Rodolfo II d'Asburgo: differenze tra le versioni

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Gli storici hanno tradizionalmente indicato nella passione sfrenata di Rodolfo per l'arte e l'occulto la causa della disastrosa politica estera del suo regno.
 
[[Golo Mann]], nella sua opera sul [[Albrecht von Wallenstein|Wallenstein]], dice che egli "mandò in rovina l'eredità", pur riconoscendo che non mancava certo di "qualità squisite: dotato di un'intelligenza acuta, quando non veniva offuscata dall'impulso del momento, era consapevole, anche se troppo esasperatamente, della grandiosità del suo compito; era tenace e possedeva una finissima sensibilità per l'arte. Grazie alla sua presenza Praga divenne una metropoli, uno stimolante campo d'azione per persone di lingue diverse, dai talenti e dalle tendenze più disparate".
 
In tempi recenti, altri studiosi<ref>Fondamentale in questo senso l'opera di Robert Weston Evans in bibliografia.</ref> hanno invece rivalutato la figura di Rodolfo: la sua passione per l'arte e le sue scelte politiche azzardate, giustificate dal sogno di ricreare un solido Impero Cristiano ma sistematicamente smantellate dai drastici mutamenti socio-culturali del suo tempo, sono state rilette come manifestazioni del suo spirito di principe del Rinascimento.
 
Parimenti controverso è il giudizio degli storici sulle scelte politiche di Rodolfo II in ambito religioso. Indubbio responsabile dell'introduzione nei domini asburgici della [[Controriforma]], l'eccentrico Rodolfo sarebbe comunque stato indicato da alcuni studiosi come capace di ben gestire le diverse anime religiose che distinguevano i sudditi dell'Impero. Motivo di questa asserzione furono le libertà di culto da lui concesse agli "Ordini" ungheresi (1606) ed a quelli boemi (1609) con la [[lettera di maestà]]. In realtà queste concessioni vennero garantite nella fase finale del regno di Rodolfo, quando il monarca viveva recluso nel suo castello, e per sedare delle guerre di religione (fondamentale la [[István Bocskai|Rivolta di Bocskai]] in [[Transilvania]]) che lo stesso imperatore aveva provocato con i suoi eccessi.
Parimenti controverso è il giudizio degli storici sulle scelte politiche di Rodolfo II in ambito religioso.
 
Rodolfo II ebbe certo buoni rapporti con la [[Josefov|comunità ebraica praghese]], allora guidata dall'importante figura del rabbino [[JehudaJudah LöwLoew|Loew]]. È però più che lecito supporre che l'imperatore, bisognoso di soldi per arricchire le sue collezioni, non abbia garantito a titolo gratuito la sua protezione agli abitanti del ghetto.
Indubbio responsabile dell'introduzione nei domini asburgici della [[Controriforma]], l'eccentrico Rodolfo sarebbe comunque stato indicato da alcuni studiosi come capace di ben gestire le diverse anime religiose che distinguevano i sudditi dell'Impero. Motivo di questa asserzione furono le libertà di culto da lui concesse agli "Ordini" ungheresi (1606) ed a quelli boemi (1609) con la [[lettera di maestà]]. In realtà queste concessioni vennero garantite nella fase finale del regno di Rodolfo, quando il monarca viveva recluso nel suo castello, e per sedare delle guerre di religione (fondamentale la [[István Bocskai|Rivolta di Bocskai]] in [[Transilvania]]) che lo stesso imperatore aveva provocato con i suoi eccessi.
 
Dato certo è che causa della definitiva rovina di Rodolfo II fu il conflitto da lui avviato contro i [[Impero Ottomanoottomano|turchi]]. Sordo all'ipotesi di qualsiasi compromesso con il [[sultano]] e convinto di poter riunire la Cristianità in una nuova [[crociata]], Rodolfo aprì nel 1593 un conflitto che si protrasse fino al 1606 e fu noto come la [[Lunga Guerra]].
Rodolfo II ebbe certo buoni rapporti con la [[Josefov|comunità ebraica praghese]], allora guidata dall'importante figura del rabbino [[Jehuda Löw|Loew]]. È però più che lecito supporre che l'imperatore, bisognoso di soldi per arricchire le sue collezioni, non abbia garantito a titolo gratuito la sua protezione agli abitanti del ghetto.
 
Dato certo è che causa della definitiva rovina di Rodolfo II fu il conflitto da lui avviato contro i [[Impero Ottomano|turchi]]. Sordo all'ipotesi di qualsiasi compromesso con il [[sultano]] e convinto di poter riunire la Cristianità in una nuova [[crociata]], Rodolfo aprì nel 1593 un conflitto che si protrasse fino al 1606 e fu noto come la [[Lunga Guerra]].
 
=== La malattia e l'abdicazione ===
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[[File:Vertumnus årstidernas gud målad av Guiseppe Arcimboldo 1591 - Skoklosters slott - 91503.tif|thumb|''[[Vertumno (Arcimboldo)|Vertumno]]'', ''Ritratto dell'imperatore Rodolfo II'' di [[Giuseppe Arcimboldi]], 1590.]]
In ambito letterario, l'atmosfera magica che caratterizza i luoghi e i tempi rodolfini sono stati oggetto della narrazione di autori (tra gli altri) come [[Leo Perutz]] (''Di notte sotto il Ponte di Pietra''), [[Gustav Meyrink]] (''L'Angelo della finestra d'Occidente''), [[John Banville]] (''La notte di Keplero'') e [[Bruce Chatwin]] (''Utz''). Ciascuno di questi autori ha saputo raccontare un aspetto diverso della personalità del monarca, focalizzandosi di volta in volta su uno tra i suoi tanti interessi. Perutz narra del suo amore per la bella moglie del mercante ebreo Mordechai Meisl, e dei suoi rapporti con la comunità ebraica e in particolare con Rabbì Loew (il leggendario creatore del [[Golem]]); Meyrink racconta del suo rapporto con i già citati Dee e Kelly; Banville ce lo mostra interessato ai poteri delle stelle mentre disserta di matematica con [[Johannes Kepler|Keplero]] e [[Tycho Brahe|Brahe]]; Chatwin lo prende a modello in qualità di collezionista esemplare.
 
Sul personaggio e sulla sua epoca sono stati prodotti anche alcuni saggi: in particolare vanno ricordati ''Rodolfo II d'Asburgo, l'enigma di un imperatore'' di R. J. W. Evans, e ''[[Praga magica]]'' di [[Angelo Maria Ripellino]] (quest'ultima opera tratta solo in parte dell'argomento). Un saggio sulle collezioni imperiali è contenuto in "Tesori dei principi" di Geza Von Absburg.
In ambito teatrale va ricordata l'opera ''"Bruderzwift in Habsburg"'' (''"Una contesa tra fratelli nella casa d'Asburgo"'') di [[Franz Grillparzer]] (1848) che racconta proprio il tormentato rapporto tra Rodolfo e Mattia. In pittura, celebre è il ritratto dell'Imperatore nelle sembianze di [[Vertumno]] realizzato dal già menzionato [[Giuseppe Arcimboldo]].