Regime del Terrore: differenze tra le versioni

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La popolazione francese, esausta per le repressioni, chiedeva un periodo di pace. Questa speranza sembrò concretizzarsi con la vittoria di Jourdan contro le truppe della coalizione a [[Battaglia di Fleurus (1794)|Fleurus]], il 26 giugno, che riapriva le porte del Belgio e la riconquista della frontiera naturale sul [[Reno]]. Per qualche tempo, forse temendo un attentato, Robespierre non si fece più vedere né al Comitato né alla Convenzione. Ma, tramite il suo braccio destro, Saint-Just, aveva chiarito che le vittorie non dovevano essere il preludio a un rilassamento del regime del Terrore.
 
Ormai, tuttavia, l'opposizione alla sua autorità cresceva. Si verificò un'alleanza d'intenti tra i membri del Comitato di sicurezza generale, stanchi di essere esautorati dal Comitato di salute pubblica; Collot d'Herbois, Barère e Billaud-Varenne, in seno al Comitato di salute pubblica; ed ex rappresentatirappresentanti in missione quali [[Jean-Lambert Tallien]], Fouché, [[Stanislas Fréron]], [[Paul Barras]] (i cosiddetti “proconsoli”), che Robespierre voleva condannare per i loro eccessi durante la repressione, e per le ruberie.
 
[[File:9 termidoro.jpg|thumb|upright=1.4|left|Jean-Lambert Tallien brandisce il pugnale contro Robespierre durante la seduta della Convenzione del 9 Termidoro]]Il 26 luglio, Robespierre tornò alla Convenzione per denunciare una grande cospirazione in seno ai comitati e alla Convenzione stessa: sapeva tutto. I cospiratori tremarono, si chiese che fossero fatti i nomi. Robespierre si rifiutò, facendo pendere la minaccia della ghigliottina su tutta l'assemblea. Nella notte, il complotto entrò in azione. L'indomani, 9 termidoro secondo il calendario rivoluzionario, in una drammatica e convulsa seduta, i deputati impedirono a Saint-Just e Robespierre di prendere la parola e pronunciare, come stabilito, l'atto di accusa contro i cospiratori di cui sarebbe stato chiesto l'arresto. Alle urla di “abbasso il tiranno” fece seguito la proposta di mettere in stato d'accusa Robespierre, Saint-Just e Couthon, il “triumvirato” che di fatto reggeva il Comitato di salute pubblica. La proposta venne approvata e i tre condotti in carcere. In serata, tuttavia, il Comune insorgeva e li faceva liberare e rifugiare nell'[[Hôtel de Ville (Parigi)|Hôtel de Ville]]. Indecisi sul da farsi, Robespierre e i suoi persero tempo prezioso, mentre la Convenzione, affidato a Barras il comando delle truppe, dichiarava gli insorti fuori legge. Le sezioni si dispersero, incapaci di una reale mobilitazione dopo che i loro capi erano stati falcidiati con la caduta degli hébertisti. All'irruzione delle truppe nel Comune, Robespierre tentò di spararsi, ferendosi gravemente, mentre il fratello [[Augustin Robespierre|Augustin]] si gettava dalla finestra, scampando a sua volta alla morte. [[Philippe-François-Joseph Le Bas|Le Bas]], loro seguace, si sparò. Saint-Just e Couthon vennero catturati. L'indomani, senza alcun processo, furono ghigliottinati.
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Con il decreto del 14 [[frimaio]] anno II (4 dicembre [[1793]]), si stabilì che tutti i corpi istituzionali e i pubblici funzionari fossero posti sotto il controllo del Comitato di salute pubblica. Ciò permise di porre quest'ultimo a capo dell'intero governo della Francia, cosa che già implicitamente era avvenuta con la possibilità concessa al Comitato di salute pubblica di rinnovare le cariche di tutti gli altri comitati, tra cui quello di sicurezza generale – sancendo di fatto la fine della loro equiparazione – e di spiccare autonomamente mandati d'arresto, arrogandosi così anche poteri di polizia. Dal 1º aprile [[1794]], i ministeri furono aboliti e vennero istituite dodici Commissioni esecutive sotto il diretto controllo del Comitato, i cui membri erano nominati dalla Convenzione su proposta dei membri del Comitato stesso. Tra queste spiccavano la commissione per le armi e polveri, che dirigeva lo sforzo di fabbricazione delle armi, e la commissione alle sussistenza, che dirigeva la politica economica. Alle commissioni si affiancavano particolari uffici, come l'Ufficio di polizia controllato da Saint-Just e l'Ufficio topografico, vero e proprio “ministero della guerra”, controllato da Carnot tramite il futuro ministro della guerra [[Henri-Jacques-Guillaume Clarke, duca di Feltre|Clarke]].
 
Per controllare l'intera Francia, il decreto del 14 frimaio stabiliva che ogni dieci giorni ciascun distretto dipartimentale dovesse rendicontare il proprio operato al Comitato, attraverso gli “agenti nazionali”, che sostituivano i procuratori e i sindaci. In ciascun comune venivano istituti i ''Comitati di sorveglianza rivoluzionaria'', composti da dodici membri, con poteri di polizia. Essi rilasciavano i certificati di civismo, compilavano liste dei sospetti e arrestavano tutti coloro che erano considerati nemici della Rivoluzione. Ogni due giorni dovevano rapportare al Comitato di sicurezza generale<ref>Soboul, ''op. cit.'', p. 336</ref>. Il 9 aprile [[1793]] un apposito decreto istituì la figura dei “rappresentati“rappresentanti in missione”, in numero di tre per ciascuna armata della Repubblica. Dotati di ampi poteri sul controllo delle attività militari, potevano far arrestare i generali ed erano di fatto considerati i “proconsoli” della Repubblica. Il loro enorme potere portò il Comitato di salute pubblica a revocarli nella primavera del 1794, mettendo sotto inchiesta diversi di essi.
 
=== Il Tribunale rivoluzionario ===