Domingo Báñez: differenze tra le versioni

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Fu [[confessore]] di [[Teresa d'Ávila]] e viene considerato i principali commentatori della dottrina di [[San Tommaso]], criticando il pensiero di [[Luis de Molina]]. Partecipò alla rinascita del [[tomismo]]<ref>[[Francisco de Toledo Herrera|Toledo]] (Comment. in 8 Lib. Aristotelis, Venice, 1573, Lib. II, c. iii, q.8.) e [[Benedetto Pereira|Pereira]] (Pref. to Disquisit. Magicarum Lib. VI, I Ed.) consideravano tomistico il [[catechismo del Concilio di Trento]], influenzato nel [[1566]] da tre teologi domenicani.</ref>, che vedeva dividersi i [[gesuiti]] e i [[domenicani]] sulla relazione tra [[libero arbitrio]] e [[grazia divina]]. Fu giudicato dall'[[Inquisizione]] per due volte, risultando ogni volta innocente. Nel [[convento di San Esteban]] dove risiedeva creò una [[tipografia]], affidata ai migliori stampatori dell'epoca.
 
Nel suo ''De Iure & Iustitia'' si occupa del contratto di [[assicurazione]], sostenendo che è possibile per l'assicuratore ottenere un corrispettivo<ref>''"Iustum erit pro assecuratione pretium recipere, maius vel minus pro magnitude periculi."'' (p. 410).</ref>. Il libro è pubblicato per la prima volta a [[Salamanca]] nel [[1594]]. Una copia è custodita presso la [[Fondazione Mansutti]] di Milano.<ref>Fondazione Mansutti, ''Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione'', a cura di M. Bonomelli, schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano: Electa, 2011, pp. 67-69.</ref>
 
== Opere ==