Guerra civile russa: differenze tra le versioni
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La [[Rivoluzione d'ottobre|Rivoluzione d’ottobre]] compiuta con successo nel novembre [[1917]] rappresentò l’episodio chiave da cui evolsero le inesorabili dinamiche della guerra civile in Russia.
Dopo l’abdicazione dello zar [[Nicola II di Russia|Nicola II]] a marzo, il subentrato [[Governo provvisorio russo]], guidato dal principe [[Georgij Evgen'evič L'vov|L’vov]] e successivamente da [[Aleksandr Fëdorovič Kerenskij|Aleksandr Kerenskij]], si dimostrò sin dal principio incapace di governare efficacemente il Paese e impossibilitato a rimediare alla disastrosa situazione al fronte nella guerra contro gli [[Imperi centrali]]. La Russia veniva attraversata da una crisi economica sempre più asfissiante (la penuria di generi alimentari generava interminabili code ai magazzini persino nella capitale) e il tessuto sociale dava preoccupanti segni di cedimento, con l’acuirsi della tensione tra classi e il brusco aumento dei fenomeni di violenza. Il governo provvisorio, formato da cadetti e social-democratici, era palesemente privo della capacità e dell’autorevolezza
Il [[soviet]] centrale di [[San Pietroburgo|Pietrogrado]], che riuniva partiti di sinistra, sindacati e segmenti attivi della classe lavoratrice, degli studenti, dei contadini e dei soldati, già dalla [[Rivoluzione russa di febbraio|Rivoluzione di febbraio]] costituiva agli effetti un potere parallelo a quello del governo ufficiale. Nonostante la corposa presenza di [[Menscevismo|menscevichi]] e [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|socialrivoluzionari]] all’interno dei soviet, i [[Bolscevismo|bolscevichi]], ovvero la fazione più rivoluzionaria e intransigente, divennero presto i più organizzati e influenti nell’attività dei consigli rivoluzionari, galvanizzati anche dal ritorno in aprile del carismatico leader [[Lenin|Vladimir Lenin]]. I bolscevichi, oltre a organizzare i principali scioperi, le rivolte e i presidi, erano coloro che più fermamente spingevano per compiere la rivoluzione proletaria, e il loro rafforzamento in senso amministrativo e persino militare li portò verso l’estate a dominare il soviet di Pietrogrado. Così, quando a fine agosto il generale [[Lavr Georgievič Kornilov|Kornilov]] tentò la marcia su Pietrogrado, furono in larga parte le guarnigioni bolsceviche a difendere
Il 6 novembre i bolscevichi decisero di insorgere a [[San Pietroburgo|Pietrogrado]] e nella notte tra il 7 e il 8 novembre 1917 riuscirono senza sostanziali spargimenti di sangue a prendere il [[Palazzo d'Inverno|Palazzo d’Inverno]], sede del vacillante [[Governo provvisorio russo]], ponendo di fatto fine alla proclamata Repubblica Russa e mettendo in fuga il primo ministro [[Aleksandr Fëdorovič Kerenskij|Kerenskij]]. Era così compiuta la [[Rivoluzione d'ottobre|Rivoluzione d’Ottobre]]. Il potere passò ''de facto'' nelle mani di [[Lenin]] e dei bolscevichi, ma nel resto del Paese solo in alcune regioni e città della [[Russia]] centrale i bolscevichi riuscirono parimenti a porsi al potere. Altrove il nuovo governo rivoluzionario non venne riconosciuto e cominciarono a organizzarsi le prime forze di resistenza, tra cui un contingente di ufficiali e [[cosacchi]] raccolto da [[Pëtr Nikolaevič Krasnov|Krasnov]] su disposizione di Kerenskij, disperso però il 12 novembre a [[Pulkovo (Oblast' di Leningrado)|Pulkovo]].
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Dinnanzi allo sconfortante esito delle elezioni e ai seri problemi di consolidamento della rivoluzione, Lenin decise di imprimere una netta svolta autocratica al suo regime, mossa che si rivelerà determinante per la vittoria finale ma che causerà la grave recrudescenza del nascente conflitto civile.
All’estero, le potenze della [[Triplice intesa|Triplice Intesa]] vissero ovviamente con preoccupazione l’avvento al potere dei bolscevichi in [[Russia]], sia perché ciò significava il congelamento (o la chiusura) del fronte orientale con la dipartita del fondamentale alleato russo, sia perché la rivoluzione comunista rischiava
== Quadro d'insieme ==
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