Nanotossicologia: differenze tra le versioni

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== Definizioni ==
Per dimensioni nanometriche si intende un diametro medio compreso indicativamente fra 0,2 e 100 [[Nanometro|nm]]<ref name="SCENIHR">{{en}} [http://ec.europa.eu/health/ph_risk/committees/04_scenihr/docs/scenihr_o_003b.pdf SCENIHR] ''The appropriateness of existing methodologies to assess the potential risks associated with engineered and adventitious products of nanotechnologies'' "the range of the nanoscale is from the atomic level, at around 0.2 nm up to around 100nm" pag. 8-9.</ref>.
 
In entrambi i casi ci si riferisce a patologie correlate non a [[virus (biologia)|virus]], [[batteri]] o [[parassiti]], ma a micro- e nanoparticelle prodotte in ambito ingegneristico<ref name=Gatti>AM Gatti, F Rivasi (giugno 2002) ''Biocompatibility of micro-and nanoparticles. Part I: in liver and kidney'' - in ''Biomaterials'' 23;11,2381-2387 ed. Elsevier</ref>. La nanotossicologia è inquadrata, quindi, primariamente come disciplina della [[medicina del lavoro]], e quindi della [[medicina legale]] e [[medicina delle assicurazioni|delle assicurazioni]].
 
Lo studio nanopatologico è volto sia all'aspetto [[tossicità|tossicologico]] che [[carcinogenesi|carcinogenico]] di tali materiali.
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Non esiste alcuna evidenza sperimentale che il micro e il nano particolato inorganico, insolubile e non biocompatibile, sia in qualunque maniera eliminato dall'organismo tramite feci, urina o, comunque, organi emuntori. I pochi studi condotti mostrano saltuariamente la presenza di piccole quantità di ioni di metalli estranei all'organismo nelle urine, ma mai di particelle che, anche nelle loro dimensioni più piccole, contengono miliardi di atomi.
 
Ad ora, parrebbe che i fattori di maggiore aggressività sia il fatto di essere corpo estraneo e di avere dimensioni tanto piccole da potersi insinuare con facilità nei tessuti. Alcuni lavori in vivo sull'animale pubblicati mostrerebbero, comunque, la loro capacità patogena<ref>Hansen, T., Clermont, G., Alves, A., Eloy, R., Brochhausen, C., Boutrand, J.P., Gatti, A.M., Kirkpatrick, J. "Biological tollerance of different materials in bulk and nanoparticulate form in a rat model: Sarcoma development by nanoparticles", J.R. Cos. Interface (2006) 3, 767-775 doi:10.1098/rsif.2006.0145.</ref><ref>Gatti A.M., Kirkpatrick J., Gambarelli A., Capitani F., Hansen T., Heloy R., Clermont G., "ESEM evaluation of muscle/nanoparticles interface in a rat model." J. Mater. Sci. Mater Med. Apr. 19(4) 1515-22.</ref>.
 
Alcuni studi mostrerebbero la capacità delle nanoparticelle di penetrare in profondità nei tessuti promuovendo quindi condizioni di infiammazione a bassa intensità<ref>{{en}} [http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?db=pubmed&cmd=Retrieve&dopt=AbstractPlus&list_uids=15503438&query_hl=2&itool=pubmed_DocSum J Nanosci Nanotechnol. 2004 May;4(5):521-31. Sunto]</ref> che ben si accordano con le evidenze epidemiologiche che associano l'esposizione di particolato fine e ultrafine con l'aumento del rischio di malattie cardiovascolari e respiratorie<ref>{{en}} Sioutas C, Delfino RJ, Singh M. Exposure assessment for atmospheric ultrafine particles (UFPs) and implications in epidemiologic research. Environ Health Perspect. 2005 Aug;113(8):947-55. [http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?db=pubmed&cmd=Retrieve&dopt=AbstractPlus&list_uids=16079062&query_hl=10&itool=pubmed_docsum Sunto]</ref><ref>{{en}} Delfino RJ, Sioutas C, Malik S. Potential role of ultrafine particles in associations between airborne particle mass and cardiovascular health. Environ Health Perspect. 2005 Aug;113(8):934-46. [http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?db=pubmed&cmd=Retrieve&dopt=AbstractPlus&list_uids=16079061&query_hl=10&itool=pubmed_docsum Sunto]</ref>.