Paesi Bassi austriaci: differenze tra le versioni

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[[Carlo VI del Sacro Romano Impero|Carlo VI]] tra le prime azioni del suo nuovo governo nell'area, tentò di utilizzare i Paesi Bassi austriaci per competere coi commercianti inglesi ed olandesi in un'impresa nota col nome di [[Compagnia di Ostenda]], ma senza il successo sperato.
 
Governato tramite patenti imperiali, la politica estera degli Asburgo era quella di scambiare i Paesi Bassi austriaci con la [[Baviera]], fatto che avrebbe consentito all'Austria di fortificare la propria posizione a sud. Nel [[Trattato di Versailles (1757)|Trattato di Versailles del 1757]], l'Austria si accordò per la creazione di un vero e proprio stato indipendente amministrato dal duca [[Filippo I di Borbone-Parma]] in cambio dell'aiuto della Francia nel recupero della preziosa regione mineraria della [[Slesia]] in una guerra contro i prussiani. Ad ogni modo, l'accordo venne revocato con il [[Trattato di Versailles (1758)|Trattato di Versailles del 1758]] ed il governo austriaco nell'area proseguì per altri decenni.
 
Nel [[1784]], l'imperatore [[Giuseppe II]] fu il primo sovrano ad occuparsi attivamente della politica dei Paesi Bassi austriaci, raccogliendo l'astio dei mercanti di [[Antwerp]] le cui azioni commerciali erano state compromesse dalla chiusura dello [[Scheldt]], e pertanto chiese alla [[Repubblica delle Sette Province Unite]] di riaprire la navigazione del corso d'acqua. Le istanze dell'imperatore, ad ogni modo, apparvero da subito tutt'altro che solo indirizzate al benessere dei suoi sudditi nell'area, ma piuttosto ad un espansionismo militare oltre i confini dei Paesi Bassi austriaci e ne derivò la cosiddetta "[[Guerra della marmitta]]". Anche se Giuseppe II si assicurò col [[Trattato di Fontainebleau]] del 1785 che i Paesi Bassi del sud avrebbero ottenuto dall'Olanda la riapertura dello [[Scheldt]], questo scontro abbassò ulteriormente la sua popolarità e quella del governo austriaco nell'area, aprendo nuovi scenari di politica interna.