Origene: differenze tra le versioni

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In ogni caso, l'imperatore in seguito scrisse il suo ''Liber adversus Origenem'', contenente, oltre a un'esposizione delle ragioni della sua condanna, ventiquattro testi censurabili tratti dal ''De principiis'', e dieci precetti da [[anatema|anatemizzare]]. [[Giustiniano]] ordinò che il patriarca Menna riunisse tutti i vescovi presenti a Costantinopoli e gli facesse sottoscrivere questi anatemi. Ciò avvenne nel sinodo locale (''synodos endemousa'') del [[543]]. Una copia dell'editto imperiale fu inviata agli altri patriarchi, compreso [[Papa Vigilio]]. Tutti confermarono la loro piena adesione. Per Vigilio esistono la testimonianza di Liberato (''Breviarium'', XXIII) e di Cassiodoro (''Institutiones'', 1).
 
Ci si sarebbe aspettato che Domiziano e Teodoro Askidas, attraverso il loro rifiuto di condannare l'origenismo, sarebbero caduti in disgrazia all'interno della corte; ma essi sottoscrissero tutto quello che gli venne chiesto di firmare e divennero più potenti che mai. Askidas si prese anche una vendetta persuadendo l'imperatore a condannare [[Teodoro di Mopsuestia]], ritenuto nemico giurato di Origene (Liberato, ''Breviarium'', XXIV; [[FacondoFacondio di Ermiane]], ''Defensio trium capitul'', I, II; Evagrio, ''Historia'', IV, XXXVIII). Il nuovo editto di Giustiniano, di cui non resta alcuna copia diede il via ai lavori del quinto concilio ecumenico in cui furono condannati Teodoro di Mopsuestia, [[Iba di Edessa]], e [[Teodoreto di Cirro]] ([[553]]).
 
=== Ierace e gli ieraciti ===