Rivoluzione verde: differenze tra le versioni

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* [[Prodotto fitosanitario|Prodotti fitosanitari]]. Lo sviluppo dei prodotti fitosanitari di sintesi (inclusi i cloruri organici ed i composti organofosfatici) ha permesso ulteriori miglioramenti nella produttività dei raccolti, grazie ad un controllo efficiente delle [[Piante infestanti|malerbe]] (mediante l'uso di [[Diserbante|diserbanti]] nella stagione della crescita) e l'abbattimento di insetti nocivi.
 
* [http://www.agron.iastate.edu/courses/agron342/revolution.html ourses/agron342/revolution.html]
== Produttività ==
Le varietà sviluppate nella rivoluzione verde sono chiamate comunemente varietà ad alta resa (''High Yielding Varietis'', HYV<ref>{{en}} ''Development and spread of HYV in developing countries'', USDA, 1978</ref>), spesso, in quegli anni, definite anche «semi miracolo»<ref>''Nature of Green Revolution.''</ref>: questa definizione tuttavia è scorretta o quantomeno incompleta, perché la caratteristica principale delle varietà della rivoluzione verde è quella di aumentare la produzione di quelle parti della pianta che possono essere usate in modo efficiente nella produzione industriale (e quindi vendibili sul mercato o esportabili) a scapito delle altre: le piante, cioè, si può dire che concentrino le proprie energie nello sviluppo di certe parti piuttosto che di altre (tipicamente, nell'esempio del [[mais|granturco]], la [[pannocchia]] invece delle foglie e del gambo), {{cn|ma spesso la resa complessiva, cioè la [[biomassa]] prodotta, non aumenta ma diminuisce}}.
Del resto, come sottolineato da Angus Wright<ref>{{en}} ''Innocents Abroad: American Agricultural Research in Mexico'', 1984; citato in Shiva, 1995, p. 51.</ref>, dal punto di vista scientifico parlare di miracolo è sempre errato e sospetto.
 
La resa, del resto, è alta se non si considerano i casi sfavorevoli (nella supposizione che siano eliminati dalla gestione diretta di ogni fase della vita della pianta), cioè solo in funzioni delle alte immissioni (''input'') di nutrienti e prodotti vari (fertilizzanti e fitofarmaci in genere e acqua), mentre in loro mancanza le varietà tradizionali indigene hanno rese maggiori, motivo per cui l'autore dello studio su quindici Paesi in cui si è visto il fenomeno citato, il dottor Palmer, dell'Istituto di ricerca per lo sviluppo sociale dell'[[ONU]], propone l'espressione «varietà ad alta risposta» in sostituzione di quella «varietà ad alta resa».<ref>Citato in {{en}} F. Lappe e J Collins, ''Food first'', Ballantine, New York, 1981, p. 114; ripreso in Shiva 1995, pp. 46 sg.</ref>
 
Nel caso del [[Oryza sativa|riso]], secondo un esempio di M. S. Swaminathan, due varietà, una ad alta resa e l'altra ad alto fusto precedente la rivoluzione verde, possono produrre entrambe 1000&nbsp;kg di materia secca, ripartendole però rispettivamente in 500 e 500 o 700 e 300&nbsp;kg di [[paglia]] e grani di riso: come si vede dalla tabella 1 (studio del 1944 sull'area di Hebbal condotto da A. K. Yegna Narayan Aiyer), in generale una varietà può produrre molti grani ma poca paglia o viceversa.<ref>Shiva 1995, p. 47.</ref>
 
Nell'agricoltura industriale, la perdita della paglia non è considerata una riduzione della produttività perché la paglia non può essere venduta convenientemente, tuttavia essa potrebbe essere usata in loco in moltissimi modi: tradizionalmente, per nutrire gli animali (a loro volta utili come fonte di energia a basso costo e letame per la concimazione), ma anche per reintegrare i nutrienti nel terreno oppure, in prospettiva, produrre energia con una delle varie tecnologie sviluppate per le [[Biomassa|biomasse]].
 
Le varietà indigene, spesso, se trattate adeguatamente (sviluppando l'irrigazione e con un uso minimo di fertilizzanti chimici per integrare i metodi di coltivazione tradizionali) possono dare risultati paragonabili a quelle delle varietà ad alta resa (oltre i 3705&nbsp;kg per ettaro): Richaria riferisce che circa il 9% di tutte le varietà coltivate in Uttar Pradesh rientrano nella categoria ad alta resa, con rese costanti oltre i 4000&nbsp;kg per ettaro per la varietà ''Modko'' a Bastar e 4400 per la ''Chinnar'' (un riso profumato) nella zona di Dhamtari (Raipur), con un concime detto FYM, integrato talvolta con basse dosi di fertilizzante azotato.
Molte altre varietà vengono sviluppate di continuo con semplici incroci.
Nello studio del 1944 di cui sopra, si riferisce di una gara indetta dal governo centrale indiano in cui la resa minima fu di 5300 libbre/acro, con un massimo di 12000 a Salem.
 
Un altro esempio, nell'ambito della silvicoltura, è l'[[eucalipto]], una varietà principe della rivoluzione verde, per la sua crescita rapida, che tuttavia è fortemente compromessa nelle zone dove viene attaccato dagli infestanti o con suoli poveri e scarsità d'acqua, e spesso non è paragonabile a quella delle varietà indigene nemmeno in condizioni favorevoli: in tabella 2 si vedono molte varietà presenti sul suolo indiano che hanno una produzione di biomassa superiore a quella dell'eucalipto, che come si vede dalla tabella 3 in condizioni sfavorevoli non produce quasi nulla, e in ogni caso ha un calo progressivo di produttività dopo il quinto o sesto anno.
La crescita dell'eucalipto, e in generale di tutte le varietà per la silvicoltura industriale, a differenza di quella degli altri alberi è concentrata nel tronco: la chioma si sviluppa scarsamente, così come le foglie e i frutti prodotti sono scarsi (da qui la minore biomassa totale). Soprattutto nelle zone molto piovose, la scarsità della chioma può esporre il suolo al dilavamento, non proteggendolo dalle forti piogge, e in quelle aride la scarsità delle foglie riduce la produzione di ''humus'', il che (unito agli alti fabbisogni di acqua dell'eucalipto) porta all'inaridimento del suolo.
 
Nelle zone aride indiane l'«agroforesta decentrata», costituita di molte varietà di alberi (fra cui ''honge'', [[tamarindo]], artocarpo, [[Mangifera indica|mango]], ''jola, gobli, kagli'', [[bambù]]) in equilibrio e perfettamente integrati, distribuiti in aree in parte private e in parte comunitarie, e controllati dagli uomini, è sempre stata usata per produrre tutto il necessario per integrare l'agricoltura: cibo e foraggio per gli animali, fertilizzante e biocidi, combustibile e piccolo legname.
Di là dal caso specifico, una varietà specializzata nella produzione rapida di legname da tronco può risultare meno conveniente di un'altra più adatta alle condizioni locali e che comunque produce una [[biomassa]] superiore o più varia, utile per altri scopi (anche solo come legna da ardere).<ref>Su tutta questa parte, si veda Sheva 1995, pp. 32 e segg.</ref>
 
=== Tabelle ===
{| class="wikitable" style="float:left"
! colspan=3| 1. Rapporto grani-paglia in alcune<br />varietà di riso (libbre per acro)
|-
| Nome delle varietà || Grani || Paglia
|-
| ''Cbintamani sanna'' || 1663 || 3333
|-
| ''Budume'' || 1820 || 2430
|-
| ''Halubbalu'' || 1700 || 2740
|-
| ''Gidda Byra'' || 1595 || 2850
|-
| ''Chandragutti'' || 2424 || 3580
|-
| ''Putto Bbatta'' || 1695 || 3120
|-
| ''Kavada Bbatta'' || 2150 || 2940
|-
| ''Garike Sanno'' || 2065 || 2300
|-
| ''Alur sanna'' || 1220 || 3580
|-
| ''Bangarkaddi'' || 1420 || 1760
|-
| ''Banku ''(stagione<br />piovosa 1925-26) || 1540 || 1700
|}
{| class="wikitable" style="float:right"
! colspan=3|2. Alcune specie indigene<br />a crescita relativamente rapida
|-
| Nome della specie || Età<br />(anni) ||Incremento<br />medio<br />annuo<br />(m³/ha)
|-
| ''[[Duabanga sonneratioides]]'' || 47 ||19
|-
| ''[[Alnus nepalensis]]'' || 22 ||16
|-
| ''[[Terminalia myriocarpa]]'' || 8 ||15
|-
| ''[[Evodia meliafolia]]'' || 11 || 10
|-
| ''[[Michelia champaca]]'' || 8 || 18
|-
| ''[[Lophopetalum fibriatum]]'' || 17 ||15
|-
| ''[[Casuarina equisetifolia]]'' || 5 ||15
|-
| ''[[Shorea robusta]]'' || 30 || 11
|-
| ''[[Toona ciliata]]'' || 5 ||19
|-
| ''[[Trewia nudiflora]]'' || 13 ||13
|-
| ''[[Artocarpus chaplasha]]'' || 10 ||16
|-
| ''[[Dalbergia sissoo]]'' || 11 || 34
|-
| ''[[Gmelina arborea]]'' || 3 ||22
|-
| ''[[Tectona grandis]]'' || 10 || 12
|-
| ''[[Michelia oblonga]]'' || 14 ||18
|-
| ''[[Bisebofia iavanica]]'' || 7 || 13
|-
| ''[[Broussonatia papyrifera]]'' || 10 || 25
|-
| ''[[Bucklandia populnea]]'' || 15 || 9
|-
| ''[[Terminalia tomentosa]]'' || 4 ||10
|-
| ''[[Kydia calycina]]'' || 10 || 11
|}
{| class="wikitable" style="margin:auto;clear:both;"
! colspan=4| 3. Rese dell'eucalipto ibrido
|-
| Qualità<br />del luogo || Età || Incremento medio<br />annuo (m³/ha)<br />(senza la corteccia) ||Incremento<br />percentuale<br />dell'ultimo<br />anno (m³/ha)<br />(senza la corteccia)
|-
|rowspan=13|Buona || 3 || 8,1 || –
|-
| 4 || 11,3 || 10,6
|-
| 5 || 13,5 || 22,3
|-
| 6 || 14,4 || 18,7
|-
| 7 || 13,9 || 11,3
|-
| 8 || 13,5 || 10,6
|-
| 9 || 12,9 || 8,0
|-
| 10 || 12,3 || 6,7
|-
| 11 || 11,6 || 5,2
|-
| 12 || 11,0 || 3,5
|-
| 13 || 10,4 || 3,6
|-
| 14 || 9,9 || 3,7
|-
| 15 || 9,4 || 1,9
|-
| rowspan=13|Povera|| 3 || 0,1 || –
|-
| 4 || 0,4 || 1,4
|-
| 5 || 0,7 || 1,7
|-
| 6 || 0,8 || 1,7
|-
| 7 || 0,9 || 1,2
|-
| 8 || 1,0 || 1,4
|-
| 9 || 1,0 || 1,0
|-
| 10 || 1,0 || 1,3
|-
| 11 || 1,0 || 1,1
|-
| 12 || 1,2 || 0,7
|-
| 13 || 1,0 || 0,8
|-
| 14 || 0,9 || 0,8
|-
| 15 || 0,9 || 0,4
|}
 
== Critiche ==
{{F|agricoltura|settembre 2015}}
La rivoluzione verde è stata criticata sotto molti aspetti, ma il primo argomento è ambientale. La rivoluzione verde, sostengono i critici, è difettosa per diversi conti:
* Perdita di [[biodiversità]]. La diffusione degli ibridi della rivoluzione verde e le tecniche ad essa associate ha portato alla coltivazione di poche varietà di sementi. Alcuni raccolti hanno visto la riduzione del 90% delle varietà delle sementi. La dipendenza da uno o poche forme di sementi significa una aumentata fragilità della popolazione e una compromessa capacità di migliorare le sementi nel futuro, oltre ad una perdita non stimabile nel contributo ad una dieta varia. Inoltre le sementi della rivoluzione verde sono create per efficienza nella crescita e longevità (e a volte per l'apparenza), non per il valore nutritivo. L'introduzione dei prodotti principali della rivoluzione verde nelle regioni che in precedenza avevano centinaia o migliaia di varietà di sementi, così come la sostituzione di varie fonti nutritive con una singola alternativa della rivoluzione verde, ha portato ad un'alimentazione povera come risultato di un passaggio da diete varie con molte fonti nutritive a diete basate su uno o pochi cereali. La perdita di biodiversità può essere considerata un male in sé in quanto alterazione dell'ambiente e della natura, indipendentemente dai danni di natura alimentare che essa può provocare sull'uomo.
* Dipendenza da [[combustibili fossili]]. Mentre i prodotti agricoli aumentavano come risultato della rivoluzione verde, {{cn|la quantità di energia richiesta dal processo di produzione (cioè l'energia che deve essere spesa per produrre un certo prodotto) è anch'essa cresciuta ad un ritmo più alto}}, così che il rapporto tra raccolto prodotto ed energia di input è andato via via diminuendo. Le tecniche della rivoluzione verde fanno pesante affidamento sui fertilizzanti e fitofarmaci chimici, alcuni dei quali devono essere prodotti a partire da combustibili fossili, rendendo l'agricoltura progressivamente basata sui prodotti del petrolio.
* [[Inquinamento]]. Il dilavamento di fertilizzanti e biocidi continua ad essere una rilevante fonte di inquinamento, e la maggior parte dell'inquinamento delle acque. Benché i principi attivi più persistenti, tossici e a volte cancerogeni della prima metà del secolo (come il [[Agente Arancio|2,4,5-T]] e il [[Dicloro difenil tricloroetano|DDT]]) siano stati pressoché eliminati dall'uso agricolo (anche se il DDT continua ad essere usato nelle nazioni del [[terzo mondo]]), i loro effetti non sono stati del tutto rimossi.
* Degrado del [[suolo]]. I critici sostengono che la rivoluzione verde distrugge la qualità del suolo su un lungo raggio. Questo è il risultato di una pluralità di fattori, inclusa la perdita per lisciviazione di alcuni componenti del suolo, l'accresciuta salinità del suolo derivante da una pesante concimazione minerale; che non permettono lo sviluppo adeguato dei microrganismi benefici del suolo e altri organismi; erosione del suolo; e perdita di importanti elementi residuali. Questo può condurre ad una dipendenza crescente dagli ''input'' (immissioni) chimici per compensare il deterioramento del suolo, un processo che in definitiva può fallire.
* Dipendenza economica nel caso dell'uso di [[Organismi geneticamente modificati|OGM]]. Le [[multinazionale|multinazionali]] dell'agricoltura vendono ai piccoli contadini e alle grandi aziende agricole i propri semi geneticamente modificati adatti all'uso di specifici erbicidi, fertilizzanti e macchine agricole. Questi ultimi vengono prodotti e venduti anche dalle stesse multinazionali. Va anche precisato che in alcuni casi gli OGM permettono di evitare l'impiego di determinati insetticidi, di norma usati per la difesa nei confronti di un fitofago infeudato, come nel caso degli OGM che contengono il gene BT.
Inoltre, vi è anche una dimensione sociale importante, che deve essere presa in considerazione. La rivoluzione verde ha introdotto grandi cambiamenti in un mondo dove la maggior parte delle persone dipende ancora dall'agricoltura per la sopravvivenza. Il risultato di molte di queste tecniche è stato l'incoraggiamento di un'agricoltura di vasta scala ai danni di piccoli contadini, che non erano capaci di competere con l'alta efficienza delle sementi della rivoluzione verde. I risultati sono stati spostamenti di massa e [[urbanizzazione]] e povertà crescenti presso questi contadini e la perdita della loro terra a vantaggio di grandi aziende agricole, che sono molto più abili nella gestione delle imprese notevoli legate all'effettiva applicazione delle tecniche della rivoluzione verde. Ciò viene paragonato, dai sostenitori acritici della rivoluzione verde alle proteste dei [[Luddismo|Luddisti]] circa la [[rivoluzione industriale]].<br />Una voce critica della rivoluzione verde è quella della scrittrice e attivista indiana [[Vandana Shiva]]<ref>{{cita web|url=http://www.newyorker.com/magazine/2014/08/25/seeds-of-doubt|titolo=Vandana Shiva's Crusade Against Genetically Modified Crops|sito=newyorker.com|accesso=7/10/2014|lingua=en}}</ref><ref>[http://www.ilpost.it/2014/09/22/vandana-shiva-new-yorker/ ''Il New Yorker contro Vandana Shiva''], ''[[Il Post]]'', 22 settembre 2014.</ref>.
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Commitee on World Food Security, ''Special event on the green Revolution in Africa, background document'', FAO, Rome, May 2005
* Conway Gordon, ''The doubly green revolution'', Penguin books, Harmondsworth, 1997
* Daclon C.M., ''Agricoltura e riforme mondiali'', in Agricoltura, Rivista del Ministero Politiche Agricole e Forestali, n. 300, 2000
* Daclon C.M., ''Biotecnologie e agricoltura'', in Agricoltura, Rivista del Ministero Politiche Agricole e Forestali, n. 302, 2000
* Dhlamini Z, Spillane C., Moss J. P., Ruane J., Urquia N., Sonnino Andrea, ''Status of research and application of crop biotechnologies in developing countries,'' FAO, Roma 2005
* Islam Nurul (editor) ''Population and food in the early Twenty-first Century. Meeting future food demand of an increasing population'', International food polily research Institute, Washington D. C., 1995
* Mann Charles C., ''Crop Scientists Seek a New Revolution'', in ''Science'', vol. 283, 15 jan. 1999
* National Academy of Sciences, Population and food: Crucial Issue, N. Ac. of Sc., Washington, 1975
* Pereira H. Charles, ''The historical response by agriculture to world food requirements, in The agro-technological system towards 2000. A European perspective'', Nomisma, Bologna 1988
* [[Antonio Saltini|Saltini Antonio]], ''Il problema alimentare mondiale nel dibattito politico ed economico internazionale'', in ''Rivista di economia agraria'', XXXII nº 2, 1977
* Saltini Antonio, ''Tra storia e futuribile: dalla prima alla seconda rivoluzione verde'', in ''Rivista di storia dell'agricoltura'', XLI, n. 1, giugno 2001
* Saltini Antonio, ''Borlaug:”Pensiamo a quando dovremo mangiare in 9 miliardi''”, in ''Agricoltura'', Regione Emilia-Romagna, Bologna, n. 7-8, lug-ago 2003
* Saltini Antonio ''Agrarian sciences in the west'', Firenze, 2015
* Shiva, Vandana. ''Vacche sacre e mucche pazze. Il furto delle riserve alimentari globali'' (''Stolen Harvest: The Hijacking of the Global Food Supply'', 2000), traduzione di Giovanna Ricoveri, DeriveApprodi, Roma, 2001.
* Shiva, Vandana. ''Monocolture della mente'' (1993), traduzione di Giovanna Ricoveri, Bollati Boringhieri, 1995. ISBN 88-339-0918-2
 
== Voci correlate ==
* [[Agricoltura]]
* [[Agricoltura biologica]]
* [[Autorganizzazione (agricoltura)]]
* [[Chimica verde]]
* [[Silvicoltura]]
* [[Allevamento]]
* [[Storia delle scienze agrarie]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q|q_preposizione=sulla|etichetta=rivoluzione verde}}
{{interprogetto|s=La fame del Globo/2|s_preposizione=su}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.fao.org/kids/it/revolution.html rivoluzione verde] sul sito della [[FAO]]
* {{en}} http://www.orst.edu/instruction/bi301/greenrev.htm
* {{en}} http://www.agron.iastate.edu/courses/agron342/revolution.html
 
{{Controllo di autorità}}