Giorgio Adorno: differenze tra le versioni

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[[File:Coa fam ITA adorno.jpg|thumb|upright=0.7|left|Stemma nobiliare degli [[Adorno (famiglia)|Adorno]]]]
 
Figlio di Adornino Adorno e Nicolosia della Rocca, e fratello del celebre doge [[Antoniotto Adorno (1340-1398)|Antoniotto Adorno]], nacque nel capoluogo genovese nel [[1350]]. Scarse sono le notizie sulla sua vita privata e gli unici dati certi o ben documentati sono il matrimonio con Pietrina Montaldo, figlia del doge [[Leonardo Montaldo]], e che dall'unione matrimoniale nacquero ben nove figli. Tra questi [[Raffaele Adorno]], ventiquattresimo doge della Repubblica di Genova ([[1443]]).
 
L'elezione alla massima carica dogale - la ventiduesima - avvenne il 27 marzo del [[1413]] dopo la dedizione di [[Genova]] e della sua repubblica alla corte di [[Carlo VI di Francia]], voluta dal fratello Antoniotto Adorno nel [[1396]] assumendo la carica di [[governatore]] a Genova per i Francesi, e dopo la breve giurisdizione del Governo degli otto Rettori dal 21 marzo al 27 marzo 1413.
 
Secondo alcune fonti cartacee il popolo e quindi i Rettori, reggenti la Repubblica per riequilibrare la scena politica genovese dopo il dominio francese, scelsero Giorgio Adorno per le sue gesta considerate benevoli e per il forte equilibrio personale nelle varie scelte pubbliche o politiche. Un episodio che certamente lo acclamò tra la popolazione genovese fu quando si recò a [[Savona]] per rimettere ordine e pace con il locale marchese.
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=== La nuova costituzione ===
[[File:Giorgio Adorno-moneta genovino.jpg|thumb|[[Genovino]] coniato durante il dogato di Giorgio Adorno.]]
Un'importante passo per la stabilizzazione della repubblica fu la promulgazione di una nuova [[costituzione]] che venne stesa durante il dogato di Giorgio Adorno. Si stabilì che la massima carica repubblicana dovesse essere retta esclusivamente dal doge e solo in caso di tradimento o grave incapacità accertata, che avrebbero potuto inclinare le scelte di governo, la carica sarebbe stata immediatamente revocata. Nella costituzione si dettarono inoltre nuove imposizioni per la nomina dogale: l'eletto doge doveva essere genovese, non avere meno di cinquant'anni, di appartenere alla fazione [[ghibellina]], possibilmente [[mercante]] per i cospicui commerci e affari della Repubblica e soprattutto "popolare" tra la popolazione genovese.
 
In caso di "reggenza vacante" la sovranità della Repubblica spettava al Magistrato dei dodici anziani che, con una stabilita procedura, avrebbe condotto le fasi per la nuova elezione dogale.
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Nella fasi finali del suo dogato tanti furono nel capoluogo genovese gli scontri, alcuni pure armati, tra le varie famiglie nobiliari dell'allora capitale. La forte stima e acclamazione della popolazione per il doge Giorgio Adorno, visti soprattutto i successi per il ritorno degli antichi domini della Repubblica nel [[Basso Piemonte]] e nell'estremo [[Riviera ligure di levante|levante ligure]], se pur pagati ad alto prezzo ma con la quasi assenza di spargimenti di sangue, causò un'intensa lotta con la famiglia Guarco già protagonista nel potere politico di Genova.
 
Un esponente della famiglia, [[Isnardo Guarco]], colui che nel [[1436]] diverrà se pur per sei giorni venticinquesimo doge di Genova, tentò di organizzare una vera rivolta che partì dai confini della [[Toscana]] alla volta di Genova contro il governo di Giorgio Adorno; gli oppositori furono prontamente sedati e costretti a riparare nuovamente nei pressi del confine toscano.
 
Se la rivolta dei Guarco fu in qualche modo evitata destino diverso avvenne per la personale "secessione" di Battista Montaldo. Quest'ultimo, forse smanioso di accedere al potere o per vendetta contro l'Adorno, diede il via nel dicembre del [[1414]] ad una vera e propria [[guerra civile]] alleandosi con le principali famiglie genovesi come gli [[Spinola]], i Vivaldi, i Grilli, i Negroni, i Da Mare e gli Imperiali di entrambe le fazioni [[Guelfi|guelfe]] e [[Ghibellini|ghibelline]]. In aiuto degli [[Adorno (famiglia)|Adorno]] - e quindi del doge - si schierarono i Fregoso, i Giustiniani, i Promontorio, i Soprani e altre personalità.
 
La "guerra di mezzo", così viene ricordata dagli storici, coinvolse la capitale Genova che fu quindi divisa in due blocchi distinti che portarono ad una sanguinosa guerra tra la popolazione; la città si trasformò in un violento campo da battaglia e ogni vicolo, strada o piazza fu interessata da scontri e uccisioni a volte persino fratricide. Quasi inascoltati furono i tanti appelli del [[Arcidiocesi di Genova|clero genovese]] nel cessare ogni ostilità e riportare quindi la pace. Le rivolte continuarono anche nei primi mesi del [[1415]] - nonostante vi fosse stata una breve tregua - causate, come sostengono alcuni storici, dalla caparbietà del doge Adorno che, sostenuto da figli, non intendeva abbandonare il potere sulla Repubblica. Anzi, proprio per rimettere ordine a Genova e affermare forse la sua forza politica, chiamò in aiuto il [[Ducato di Milano]] che inviò circa trecento soldati. La reazione degli anti Adorno fu ben presto immediata con la chiamata in soccorso direttamente al [[Marchesato del Monferrato|marchese del Monferrato]].
 
=== La cessazione delle ostilità e del dogato ===
Con Genova nuovamente nel terrore per le aspre rivolte, alimentate ora anche da armi straniere da ambe le parti, decisiva fu la riunione nella [[cattedrale di San Lorenzo (Genova)|cattedrale di San Lorenzo]] di tre personalità: [[Barnaba di Guano]], Giacomo Giustiniani e Antonio Doria. Soprattutto le forti parole del Guano, colui che verrà eletto pochi anni dopo nuovo successore della Repubblica, alle varie persone presenti contro il clima di guerra che imperava in città convinse entrambe le parti ad arrivare ad una sorta di soluzione pacifica per riportare alla calma.
 
I principali accessi e luoghi celebri della città furono presi in custodia da personalità di ambo gli schieramenti e si concesse al doge una sorta di scadenza obbligata di quindici giorni o ancor meno se avesse voluto. La spontanea rinuncia al dogato di Giorgio Adorno gli avrebbe guadagnato ampi onori, soprattutto per il suo operato passato, con la nomina a [[Agente consolare|console]] di [[Feodosia|Caffa]] e una rendita monetaria a vita di trecento [[Ducato (moneta)|ducati]] in oro. Il 23 marzo del [[1415]] Giorgio Adorno cessò come da accordi il proprio dogato affidando, in via temporanea, la guida della Repubblica di Genova al Governo dei due Priori quali [[Tomaso Fregoso]] e Jacopo Giustiniani.
 
== Bibliografia ==