James Gibbons: differenze tra le versioni

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Gibbons ripeteva: «Perché l'America accetti il Cattolicesimo, la Chiesa deve accettare l'America». Era questa una posizione che da un lato chiedeva alla Chiesa maggiore apertura verso l'evoluzione sociale e politica degli Stati Uniti, dall'altro indicava gli Stati Uniti come avanguardia di quest'evoluzione.
 
Uno spirito di conciliazione tra due mentalità che altri consideravano contrapposte può rintracciarsi anche in una lettera pastorale del [[1884]]: «Un cattolico si sente a casa negli Stati Uniti, per l'influenza che la Chiesa ha sempre esercitato in favore dei diritti individuali e delle libertà del popolo. Un americano coscienzioso non può sentirsi a suo agio da nessuna parte più che nella Chiesa cattolica, perché da nessun' altra parte può respirare liberamente l'atmosfera della divina verità, che sola può renderlo libero».
 
Dal punto di vista politico riteneva che la democrazia rappresentasse il futuro dei popoli, mentre considerava le monarchie degli anacronismi in declino. La frase «Non potrebbe essere compito della Chiesa quello di sostenere qualsiasi forma di governo e tanto meno una forma morente» riassume anche la sua posizione a favore della [[separazione fra Stato e Chiesa]], che ribadì nell'omelia che pronunciò a [[Roma]] in occasione della presa di possesso del suo titolo cardinalizio: elogiò il sistema americano per dimostrare che «è più saggio separare la Chiesa dalla politica a meno che non sia a rischio la moralità e questo metodo è il più vantaggioso per la Chiesa in ogni nazione». Anche se da un lato la preoccupazione di Gibbons era quella di sottrarre la Chiesa alle pressioni del potere politico<ref>Si pensi ad esempio al [[giuseppinismo]]. Già nel suo primo viaggio in Europa per il Concilio Vaticano I Gibbons era stato scandalizzato per come le fazioni politiche determinavano anche i dibattiti fra i vescovi.</ref>, un discorso simile pronunciato a Roma diciassette anni dopo la [[Presa di Roma|breccia di Porta Pia]] suscitò scandalo e solo la benevolenza dimostratagli da papa Leone XIII lo fece passare per «una stramberia americana».