Descolarizzazione: differenze tra le versioni

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Nel contesto italiano la teoría dei descolarizzatori venne associata negli anni Settanta ai movimenti anarchici e in generale venne disprezzata per la sua visione educativa che rivendicava la non obbligatorietá dell'educazione e denunciava il potere esercitato dagli stati respetto ai cittadini attraverso la scuola<ref name=":0">{{Cita libro|autore=M. Esposito|titolo=Ivan Illich; l'implicito pedagogico. La filosofia del limite come modello di educazione ambientale|anno=2015|editore=|città=|p=|pp=45-46|ISBN=}}</ref>. Attualmente Questa teoria non è molto conosciuta nell'ambito della pedagogia accademica, sopratutto perchè a partire dagli anni Ottanta è quasi scomparsa dai manuali per l'educazione dei maestri<ref name=":0" />. Quei pochi riferimenti che si possono ritrovare si muovono da considerazioni più negative, ovvero che vedono la riflessione del filosofo come il momento di negazione della scuola<ref>{{Cita libro|autore=Franco Cambi|titolo=Manuale di storia della pedagogia|anno=2003|editore=Laterza|città=Bari|p=|pp=359-361|ISBN=}}</ref> a posizioni più positive, che le giudicano posizioni che aprono strade inedite in contesti educativi<ref>{{Cita libro|autore=V. Caporale|titolo=Educazione, scuola, società nella descolarizzazione. Storia e problemi|anno=1983|editore=Cacucci Editore|città=Bari|p=10|pp=|ISBN=}}</ref>, valorizzandone ora gli aspetti innovativi nella teoria pedagogia<ref>{{Cita libro|autore=F. Frabboni, F. P. Minerva|titolo=Introduzione alla pedagogia generale|anno=2006|editore=Laterza|città=Roma-Bari|p=174|pp=|ISBN=}}</ref>, ora gli aspetti critici della trasformazione politica<ref>{{Cita libro|autore=F.Cambi|titolo=Il ’68: una rivoluzione culturale tra pedagogia e scuola|anno=2011|editore=Edizioni Unicopoli|città=Milano|p=29|pp=|ISBN=}}</ref>.
 
Negli anni Settanta, i saggi sulla descolarizzazione vengono diffusi in Italia soprattutto grazie alle più importanti riviste cattoliche: ''Testimonianze'' e ''La civiltà cattolica''. Alcuni di questi sono oggi disponibili in ''Descolarizzare , e poi?''<ref name=":1">{{Cita libro|autore=A.A.V.V.|titolo=Descolarizzare, e poi?, contro l’ abuso conservatore del concetto di descolarizzazione|anno=1973|editore=Emme Edizioni|città=Milano|p=|pp=|ISBN=}}</ref>, dove compaiono anche i contributi degli americani N. Postman, H. Gintis.
 
==Le critiche di Ivan Illich==
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==La proposta di Ivan Illich==
Quando Illich utilizza il termine ''descolarizzazione'' si riferisce sopratutto al fatto che:
[[Ivan Illich|Illich]], come si può vedere in molte delle altre soluzioni da lui proposte in vari ambiti, propone un'idea che tenta di rimuovere le cause del problema alle origini: la scuola come istituzione statale, formale, professionale e di conseguenza anche industriale è un approccio fallimentare, dunque è preferibile un approccio educativo più individuale (non rivolto ad una moltitudine indifferenziata) e non professionale.
* Le scuole richiedono che le persone di una stessa età si riuniscano e siano soggetti all‟autorità dell‟insegnante per una quantità di ore stabilite;
 
* Lo Stato, attraverso l‟obbligatorietà, richiede che un cittadino accumuli una quantità minima di anni di scuola perché gli vengano riconosciuti i diritti civili;
L'istruzione andrebbe dunque affidata allo studente e al genitore o tutore (o alle cosiddette "trame di apprendimento", con cui Illich anticipa di diversi decenni le potenzialità oggi offerte dalla rete globale), di modo che venga eliminato conseguentemente l'obbligo di frequenza e si ritorni ad un insegnamento che miri alla cultura della persona in modo ''conviviale'', senza influenze di interessi basati sul mercato, sulla produzione e sul consumo. Senza l'utilizzo di professionisti, perlopiù disinteressati al risultato ottenuto dagli studenti, e senza discriminazioni per l'accesso a ogni tipo di studio. Ottenendo dunque una relazione ''conviviale'' e non ''economica'' tra allievo e maestro, relazione che comunque darebbe vantaggio ad entrambi.
 
* Le Nazioni correlano i maggiori investimenti nella scuola allo sviluppo politico ed economico;
 
* I certificati di conoscenza, a differenza dei diritti di proprietà, dei titoli azionari e delle eredità familiari, sono immuni da contestazioni;
 
* La scelta dei contenuti non è lasciata alla libertà e agli interessi degli individui;
 
* La scuola garantisce ai consumatori della sua cultura maggiori privilegi: un potere decisionale maggiore, il riconoscimento delle capacità e l‟accesso ad ulteriori risorse d‟apprendimento<ref name=":1" />.
 
Le premesse di una reale alternativa ad una società organizzata per la scuola sono: nessuna certificazione e nessun riconoscimento di ruoli fissi, né diritti preferenziali legati all‟assunzione di un ruolo. Rendendo i ricorsi didattici reperibili in qualsiasi momento e facilitando tutti gli incontri tra interessati ad insegnare e ad apprendere delle abilità o dei temi o a condividere fasi di investigazione, si opta per una ''rivoluzione copernicana dell‟educazione''<ref>{{Cita libro|autore=I. Illich|titolo=Obras Reunidas|anno=2001|editore=Fondo de Cultura Económica|città=México|p=|pp=260-262|ISBN=}}</ref>. Purtroppo le trame non sono realizzabili in una società dove il sistema scolastico esercita il monopolio radicale e dove non sono garantite le libertà necessarie al loro sviluppo, per questo, di grande importanza risulta l'azione politica finalizzata alla liberazione della cultura dal controllo degli esperti.
 
==Note==