Giovanni Battista De Fornari: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Stend 82 (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Riga 35:
[[File:Genova-palazzo ducale-torre grimaldina4.jpg|thumb|La [[Palazzo Ducale (Genova)|Torre Grimaldina di palazzo Ducale]] dove fu rinchiuso Giovanni Battista De Fornari con l'accusa di tradimento alla Repubblica]]
 
Figlio di Raffaele De Fornari, quest'ultimo servitore dello Stato come ambasciatore della Repubblica nel [[1496]] presso la corte di [[Luigi XI di Francia]], nacque a [[Genova]] intorno al [[1484]].
 
Giovanni Battista De Fornari iniziò a servire la patria dal [[1509]] come ufficiale in diverse istituzioni ed elettore negli anni [[1516]], [[1518]] e [[1522]]. Come uno dei dodici riformatori della Repubblica, nel [[1523]], partecipò alle decisioni interne sui rapporti e sulle intenzioni da intraprendere contro la "ribelle" [[Savona]]: il suo appello, con un'orazione ad effetto, fu a favore della distruzione della considerata "[[Cartagine]] ligure".
 
Nel [[1534]] viene eletto tra i consiglieri maggiori e, nel [[1540]], nominato come uno dei Padri del Comune. Il 4 gennaio [[1545]], nonostante un forte disappunto dei nobili Vecchi del Portico di San Luca, fu eletto a furor di popolo dai nobili Nuovi di San Pietro come nono doge a mandato biennale di Genova: il cinquantaquattresimo nella storia repubblicana.
 
Durante il suo mandato rinforzò il [[Porto di Genova|porto cittadino]] e l'alveo del torrente [[Bisagno]], ma soprattutto si adoperò al ripristino della [[Porto di Savona|darsena di Savona]], città che solamente dodici anni prima avrebbe voluto da riformatore della Repubblica radere al suolo per le alleanze avverse contro Genova. Terminò, come da regolamento, il mandato il 4 gennaio [[1547]] in concomitanza con la celebre "[[Congiura di Gianluigi Fieschi]]".
 
E proprio questa coincidenza, di fatto la congiura ebbe inizio a partire dai primi giorni di gennaio, creò intorno alla figura dell'ormai ex doge De Fornari una sorta di coinvolgimento in questa delicata fase storica. Ad alimentare i sospetti vi fu inoltre una forzata confessione nel [[1549]] di un certo frate Clemente dell'[[Ordine di San Francesco]] che, imprigionato per sospetti politici su ordine del governatore di [[Milano]] [[Ferrante I Gonzaga]], sotto tortura confessò una sorta di alleanza tra l'ex doge e il [[Regno di Francia]] per il dominio di Genova in caso di tumulto popolare o per la morte del principe [[Andrea Doria]].
 
La confessione fu trasmessa ben presto da Milano a Genova dove, nell'ottobre dello stesso anno, il doge [[Gaspare Grimaldi Bracelli]] decretò l'arresto di Giovanni Battista De Fornari percon l'accusa di tradimento verso la Repubblicarepubblica. Portato nel carcere di [[Palazzo Ducale (Genova)|palazzo Ducale]] fu rinchiuso assieme a Domenico Pallavicino Rocca e Paolo Cattaneo Lasagna, questi ultimi considerati suoi complici. L'ex doge cercò di difendersi dall'accusa, giustificando i suoi contatti francesi per il recupero di un suo presunto credito dalla corona d'oltralpe, ma ogni spiegazione fu rigettata dal tribunale che lo rinviò al processo. I tre giudici foresti, nominati esternamente per evitare qualsiasi sentenza "di parte", ne decretarono con sentenza immediata l'allontanamento dallo stato genovese e la privazione della status di senatore e di cittadino della Repubblica. Persino la sentenza destò stupore e sospetti, soprattutto tra i tanti nemici dell'ex doge che si sarebbero aspettati per un accertato o presunto tradimento alla Repubblicarepubblica una condanna a morte, tanto che fu forte il sospetto di una possibile corruzione per "ammorbidire" la sentenza. Il Senato, chiamato in causa dagli oppositori del De Fornari, non indagò (o per alcuni non volle indagare), ma "curiosamente" licenziò i tre giudici dal servire in futuro la Repubblica.
 
Dopo due mesi di prigionia, nel dicembre 1549, Giovanni Battista De Fornari partì per l'esilio ad [[Anversa]], nell'attuale [[Belgio]], dove presumibilmente morì in data sconosciuta.