Giuseppe Sanmartino: differenze tra le versioni

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Dal 1747 il Sanmartino risulta lavorare, unitamente a Giovanni Cimafonte, presso la Cattedrale di Monopoli presso cui sono documentate<ref>Notaio Onofrio Arnese, scheda 291, prot. 9, foll. 2v-5, quale copia dell'atti di Notar Mario d'Alessio del 25 gennaio 1750.</ref> le sculture a grandezza naturale del ''San Giuseppe'' e di ''San Michele Arcangelo''<ref group="N">Per il San Michele Arcangelo, esiste diatriba di attribuzione per lo stile più aderente a quello di Matteo Bottigliero, maestro del Sanmartino. Il fatto, tuttavia, che avesse da poco lasciato quella scuola, fa propendere per una maturità artistica ancora non raggiunta, che ancora si rifà agli stili del maestro.</ref><ref>Elio Catello (2004), p. 22.</ref>.
 
===Gli anni '50 del '700 e- il Cristo Velato -===
[[File:Cristo Velato Volto.jpg|thumb|Il volto del ''Cristo velato'']]
Il decollo artistico del Sanmartino, in ogni caso, si data nella seconda metà del Settecento (molto verosimilmente nel 1751<ref>Elio Catello (2004), p. 17.</ref>, chiamato da [[Antonio Corradini]]), quando Napoli serbava tracce di un notevole fervore artistico che vi accentrò i nuovi orientamenti della scultura settecentesca italiana, rappresentati dal genovese [[Francesco Queirolo]] e dal veneziano [[Antonio Corradini]], riuniti attorno al cantiere della [[cappella Sansevero]], diretto da [[Raimondo di Sangro]], settimo principe di Sansevero<ref name=dbi>{{Cita libro|autore = [[Luisa Becherucci]]|titolo = SAMMARTINO, Giuseppe|anno = 1936|editore = Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città = Roma|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-sammartino_(Enciclopedia-Italiana)/|accesso = 30 settembre 2016}}</ref>.