Sutra della Meditazione del Bodhisattva Samantabhadra: differenze tra le versioni

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Secondo alcune antiche tradizioni del [[Buddhismo cinese]] e del [[Buddhismo giapponese]]<ref>Così Yoshiro Tamura: «Since ancient times the Sutra of Innumerable Meanings, the Sutra of the Lotus Flower of the Wonderful Law, and the Sutra of Meditation on the Bodhisattva Universal Virtue have been know collection in China and Japan as Threefold Lotus Sutra». In:''The Threefold Lotus Sutra''. Tokyo, Kosei, 1998, pag. XIII.</ref> è inteso essere l'epilogo aggiunto al ''[[Sutra del Loto]]'', di cui rappresenta la continuazione del suo ultimo capitolo, il [[Sutra del Loto: XXVIII capitolo|XXVIIII]], e, unitamente al ''[[Sutra dell'Infinito Significato]]'' (無量義經, pinyin: ''Wúliángyì jīng'', giapp.: ''Muryōgi Kyō'', [[T.D.]] 276, 9.383b-389b), ne costituisce una delle tre parti.
 
La traduzione dal sanscrito al cinese di questo ''sūtra'' è attribuita al monaco kashmiro [[Dharmamitra]] (曇摩蜜多, anche 法秀; IV-V secolo d.C.), il testo in [[lingua sanscrita]] è andato perduto.
 
Il contenuto del ''sūtra'' consiste nella descrizione degli insegnamenti del [[Buddha Śākyamuni]], a tre mesi dal suo ''[[parinirvāṇa]]'', quando, nel ritiro monastico di [[Vaiśālī]], invita i suoi discepoli a meditare sulle pratiche proprie del ''[[bodhisattva]]'' [[Samantabhadra]] pentendosi in questo modo dei peccati commessi dal corpo-mente.