiano” (riportato alla luce nel 1930), nel quale i due congiurati erano soliti oziare seduti presso un fiume<ref>Cicerone, Ad Atticum, XV, 9, 1.</ref>. In età tardo-antica nella zona è menzionato il fondo Cassiano, il cui toponimo deriva dallo stesso Cassio Longino, possessore del fondo e della villa.