Maxiprocesso di Palermo: differenze tra le versioni

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=== Il pentimento ===
Molto si è scritto sulla decisione di Buscetta di "pentirsi", ossia di rinnegare la sua appartenenza a Cosa Nostra e raccontare agli inquirenti le sue conoscenze sulla mafia. In ogni caso, non si trattò di un pentimento in senso morale o spirituale: Buscetta non rinnegò mai il suo passato di mafioso. Affermò piuttosto che erano stati i nuovi capi di Cosa Nostra, i [[Corleonesi]], a sovvertire con la violenza i vecchi ideali della "[[Onorata società (termine)|Onorata società]]" e che, quindi, i veri traditori erano loro. Su questo punto, però, va precisato che vari studiosi di Cosa Nostra, tra cui lo stesso Falcone, dubitanoritengono che questo tempo in cui la mafia rispettava codici etici (ed era in questo senso apprezzabile) non sia mai esistito.<ref>Falcone Padovani, pagg. 60, 104.</ref><ref>Lupo, pagg. 17-22.</ref> Si può aggiungere almeno un'altra riflessione: Buscetta faceva parte di una fazione perdente di Cosa Nostra; non potendo uccidere lui, i Corleonesi gli avevano ucciso ben nove parenti (tra cui due figli che non erano nemmeno affiliati a Cosa Nostra, grave violazione delle regole non scritte della mafia). Di conseguenza, una volta arrestato, rivelare le proprie conoscenze era l'unico modo rimasto a Buscetta per prendersi una rivincita sui suoi nemici. La decisione di parlare peraltro non fu priva di conflitti interiori, tanto che poco prima di essere estradato in Italia Buscetta tentò anche il suicidio.<ref name=film /><ref name=cd /><ref>Maria Falcone, pagg. 91-93.</ref><ref name=Ayalapau112>Ayala 2008, pagg. 112-113.</ref><ref>Lodato, pagg. 18-19, 75.</ref><ref>Lupo, pag. 253.</ref>
 
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