Collasso dell'Età del Bronzo: differenze tra le versioni

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Harvey Weis, professore di archeologia del Vicino Oriente a Yale<ref>{{En}} Weiss, Harvey: (1982) "Il declino della civiltà della tarda età del bronzo come una possibile risposta al mutamento climatico" in ''Mutamento climatico'' ISSN 0165-0009 (Paper) 1573-1480 (Online), Volume 4, Numero 2, giugno 1982, pp. 173-198</ref> mostrò, usando l'[[Indice di siccità di Palmer]] (''Palmer Drought Index'') che, per 35 stazioni meteorologiche greche, turche e medio-orientali, i siti associati al collasso della tarda età del bronzo furono colpiti da una siccità simili a {{chiarire|quella che persistette nel Mediterraneo dal gennaio del 1972|fino a quando?}}<ref>{{cita web |lingua=en |cognome=Wright |nome=Karen |titolo=Imperi nella polvere |rivista=Discover Magazine |data=marzo 1998 |url=http://discovermagazine.com/1998/mar/empiresinthedust1420}}</ref>. La siccità avrebbe facilmente potuto scatenare o affrettare problemi socio-economici, conducendo a guerre. Più recentemente [[Brian Fagan]] ha mostrato come la diversione delle tempeste [[Atlantico|atlantiche]] invernali a nord dei [[Pirenei]] e delle [[Alpi]], che porta condizioni più umide nell'Europa centrale, ma siccità nel Mediterraneo orientale, possa essere associata con il collasso della tarda età del bronzo<ref>{{cita libro |autore=Brian Fagan |titolo=La rivoluzione del clima |url=http://books.google.com/books?id=cjfLAQAACAAJ |anno=2001 |editore=Sperling & Kupfer|isbn=978-88-200-3183-1}}</ref>.
 
Cause macroclimatiche sono indicate, su dati aggiornati, anche da Wolfang Behringer<ref>{{cita libro |autore=Wolfang Behringer |titolo=Storia culturale del Clima |anno=2010 |editore=Bollati Boringhieri Saggi |pp=83-93 |id=EAN 9788833923802}}</ref>: in particolare gli anni successivi al 1250/1200 a.C. paiono sempre più siccitosi, mentre nel 1200 a.C. vi fu il nadir del [[Subboreale secco]] (generalmente caldo), cui seguì un periodo freddo e secco, iniziato attorno al 1150 e giunto al culmine nell'800 a.C .(fase subatlantica). Questo fenomeno ebbe una portata mondiale, ed è ben verificabile a livello [[dendrocronologia|dendrocronologico]] in [[America del Nord]] (con il massimo di siccità attorno al 1200 a.C.) e nel [[subcontinente indiano]] (dove coincide con la formazione del [[deserto di Thar]] e un impoverimento dei monsoni, processo iniziato dopo il 1300 a.C. e giunto al culmine attorno al 900 a.C.). Inoltre questi dati coincidono con gli annali [[Cina|cinesi]], che riportano, nei decenni che precedono la fine della [[dinastia Shang]] (1122 a.C.) sette anni di siccità, seguiti da inondazioni e da gelate a luglio nella valle del [[Fiume Giallo]], e diverse carestie gravi in tutto quel secolo.
 
Questi fenomeni potrebbero aver iniziato delle spirali recessive, tanto politico-religiose, quanto economiche, quanto, infine, militari. Infatti spesso i sovrani (è il caso anche del potente impero ittita, per altro particolarmente esposto alla siccità, che, in questo caso, avrebbe trasformato in [[steppa]] terreni in precedenza coltivabili) giustificavano il proprio potere con l'opera di mediazione tra l'umano e il soprannaturale, in particolare divinità climatiche (pioggia, tempesta ecc.); il loro fallimento indebolì, presumibilmente, la legittimazione "popolare" del potere monarchico. Inoltre la risposta all'inaridimento potrebbe essere stato quella di mettere a cultura nuovi terreni, [[disboscamento|disboscando]] altri boschi (anche in zone di seconda e terza scelta), causando un ulteriore rarefazione delle piogge (oltre ad aumentare l'erosione e la pericolosità delle alluvioni); grandi disboscamenti avrebbero desertificato (o meglio trasformato in steppe) ampie aree dell'Anatolia centrale, costringendo gli Ittiti a trasferire le loro capitali a sud.
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Questa siccità rese l'eccedenza agricola sempre più problematica, con una contrazione dei commerci, un aumento delle carestie (specie nelle civiltà urbane che necessitano di grandi eccedenze dalla campagna) e, conseguentemente, delle [[epidemia|epidemie]], operando un generale collasso demografico. Risulta piuttosto raro nella storia che un periodo caldo sia anche secco: nel 1200 a.C. fu così, ma negli anni successivi fu (secondo un modello più normale nella storia del clima) sia secco che freddo, con gelate estive e primaverili (almeno nella Cina centrale, dove esistono fonti; probabilmente il fenomeno riguardò l'intero emisfero boreale), e questo tipo di gelate, nelle società pre-industriali, sono accompagnate quasi sempre da carestie. La carestia potrebbe aver provocato delle migrazioni, sia di popoli colpiti, come profughi in cerca (anche violenta) di cibo, sia come migrazioni di massa da aree più povere ma meno colpite dalla siccità (come l'Europa centrale, naturalmente più piovosa di quella meridionale), verso zone un tempo ricche (ed ancore ricche d'oro e di altri oggetti "da bottino"), indebolite e impoverite dagli eventi. Inoltre le dinastie regnanti, incapaci di far fronte al problema della fame, avrebbero dovuto sia far fronte a delle ribellioni (favorite dalla diminuzione della loro legittimazione ideologico-religiosa), sia affrontare nuovi nemici esterni (come i popoli del mare, i [[Dori]], ed altri) con eserciti demoralizzati e resi poco fedeli dalla diminuzione della legittimazione, oltre che indeboliti dalla crisi demografica. Mentre gli invasori potrebbero essere stati alla ricerca disperata di un saccheggio alimentare, e quindi molto determinati.
 
Anche se Behringer si dice scettico riguardo alla teoria della scarsità di bronzo, tanto l'insicurezza determinata da migrazioni ed invasioni, quanto dalla generale contrazione dei commerci avrebbe potuto ridurre la capacità degli statiStati di provvedere al reperimento di bronzo, favorendo così l'affermazione del ferro e di un nuovo modello di guerra, ad esso correlato. Comunque la diffusione del ferro (come quella di un tipo più efficiente di [[aratro]]) è, da questo autore, posta in relazione con questo prolungato periodo di siccità (e con la successiva ondata di freddo), che spinse gli uomini ad ingegnarsi ed a trovare nuove soluzioni; è quindi più una via d'uscita al collasso che una causa dello stesso.
 
Questo sarebbe quindi multicausale, anche se di origine eminentemente climatica, oltre che dovuto alla incapacità di gestire una siccità particolarmente prolungata (7-10 anni), intervallata da alluvioni, altre siccità ed annate fredde.