Anton Sminck van Pitloo: differenze tra le versioni
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Anton Sminck van Pitloo è considerato, insieme all'allievo [[Giacinto Gigante]], fra gli esponenti più sensibili e significativi della cosiddetta «[[scuola di Posillipo]]». La novità ascrivibile a Pitloo sta nell'essersi definitivamente staccato dalla tradizionale pittura di paesaggio, da lui indirizzata verso sentieri di aggiornata modernità.
La tradizione paesaggistica ottocentesca, infatti, mirava ancora a una diretta restituzione del Reale, dimostrandosi così ancora condizionata dal carattere analitico e documentaristico delle vedute di [[Jakob Philipp Hackert]]. Pitloo, al contrario, abbandona lo zelo indagatorio del vedutismo d'impronta classicista e approda a un'osservazione del dato naturalistico decisamente romantica, caratterizzata
Molto significativa, oltre all'esperienza francese di Turner, è stata l'influenza di [[William Turner]], che come hanno osservato Paolo Ricci e Raffaele Causa ha rappresentato per Pitloo «una nuova via per approfondire il problema della luce senza turbare l'ordine stabilito dalla sua visione naturale». Anche la formazione romana ha fornito uno stimolo sostanziale al Pitloo, che risultò affascinato dagli «irreali tagli di luce e [dal]le sospese atmosfere dei miti meriggi respirati nella città Eterna», fenomeni atmosferici che «corroborarono la nordica visione descrittiva dell'olandese con un lirismo ottico impetrato attraverso l'aggressione sensoria del colore, avvolge, quasi una macchia corottiana» (Michelangelo Agostini).<ref>Michelangelo Agostini, ''Anton Sminck van Pitloo - Vendemmia'', i Tesori Nascosti (applicazione per cellulari), SinAppSys srl, 2016.</ref>
== Note ==
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