Mitologia maya: differenze tra le versioni

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Gli animali avevano una forte simbologia religiosa. Il [[cervo]] aveva per i Maya una valenza cosmica in quanto era posto in relazione con la terra e veniva considerato un simbolo del Sole diurno e del suo movimento dalla vita alla morte: all'alba è un lamento e al crepuscolo agonizza. I [[rettili]] furono raffigurati nell'arte per rappresentare l'origine del mondo e il mare primordiale. Il [[coccodrillo]] nel suo significato cosmico incarnava un mostro cosmico bicefalo, mentre nel suo aspetto terrestre veniva rappresentato come il mostro ''Cauac'', un essere con l'aspetto di rettile ed i tratti di coccodrillo. La sua pelle squamosa era interpretata come la superficie della terra e le fauci aperte come la caverna che porta all'Inframondo, il mondo sotterraneo. Le [[rane]] richiamavano la fertilità della terra in quanto il loro canto rievoca la pioggia.
Il [[pesce]] era interpretato come simbolo della morte, dell'Inframondo e dell'acqua. Animali ed elementi acquatici erano associati alla pioggia, al mare, alla fertilità e al mare primordiale della creazione.<ref>Nella [[cosmogonia]] di molte civiltà si parla di un "mare primordiale", per esempio in quella dell'[[India]] e in quella [[babilonese]] (in quest'ultima, l'Oceano di acqua dolce, ''apsū'', e ''tiamat'', il mare salato e amaro). Cfr."Le Acque e il simbolismo acquatico" nel ''Trattato di storia delle religioni'' di [[Mircea Eliade]], ed. [[Bollati Boringhieri]], Torino, 2007. </ref> La [[tartaruga]], galleggiando sul mare, rappresenta la superficie della Terra dal cui [[carapace]], come indicato nel ''[[Popol Vuh]]'', era emerso ''Hun Hunahpu'' ( padre degli Eroi Gemelli) resuscitando in forma di dio del mais. Era anche collegata con ''Chhahk'', dio della pioggia, e veniva considerata come il collegamento tra terra e acqua. Il [[pipistrello]] che abita nell'oscurità era posto a guardia delle grotte, ritenute ingresso all'Inframondo. Esso era associato alla notte, alla morte, alla fertilità e alla sessualità. L'[[anatra]]
eranoera ritenuta l'anima dei defunti e il messaggero delle nubi verso le diverse direzioni del mondo sacro. I Maya credevano inoltre che spiriti e dei assumessero le forme di un'anitra durante i loro viaggi fra montagne sacre e mare. Lo [[scorpione]] era invece collegato a Venere come luce dell'alba e della sera.
Tra gli animali terrestri, il [[serpente]] simboleggiava il legame con la terra ed era emblema della fertilità. Simboleggiva pure i grandi contrari cosmici e la loro armonia ("coincidentia oppositorum" o [[contraddizione]]) che rende possibile la vita ed era anche simbolo dell'energia sacra alla quale partecipano dei e uomini. In particolare poi il "Dragone celeste" univa le caratteristiche del serpente a sonagli e del [[quetzal]] nonché di altri animali come il cervo ed il giaguaro, diventando in tal modo supremo simbolo del "sacro" che in sé fonde gli opposti cosmici. La [[scimmia]] rappresentava le arti e trasmetteva agli uomini i disegni degli dei mediante la scrittura, una sorta di "scrivano degli dei", quindi era anche guardiano della saggezza. Il [[tasso]] disperdeva i semi delle piante e perciò era un creatore di vita (nel ''Popol Vuh'' uno dei nomi attribuiti alla madre creatrice è Zaqi-Nima Tziis, cioè "Grande Tasso Bianco"). Il [[cane]] era il compagno dell'uomo, associato simbolicamente ai tre strati dell'universo (Cielo, Terra e Inframondo); sostituisce l'uomo nei sacrifici agli dei, conduce l'uomo al suo destino finale ed è l'eroe culturale che dà fuoco al sole e dal quale si origina la civilizzazione. Il [[giaguaro]] rappresentava a volte le energie sacre come la vita ma anche il lato oscuro della vita, le forze distruttive e misteriose, venendo quindi ad avere in sé il contrario necessario per l'equilibrio cosmico. Quest'animale è il Sole che entra nell'Inframondo; il suo manto è il cielo notturno punteggiato di stelle. Rappresenta i poteri occulti e non comprensibili della distruzione in quanto proviene da un tempo primordiale, caotico e pre-cosmico.<ref>''Maya, il linguaggio della Bellezza'', ed. Kornice.</ref>