Giainismo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Pch78 (discussione | contributi)
aggiunto riferimenti
Pch78 (discussione | contributi)
Scritto la parte sul culto. Aggiunto foto
Riga 92:
Il mondo infero è diviso in sette livelli, nei più bassi dei quali gli esseri vivono di sofferenza reciproca e hanno aspetti mostruosi.
 
Il mondo di mezzo, corrispondente al bacino del [[puruṣa]], è al centro dell’universo e si caratterizza secondo una certa cosmologia induista,<ref>{{Cita libro|autore=Pietro Chierichetti|titolo=Sette isole Sette oceani - Il Bhūmiparvan: Geografia, miti e misteri nel Mahabharata|anno=2016|editore=Ester Edizioni|città=|p=|pp=140|ISBN=9788899668006}}</ref> quella che vede il mondo come una serie di anelli di terra e di oceani concentrici. Nel mezzo sta il monte [[Meru]] attorno al quale si estende [[Jambudvipa|Jambudvīpa]], l’isola della melarosa, che è lo spazio riservato agli uomini. [[Jambudvipa|Jambudvīpa]] è distinto in sette zone e nel [[varṣa]] (regione) più a sud, quellaquello di [[Bharat|Bharata]], vivono gli uomini. Le descrizioni nei testi giainisti arricchiscono queste terre di fiumi e montagne che coincidono talvolta con quelli del mondo reale ([[Gange]], [[Indo]], etc.).
 
Nelle regioni superne vi abitano divinità e uomini che hanno ottenuto la liberazione. La durata della vita, l’aspetto esteriore e le capacità psichiche aumentano a mano a mano che si sale di livello. Sopra il mondo degli dei c’è [[Īṣatprāgbhāra]] sulla cui sommità stanno le anime liberate, i [[siddha]], i “perfetti”.[[File:Lokapurusha Cosmic man.jpg|miniatura|Lokapuruṣa (uomo cosmico)
Inchiostro ad acqua e oro (da un manoscritto Samghayanarayana del XVI secolo)
]]
Riga 100:
È da notare che solo nella condizione umana è possibile la liberazione, quindi anche gli dei, per quanto vivano un’esistenza dalle infinite e straordinarie possibilità, devono passare dal mondo degli uomini per poter raggiungere la liberazione.
 
Secondo i giainisti il tempo è ciclico e si rinnova continuamente: il movimento del tempo è un evento meccanico, simile al ruotare di una ruota, con periodi discendenti (avasarpiṇī) e unaun ascendenteascendenti (utsarpiṇī). Questa dimensione non è solo meccanica ma corrisponde a unaun dimensionemetro morale. Ogni fase comprende sei periodi. La durata di una singola fase è dieci [[koṭikotī]] (10<sup>14</sup>) di [[sāgaropama]], misura di tempo oceanica corrispondente a un numero davvero elevato. Un sāgaropama infatti misura 10.000.000<sup>2</sup> di palyopama e un palyopama è il tempo necessario per svuotare un cubo di un miglio per lato pieno di capelli se si procede togliendone solo uno ogni cento anni.
 
I sei periodi sono: suṣamā-suṣamā (molto propizio), suṣamā (propizio), suṣamā-duḥṣamā (propizio e sfavorevole), duḥṣamā-suṣamā (sfavorevole e propizio), duḥṣamā (sfavorevole) e duḥṣamā-duḥṣamā (molto sfavorevole). Attualmente ci troviamo nel penultimo periodo della fase discendente.
Riga 175:
Anche il [[Mahatma Gandhi]] fu profondamente influenzato dall'enfasi giainista su uno [[stile di vita]] pacifico, che non danneggia nessuno; integrò nella sua personale filosofia uno stile di vita che è comune alla filosofia giainista.
 
== Culto ==
=== Principi morali giainisti ===
La via di salvezza per il giainismo è una via assolutamente individuale e si realizza praticando ascesi e virtù, privazioni e rinunce. Esiste tuttavia un culto dei Tīrthaṃkara che si è sviluppato nel corso dei secoli e si è strutturato in alcune pratiche ritualistiche. I Tīrthaṃkara in realtà non si interessano delle vicende del mondo ma meditare sulla loro perfezione è comunque utile a intraprendere un cammino di ascesi e a confermarsi in esso.
Secondo la mitologia giainista, il giainismo fu fondato da Rishabh Dev, una divinità minore nel Rig Veda. Conseguentemente fu allargato da una linea di altri 23 insegnanti. L'ultimo e il 24° era Vardhaman un contemporaneo vicino a Buddha. Vardhaman è chiamato anche Signore Mahavir dai giainisti e Indù allo stesso modo. Mahavir significa il grande coraggioso, che aveva conquistato paura, lussuria, ira, ecc.
 
La pratica della [[pūjā]] è dunque presente anche nel giainismo e consiste in azioni di venerazione e di omaggio nei confronti dei Tīrthaṃkara.
Il giainismo sviluppò una filosofia coerente che potrebbe mantenere le proprie scuole contro quelle induiste e conseguentemente contro l'indagine della moderna filosofia occidentale.
 
Anche alcune divinità godono di un certo culto, in particolare [[Hanumat]], [[Ganesha|Ganeśa]], [[Skandha]], e tra i Tīrthaṃkara i più venerati sono il primo [[Ṛṣabha]], il sedicesimo Śāntinātha e gli ultimi tre Neminātha, [[Pārśva]] e ovviamente Jina [[Mahavira|Mahāvīra]]
I principi morali giainisti sono perciò intrecciati con la religione, almeno non si può determinare dove finiscono gli uni e dove comincia l'altra. In secondo luogo, c'è stata così tanta reciproca influenza tra i principi morali induisti e quelli giainisti che è difficile determinare dove gli uni siano stati influenzati dagli altri. Perciò ogni discussione sui principi morali senza la religione è difficile: infatti di seguito vi è solo un tentativo di segregarli.
 
La setta degli [[Sthānakavāsī]] contesta però l’uso di immagini e statue e negano qualsiasi logicità al culto esteriore sottolineando la dimensione etica del giainismo e del percorso di salvezza.
==== Ajiva ====
Ajiva è il secondo principio giainista, secondo cui la materia è rappresentata sotto la forma di tempo, spazio e movimento.
 
La statuaria è comunque particolarmente diffusa e pare fosse già in uso all’epoca del re [[Khāravela]] nel II secolo a.C.. In giro per l’India è facile trovare statue enormi dei Tīrthaṃkara, di solito in posizione eretta. Nelle case dei giainisti invece si trovano statuette che raffigurano Jina nella posizione del loto ([[Padmasana|padmāsana]]) nei confronti delle quale si svolge la [[bhāvapūjā]] (meditazione) o l’aṅgapūjā, più simile alla pratica induista, per cui la statua viene lavata, adornata, profumata e via dicendo.
=== Teoria della servitù ===
Questa è in realtà una riaffermazione della Legge del Karma, che attraversa tutte le religioni e la filosofia indiane. Sono diverse solo le interpretazioni dettagliate. Il giainismo tratta tutto come un oggetto costituito da essenze diverse. Anche il tempo e lo spazio sono essenze, così come la forza dell'anima e della vita. Gli oggetti animati contengono Jiva, una piccola forza, diversa dall'atma [[anima]], che è perfetta in modo intrinseco. E ha infinite potenzialità all'interno.
La servitù nella filosofia indiana significa le catene del ciclo nascita/morte/nascita.
Il Karma, la totalità della vita passata di un'anima, ne determina lo status contemporaneo.
Questa posizione è accettata da tutte le filosofie indiane.
Il giainismo considera l'anima con le sue passioni delle forze karmiche, come l'organizzatore del corpo e della mente, è la causa efficace. La sostanza è la causa materiale.
La servitù è causata da passioni che sono ira, orgoglio, infatuazione, e avidità. [Le filosofie induiste riconoscono i piaceri sensuali sfrenati come un'altra sorgente di passione].
 
Molti sono gli inni di lode e di esaltazione dei siddha, il più famoso dei quali è il [[Namokar Mantra]]:<ref>{{Cita web|url=http://www.jaina.org/?page=NamokarMantra|titolo=Namokar Mantra}}</ref>
=== Liberazione ===
La servitù, naturalmente, porta ai metodi per liberarsene. Le passioni, benché naturali, nascono dall'ignoranza della reale natura dell'anima e del mondo fisico. L'ignoranza può essere rimossa con l'attento studio degli insegnamenti dei maestri liberati. Fin qui non viene fatta menzione di alcuna religione.
 
''“Onore agli Arhat,''
Una fede deve essere fondata nel maestro basandosi sulla sua etica, stato di liberazione, consistenza interna, e un certo livello minimo di ragione e logica. I giainisti considerano i loro 24 Tirthankars come anime liberate che si qualificano come maestri efficienti (essi non contestano il diritto degli altri di accettare qualsiasi maestro e venire comunque liberati dalla servitù, ma in questo caso non saranno considerati giainisti). Le tre gemme del giainismo sono la giusta fede, la giusta conoscenza e la giusta condotta. Queste sono state interpretate nel seguente modo:
 
''Onore ai Perfetti,''
==== Giusta fede e giusta conoscenza ====
Si può ricercare qualsiasi campo della conoscenza, se si crede che lo stesso sia buono per sé e per l'umanità nel suo complesso: per ciò si deve avere la giusta conoscenza. Sicuramente, se si vuol essere astronomi, la teologia non è la conoscenza giusta. Allora qualunque campo si scelga, occorre accettarne la disciplina.
 
''Onore ai Maestri,''
==== Buona condotta ====
La buona condotta viene definita, sinteticamente, come il fare ciò che è di beneficio agli altri e l'astenersi da ciò che danneggia. Per ottenere ciò si deve
# Prestare i cinque grandi giuramenti
# Praticare estrema attenzione nelle azioni quotidiane, al fine di evitare di recare danno a qualsiasi vita
# Tenere a freno pensieri, parole e azioni fisiche
# Praticare dieci tipi di Dharma, e precisamente perdono, umiltà, chiarezza (ovvero assenza di inganno), sincerità, pulizia, autolimitazione, austerità, autosacrificio, distacco dai beni materiali (il che non significa impedirsi di goderne), celibato.
# Meditare sulla verità
# Vincere tutti i dolori e i disagi che nascono da fame, sete, caldo, freddo, ecc. attraverso la forza
# Raggiungere equanimità, purezza, grazia assoluta e condotta perfetta.
Tutto questo deve essere praticato secondo la propria capacità e volontà, che devono essere rafforzate.
 
''Onore ai saggi''
==== I cinque grandi giuramenti ====
Questi giuramenti sono comunemente accettati da tutte le religioni indiane. Il Buddhismo li racchiude nel Panch Sheela, ma i giainisti cercano di praticarli molto più rigorosamente degli altri.
# Ahimsa o il non recare danno alla vita: non danneggiare tutti i tipi di vita, umana, animale o qualsiasi altro essere che abita corpi viventi. I santi giainisti scoprirono che inalando distruggono la vita degli organismi che si trovano nell'aria. Essi filtrano quell'aria tramite un pezzo di stoffa. Naturalmente i laici lo troverebbero difficile, e ne sono esentati. Questo atteggiamento è basato sull'idea della potenziale uguaglianza di tutte le anime. La non-violenza deve essere praticata nelle azioni e nelle parole.
# Sincerità: questa ha due forme, cioè dire sempre la verità, e condannare sempre la falsità. Questo precetto è praticato molto rigorosamente dai giainisti: la verità può essere sgradita, perciò è consentito non dire una verità che ha delle probabilità di portare discordia, ma la menzogna non può essere sostitutiva di una verità sgradevole.
# Non rubare: non prendere ciò che per diritto non ti appartiene. I giainisti credono che la proprietà e la ricchezza contribuiscono al benessere, e derubare un uomo della sua ricchezza potrebbe significare derubarlo della sua vita o della dignità di vivere.
# Celibato: il pensiero religioso indiano interpreta il celibato come astinenza dall'auto-indulgenza di ogni tipo. Questo principio è praticato in ogni forma; anche un discorso vanitoso viola il celibato. Celibato NON significa astinenza dal sesso regolare.
# Distacco: significa liberarsi dalla schiavitù dell'abietta dipendenza dai piaceri sensuali. Tali piaceri non sono banditi, solo la schiavitù a essi lo è.
Tali pratiche portano a ottenere infinita sapienza, potere e beatitudine.
 
''Onore a tutti gli asceti del mondo.''
=== Preghiera giainista ===
Ogni giorno i giainisti chinano la testa e recitano la loro preghiera universale, il Namokar-mantra. Ogni buon lavoro e evento ha inizio con questa preghiera di saluto e venerazione.
 
''Questi cinque omaggi distruggono tutte le mancanze del mondo.''
''Namo Arihantanam:'' - Mi inchino agli Arahanta (gli esseri umani perfetti).<br />
''Namo Siddhanam:'' - Mi inchino ai Siddha (anime liberate dal corpo).<br />
''Namo Aayariyanam:'' - Mi inchino agli Acharya (maestri e capi della congregazione).<br />
''Namo Uvajjhayanam:'' - Mi inchino agli Upadhyaya (i maestri spirituali).<br />
''Namo Loe Savva Sahunam:'' - Mi inchino ai [[Sadhu]] (tutti i praticanti spirituali dell'universo) .
 
''Di tutti i mantra questo è quello più potente”''
''Eso Pancha Namokaro:'' - Recito cinque volte questo [[mantra]],<br />
''Savva Pavappanasano:'' - Distrugge tutti i peccati e gli ostacoli,<br />
''Mangalanam cha Savvesim:'' - E di tutte le preghiere fortunate,<br />
''Padhamam Havai Mangalam:'' - È la prima e la più importante.
 
'''''णमो अरिहंताणं   Ṇamō Arihantāṇaṁ'''''
Questi cinque saluti sono capaci di distruggere tutti i peccati e questa è la prima felicità tra tutte le forme di felicità.
 
'''''णमो सिद्धाणं  Ṇamō Siddhāṇaṁ'''''
Nella preghiera precedente, i giainisti salutano la virtù dei loro cinque benevolenti; non pregano un particolare Tirthankar o monaco per nome, e non chiedono favori o benefici materiali. Salutandoli, i giainisti ricevono l'ispirazione dai cinque benevolenti per il giusto cammino di vera felicità e libertà totale dalla miseria della vita.
 
'''''णमो आयरियाणं  Ṇamō Ayariyāṇaṁ'''''
 
'''''णमो उवज्झायाणं Ṇamō Uvajjhāyāṇaṁ'''''
 
'''''णमो लोए सव्व साहूणं Ṇamō Lōē Savva Sāhūṇaṁ'''''
 
'''''एसोपंचणमोक्कारो, सव्वपावप्पणासणो  Ēsōpan̄caṇamōkkārō, savvapāvappaṇāsaṇō'''''
 
'''''मंगला णं च सव्वेसिं, पडमम हवई मंगलं  Maṅgalā ṇaṁ ca savvēsiṁ, paḍamama havaī maṅgalaṁ'''''
 
Vi sono poi atti entrati a far parte dei rituali, soprattutto in occasioni delle festività: formule di confessione, gesti delle mani e del corpo, richiamo dei voti etc. che si possono riassumere nei sei āvaśyaka: voto di evitare ogni atti riprovevole, lode dei ventiquattro Tīrthaṃkara, onore al maestro, confessione, meditazione silenziosa ([[kāyotsarga]]), rinuncia a cibi e bevande non indispensabili.
 
Anche nel giainismo vengono praticati i sedici [[saṃskāra]], pratiche che scandiscono dal punto di vista sacro e rituale la vita del devoto induista.<ref>{{Cita libro|autore=Rajbali Pandey|titolo=Hindu Saṁskāras: Socio-religious Study of the Hindu Sacraments|anno=1969|editore=Motilal Banarsidass Publ|città=|p=|pp=327|ISBN=9788120803961}}</ref>
[[File:Small siddhachakra.jpg|miniatura|Siddhacakra
[[Yantra]] per meditazione
 
Da un manoscritto del XVII o XVIII secolo (digitalizzato da British Library Board)
]]
Sempre a somiglianza di altra pratica induista, quella del [[tilaka]], i gianisti si adornano la fronte disegnandoci un cuore (con pasta di sandalo).<ref>{{Cita web|url=http://www.guidaindia.com/index.php?option=com_content&id=261:tilak-sulla-fronte-degli-indiani&Itemid=60|titolo=Tilaka}}</ref>
 
Nel loro templi, alcuni dei quali sono i più splendidi di tutto il continente indiano, per esempio quello di [[Ranakpur]],<ref>{{Cita web|url=http://www.architetturaeviaggi.it/photogallery.php?par=india_FT_271|titolo=Tempio di Ranakpur}}</ref> sono adornati con il simbolo della ruota perfetta (siddhacakra) stilizzata in un [[loto]] a otto petali che simboleggiano rispettivamente: i cinque parameṣṭhin (arhat, [[siddha]], maestri, istruttori e asceti), i tre gioielli (retta fede, retta conoscenza e retta pratica) e in più l’ascesi. Diffusa è la raffigurazione dello [[Svastica|svāstika]] e del simbolo dello [[Oṃ]].
 
Il culto viene praticato in edifici sacri che in epoche antiche dovevano essere simili agli [[stūpa]]: era diffusa la pratica di scavare santuari nella roccia e utilizzare caverne naturali.
 
I templi iniziarono a essere costruiti più tardi (XVI secolo [[Shatrunjaya]]) grazie alla liberalità di laici (sul [[monte Abu]],<ref>{{Cita web|url=http://www.viaggindia.it/mountabu.htm|titolo=Monte Abu}}</ref> in [[Rajasthan]], sui monti Shatrunjaya e [[Girnar]] nella penisola di [[Kathiawar|Kathiavar]]).
 
Il servizio religioso è praticato dai Pūjāri (che spesso non sono nemmeno giainisti ma induisti) e la festività più solenne  è quella di Paryuṣaṇa (festa della stagione delle piogge):<ref>{{Cita web|url=https://www.britannica.com/topic/Paryusana|titolo=Paryusana Festa}}</ref> vengono festeggiate anche ricorrenze induiste come [[Dipavali|Dīpāvalī]].
 
=== Epistemologia giainista ===