Rinascita pagana nell'Occidente tardoantico: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Etichetta: Probabile localismo
Nessun oggetto della modifica
Riga 5:
{{Citazione|Restauriamo, quindi, i riti e i culti , che così lungamente protessero il nostro Stato. Possiamo certo noverare prìncipi seguaci dell’una e dell’altra fede: d’essi, i primi han professato la religione dei padri, altri, più vicini a noi, pur non professandola, non l’hanno soppressa. Ora, se non serve a voi d’esempio la religione dei primi, vogliate almeno ispirarvi alla tolleranza di quegli altri.|[[Quinto Aurelio Simmaco]], 384}}
 
La '''rinascita pagana nell'[[Civiltà occidentale|Occidente]] tardo-antico''' fu un fenomeno religioso e politico della [[tarda antichità]] [[Tardo impero romano|imperiale]], manifestatosi verso
a lacavallo finefra delil [[IV secolo]], dal [[361]] al [[375]], sotto gli imperatori [[Flavio Claudio Giuliano]] e [[Gioviano]], [[Valente (imperatore romano)|ValenteV]] e [[Valentiniano I]], quandoche essova siad inserìinserirsi, quale parentesi temporanea, all'interno di un più generale e contrario [[Fenomeno sociale|fenomeno]] di progressivo declino dei culti del [[paganesimo romano]]-[[paganesimo greco|greco]], una decadenza che andava di pari passo con l'[[Cristianesimo delle origini|affermazione del cristianesimo]].
 
Tra i protagonisti di questa reviviscenza vi furono esponenti politici di [[Senato romano|rango senatorio]], come [[Vettio Agorio Pretestato]], [[Gaio Ceionio Rufio Volusiano Lampadio|Gaio Ceionio Rufio Volusiano, detto Lampadio]], [[Quinto Aurelio Simmaco]], [[Nicomaco Flaviano (prefetto del pretorio)|Nicomaco Flaviano]], tutti provenienti da [[gentes]] di antica [[aristocrazia romana]], nelle quali era ancora forte e vivo il retaggio delle [[mos maiorum|tradizioni più antiche]] della [[civiltà romana]].
Line 11 ⟶ 12:
Anche dopo gli [[editti di Teodosio]], che resero il cristianesimo l'unica ''[[Religione ufficiale|religio licita]]'', sopravvissero nell'impero (soprattutto in [[Impero romano d'Occidente|Occidente]], dopo il 395) sentimenti pagani legati all'osservanza delle tradizioni e del ''[[mos maiorum]]''<ref>[[Valerio Massimo Manfredi]], ''Nota dell'autore'' al romanzo ''[[L'ultima legione]]'', p. 471</ref>.
 
In particolare il restauro dei culti pagani avvenne sotto il dominio dell’imperatore [[Giuliano l’Apostata]], dal [[361]] al [[363]], mentre dal nei decenni successivik fino ai primi anni del [[V]] secolo, sotto i regni di [[Gioviano]], [[Valente]] e [[Valentiniano]] continuarono a godere di una certa tolleranza.
Il movimento di restaurazione dei culti pagani tuttavia non ebbe successo, in parte per il suo carattere di élite, per cui i sacerdoti e i riti erano riservati alle classi nobili e in parte perché i vecchi culti non offrivano una risposta salvifica. Anche i cd. "culti misterici", come quello del dio partico [[Mitra]] o i culti egizi di [[Iside]] e [[Osiride]] infatti erano riservati agli "iniziati", cioè a persone selezionate e giudicate "degne".
 
Le donne romane di per sé avevano molte limitazioni nel culto e addirittura culti a loro riservati, come quello di [[Vesta ]]o della Bona Dea.
==Le cause della rinascita==
Come alcuni studiosi suggeriscono, la rinascita pagana fu da attribuire proprio allo Stato romano da poco riorgannizzato, considerato il suo principale predicatore, e di alcuni dei suoi imperatori che sentivano il gravare dei loro doveri religiosi e si dimostravano aperti a quanti facevano altrettanto.<ref name=Brown1>Peter Brown, ''La formazione dell'Europa cristiana: Universalismo e diversità''</ref>
 
Le origine della rinascita pagana sono da cercare in quella che era la competizione per il potere, fra la [[Cristianità]] e la [[nobilitas]] Romana ancora fedele ai culti tradizionali, all’interno del [[Pomerio]] della città di [[Roma]] come simbolo della supremazia religiosa e politica.<ref name=Papadopoulos> [https://www.academia.edu/13773338/Reactionary_Paganism_Renewal_and_Invention_of_Traditions_in_Late_Fourth_Century_Rome], Ioannis Papadopoulos, ''Reactionary Paganism: Renewal and Invention of Traditions in Late Fourth Century Rome'' </ref>
 
Questo restauro degli antichi culti tradizionali era destinato prevalentemente ad alcuni “pochi scelti”, una cerchia ancora più ristretta di quella della sua forma classica precedente del [[cultum deorum]]. Questa generazione di aristocrazia pagana sperimentò una nuova interpretazione delle usanze tradizionali, il cosiddetto [[mos maiorum]], con lo scopo di preservare la loro identità e la loro visione della romanità in contrasto con quella Cristiana proliferante.<ref name="Papadopoulos" />
 
==Il regno di Giuliano==
{{Citazione|Noi adoriamo gli Dei apertamente, e la maggior parte dell’esercito che mi accompagna ne è timorata. Compiamo sacrifici Pubblicamente. Abbiamo offerto numerose ecatombi agli Dei come offerte di ringraziamento. Gli Dei mi hanno ordinato di purificare tutto nella misura in cui io possa, ed io dal mio canto obbedisco loro con zelo. Ed essi dicono che noi coglieremo grandi ricompense per le nostre gesta se solo non ci perdiamo d’animo.|[[Flavio Claudio Giuliano]], ''lettera a Massimo il Teurgo''<ref>Lettere di Giuliano, Ep. 26.415c-d</ref>}}
 
Nel breve regno di Giuliano si assistette per la prima volta ad un tentativo di risposta pagana all’avanzare dell’influenza Cristiana nei campi dell’amministrazione e nella vita pubblica perpetrata nel precedente mezzo secolo sotto il regno di Costantino II.<ref name="Papadopoulos" /> Giuliano l’Apostaa spese grandi energie nel ristrutturare tombe e templi, ricostruire altari e statue, ravvivare antiche cerimonie e inventarne di nuove.<ref> Libanio, ''Orazioni 18.126'' </ref>; <ref> Libanio, ''Orazioni 1.119'' </ref>, <ref> Ammiano, Res Gestae ''22.12.6'') </ref>. Si impegnò esso stesso nel praticare [[cerimonie sacrificali]], preperando e compiendo personalmente i [[sacrifici]] animali, tanto che [[Antiochene]] lo additò come ''macellaio piuttosto che sacerdote'' <ref> Ammiano Res Gestae 22.14.3</ref>.
Il suo operato non era mosso solo dalla sue idee religiose ma anche da motivazioni politiche. Nonostante la maggior parte dei seguaci dei culti tradizionali fosse scettica nei confronti delle idee spesso troppo radicali e ambiziose, Giuliano, che nella sua giovinezza venne istruito prima con i concetti Cristiani e poi con quelli [[Neoplatonici]], percepiva la necessità di combinare l’eredità della [[Romanitas]] e dell’[[ellenismo]] in una [[religio universalis]]. Questa sua visione venne espressa principalmente nei suoi ''“inni alla madre degli dei”'', [[Cibele]], il più antico dei [[culti]] romani in [[oriente]], questo trattato svolse la funzione di manuale per le [[sacerdotesse di Cibele]] istruendole sulle nuove prospettive e interpretazioni del culto.<ref name="Papadopoulos" />
Giuliano tentò di ripristinare la posizione simbolica di [[Roma]] e [[Atene]] come vertici dell’impero, la prima come capitale politica e amministrativa e la seconda come simbolo culturale e intellettuale dell’[[Orbis Romanum]].
Fortemente ispirato dalla figura di [[Augusto]] e della sua ''[[epoca d’oro]]'' , durante il suo regno appuntò uno dei più illustri aristocratici Romani, [[Vettio Agorio Pretestato]], [[console]] di [[Achaia]] in Grecia, quì Pratestato ebbe modo di prendere parte ai [[Misteri Eleusini]] che influenzarono fortemente la sua visione religiosa. Fu questa visione Greca [[mistica]] ed [[esoterica]] ad essere trasmessa agli ultimi aristocratici pagani.<ref name="Papadopoulos" />
Pratestato fu uno dei membri più importanti delle ultime comunità pagane, tanto da menzionare quasi unicamente le sue attività sacerdotali nelle iscrizioni da lui composte. La sua morte nel 384 fu una autentica celebrazione della Roma pagana tanto che ''l’intera città ne venne disturbata''.<ref>Geremia, ''Epistula XXIII 2-3'' </ref>
 
===La reintroduzione del sacrificio di sangue===
 
Già dal [[III]] secolo all’interno del paganesimo Romano si erano venute a sviluppare e rafforzare correnti più moderati che prediligevano un approccio più spirituale, meno incentrato su [[sacrifici di sangue]] e in molti casi queste forme più moderate assorbivano al loro interno molte delle usanze Cristiane che si dilagavano prevalentemente fra le classi più povere della popolazione, questo scatenò una reazione da parte delle classi aristocratiche ancora legate alle forme più tradizionali di culto, fu in questo contesto che l’imperatore Giuliano tentò di reintrodurre l’usanza dei sacrifici di sangue.<ref name=Bradbury> [http://www.jstor.org/stable/1088885?seq=24#page_scan_tab_contents] Scott Bradbury, ''Julian's Pagan Revival and the Decline of Blood Sacrifice'' </ref> Non è certo che Giuliano fosse del tutto favorevole a questa antica usanza, certo è che nelle sue conversazione con [[Libanio]] disse chiaramente che durante la marcia ad [[est]] del [[361]] la vista di vittime sacrificali tutto intorno la città [[turca]] di [[Batnae]] gli sembrarono un eccesso di zelo alieno alla spirito di pura devozione e che la devozione per gli dei dovesse manifestarsi in luoghi isolati, distanti dagli affollati spazi pubblici.<ref>Letter di Giuliano, ''Ep. 98.400c-d''</ref> <ref>Giuliano, ''Misopogon 344d''</ref>
Pubblicamente a favore della reintroduzione del sacrificio di sangue fu [[Sallustius]], amico di Giuliano, che nel suo ''Trattato sugli dei e sul cosmo'' , rifacedosi a [[Giamblico]], esaltò la sacralità dei sacrifici, senza il quale le preghiere sarebbero solo vuote parole.<ref>De Mysteriis Aegyptiorum, Chaldaeorum, Assyriorum 4.3; 5.26 </ref>. Giuliano stesso probabilmente venne istruito sulla base di questi argomentazioni.
[[Ammiano Marcellino]], riferendosi a Giuliano racconta come esso avesse ''“Inzuppato gli altari con il sangue di un eccessivo numero di vittime, a volte macellando un centinaio di buoi in una volta sola, con innumerevoli branchi di vari altri animali, portando i costi dei suoi rituali ad un livello così gravoso mai visto fino ad allora”''<ref> Ammiano, ''Res Gestae 22.12.6-7''</ref> <ref name="Bradbury" />
 
Invece la Chiesa cristiana non escludeva nessuno a priori, anzi traeva la sua forza proprio dall'adesione delle classi inferiori, che erano la grande maggioranza della popolazione. Dopo l'editto di Costantino, il Cristianesimo ebbe un momento di grande sviluppo organizzativo e dottrinale: si affermarono letterati ed esponenti di prestigio sia nel clero, come [[Ambrogio]] sia presso la corte imperiale, come l'imperatrice [[Elena]]. La politica religiosa imperiale ne fu quindi influenzata.
 
Il tardo Impero combatté gli ultimi riti pagani e le filosofie esoteriche fino a imporre la chiusura definitiva dei templi e degli istituti pagani. Più che un esempio di fanatismo religioso e di intolleranza, fu piuttosto il tentativo, tramite l'appoggio al culto più diffuso e organizzato, di garantire stabilità ad un impero sempre più fragile e instabile con il "controllo" della fede.
== Note ==
<references/>