Carlo Trabucco: differenze tra le versioni

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Nel 1925, quando il giornale assunse posizioni filofasciste, Trabucco si dimise e con altri cattolici torinesi fondò ''Il Corriere'', che però venne soppresso da [[Mussolini]] nel 1926. Il decennio successivo fu segnato dal mancato possesso della tessera fascista, dovendo nel 1931 licenziarsi da ''[[La Stampa]]'' (dove lavorava come cronista sportivo dal 1929) e dimettersi dalla carica di presidente dei giovani dell'Azione Cattolica (che ricopriva dal 1927). Nel 1937 venne cancellato dall'albo professionale dei giornalisti.
 
Nel settembre 1941 venne richiamato alle armi e, su interessamento di Restagno, a dicembre venne trasferito a Roma, all'Ufficio di propaganda dello [[Stato maggiore dell'Esercito]]. Nel periodo dell'occupazione tedesca di Roma, dall'8 settembre 1943 al 5 giugno 1944, visse in clandestinità e scrisse un diario, pubblicato nel 1945 con il titolo ''La prigionia di Roma'', che rappresenta un importante documento storico. Secondo [[Robert Katz]], autore di uno dei primi studi sull'[[eccidio delle Fosse Ardeatine]] del 24 marzo 1944, Trabucco fu il primo a utilizzare il termine "Fosse" (anziché "Cave"), poi entrato nel lessico comune, per designare le cave di pozzolana in cui fu perpetrata la strage nazista<ref>Robert Katz, ''Morte a Roma. La storia ancora sconosciuta del massacro delle Fosse ardeatine'', Roma, Editori Riuniti, 1968 [1967], p. 210 n.</ref>.
 
Dopo la [[liberazione di Roma]] divenne segretario particolare di [[Giuseppe Spataro]] all'ex [[Ministero della Cultura Popolare]] e in seguito caporedattore, critico teatrale e cinematrografico al quotidiano ''[[Il Popolo]]'', diretto da [[Guido Gonella]]. Nel 1945 passò al ''Popolo Nuovo'' di Torino (fondato e diretto da Gioachino Quarello) come corrispondente romano. Il 6 marzo 1954 tornò a Torino per assumere l'incarico di condirettore responsabile del giornale, carica che conservò fino alla sua chiusura nel novembre del 1958.