Giuseppe Gennaioli: differenze tra le versioni

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Nel [[1934]] inizia la trasposizione di alcuni canti della Divina Commedia nel dialetto di Sansepolcro, che dimostra di conoscere a fondo e di possedere in maniera versatile. Non si tratta, però, di una trasposizione pura e semplice, bensì di una sorta di ricollocazione del testo dantesco nella società rurale nella quale il Gennaioli vive.
 
Attorno al 1934 si collocano anche le ''Sequenze di fra Melitone per ricondurre gli stolti alla ragione'', in lingua italiana. Una produzione, questa, destinata a rimanere inedita, salvo una rara edizione ciclostilata nel 1954 a cura del Seminario Vescovile di Sansepolcro, su iniziativa del canonico Fabio Bartolomei. Nelle ''Sequenze'' l’autore finge il ''dies irae'', il giorno del giudizio inappellabile, e immagina quale sarà il futuro di quattro categorie: preti, frati, rurali (contadini e proprietari), avvocati.
 
Nel [[1943]] pubblica I restauri del Duomo. 12 sonetti nel dialetto del Borgo, in occasione della conclusione degli impegnativi lavori di restautorestauro della [[Duomo di Sansepolcro|Cattedrale di Sansepolcro]], promosso dal vescovo [[Pompeo Ghezzi]]. Protagonisti sono i travi e le colonne della cantoria sopra l’ingresso principale, tutti destinati alla sostituzione o alla eliminazione. Travi e colonne presentano i caratteri della gente: c’è chi si lamenta e chi invece spera in un futuro migliore. Dai dialoghi esce fuori una sana saggezza popolare, intrisa di un poco di conoscenza di testi sacri. L’autore alla fine non si lascia sfuggire l’occasione di condannare la guerra<ref>Sulla poetica del Gennaioli cfr. E. Mattesini, ''La Divina Commedia di don Giuseppe Gennaioli e altri testi in vernacolo borghese'', Città di Castello1991.</ref>.
 
==Altre opere==