Restauro della Pietà di Michelangelo: differenze tra le versioni

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Il '''Restauro della Pietà di Michelangelo''' - detta anche '''''[[Pietà vaticana]]''''' - che si trova nella [[basilica di San Pietro]] fu un atto necessario, dopo lo sfregio vandalico subito dalla scultura, il 21 maggio 1972, ad opera del geologo australiano [[László Tóth (geologo)|László Tóth]]. Le foto della Vergine martoriata - rotto il naso e accecato l'occhio, l'avambraccio sinistro troncato, la mano staccata e le dita spezzate - fecero il giro del mondo.[[File:Laszlo Toth dragged away from the Pieta.jpg|thumb|350 px|Laszlo Toth dragged away from the Pietà]]
I Canonici di San Pietro quella sera si recarono in processione, cantando il ''Miserere'', fino alla Cappella della Pietà, mentre taceva, in segno di lutto, l'organo della basilica.
== Storia ==
 
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Riparare le lesioni subite e restituire all'opera il miracolo del primitivo splendore formale era soltanto una delle opzioni. Alcuni avrebbero preferito che la ''Pietà'' non fosse affatto restaurata, bensì lasciata con i segni delle martellate cieche che l'avevano deturpata: in tempi tanto violenti, sarebbe diventata così un simbolo di vittima innocente. Altri avrebbero invece desiderato un restauro "critico" che lasciasse in evidenza le mancanze e le integrazioni. Prevalse la prima ipotesiː il restauro integrativo e completo. Redig de Campos disse allora: «La ''Pietà'' trae la sua forza espressiva in gran parte dalla purezza del marmo. E' una statua così meravigliosamente rifinita che un semplice graffio sul viso disturba più della mancanza delle braccia della [[Venere di Milo]].»<ref>{{Cita| Devreux|p. 87-88.}}</ref>
[[File:Dettagliopietà.JPG|thumb|300 px|Dettaglio ''Pietà'', 2014]]
 
=== Fasi del restauro ===
Il restauro, che si svolse in fasi successive, durò nove mesi.<ref>Vittorio Federici ''La guarigione della ''Pietà'', in: {{Cita| Devreux|pp. 15-45.}}</ref>
 
==== Elenco dei danni subiti ====
I danni alla scultura furono così catalogatiː 15 fratture, 8 scheggiature, 2 scalfitture, 3 crinature. In particolareː nell'occhio sinistro mancavano parte della sacchetta lacrimare e della palpebra; il naso era rotto in tre frammenti, ma facilmente individuabili; si notavano due scalfitture sul voltoː una sullo zigomo sinistro e un'altra sulla gota sinistra; il panneggio intorno al volto presentava tre fratture e una scheggiatura; due scalfitture erano sulla nuca; una abrasione e una lunga crinatura erano evidenti sull'avambraccio sinistro; fratture rotture e abrasioni varie deturpavano la mano sinistra.
 
==== La preparazione in laboratorio ====
Le maestranze della Fabbrica di San Pietro costruirono una parete di legno, per separare la cappella dal resto della basilica e tenere lontani i curiosi. Un ponteggio fu creato intorno alla scultura michelangiolesca, poiché si era deciso di non muovere la statua e di effettuare sul posto le fasi finali del restauro. In laboratorio si provarono vari collanti e frammenti contigui furono uniti tra loro. Per la costruzione delle protesi in finto marmo, a integrazione delle parti mancanti, furono provati vari prodotti utilizzati in [[odontotecnica]]; ma il risultato si dimostrò insoddisfacente, per l'esito porcellanato del prodotto finale. Campioni di [[marmo di Carrara]] saccaroide furono quindi polverizzati, ricavandone granuli di varia pezzatura che tuttavia, mescolati al collante, fornirono un prodotto troppo chiaro e opaco. Si provò quindi ad unire i granuli di marmo bianco ad una miscela di polveri di marmo di vari colori. Dopo vari tentativi si arrivò ad un prodotto finale color ocra pallido, che si adattava perfettamente al colore del marmo usato da [[Michelangelo Buonarroti]]. Le protesi da realizzare erano tre: due alla narice sinistra e una alla palpebra.
 
Il 7 ottobre 1972, terminate le ricerche in laboratorio, si passò alla fase esecutiva del restauro, direttamente sulla ''Pietà'' vaticana.
 
Ecco come [[Cesare Brandi]] raccontò alcune fasi del restauro: «Quando l'esecrabile sfregio della ''Pietà'' avvenne si sentirono correre voci e affermazioni tutt'altro che rassicuranti, come quella che addirittura prevedeva l'inserzione di un tassello di marmo al posto dell'occhio offeso della Madonna. Per fortuna erano dicerie o vanterie fuori luogo di artisti che si ritenevano capaci di poter mettere le mani addosso alla ''Pietà''. Il genere di restauro che è stato invece attuato, e se ne deve essere grati, è un restauro prudente, rispettoso e removibile. Soprattutto apprezzo il fatto che anche le piccolissime aggiunte che sono state fatte alla palpebra offesa e ai lati del naso, che fu staccato di colpo, sono in un materiale sintetico facilmente asportabile, come del resto anche il mastice con cui è stata attaccata la punta del naso e le parti ricostituite di frammenti del velo.»<ref>{{Cita| Devreux|p. 41.}}</ref>
 
==== L'occhio sinistro ====
Dal calco in gesso dell'intera scultura fu ricavato il negatonegativo dell'occhio sinistro, in gomma al [[silicone]]. Fu poi ricavato il calco in silicone dell'occhio danneggiato. La comparazione fra i due risultati in negativo permise di calcolare l'esatta forma delle parti mancanti, da realizzare. Per fortuna era stato identificato il frammento originale che restituiva al volto della Vergine la primitiva espressione.
 
Il martello sacrilego aveva lasciato sull'occhio uno sbaffo di vernice oleosa blu. Cesare Brandi così descrisse il problema e la sua soluzione: «Sotto la palpebra una macchia nera insidiosissima. Questa macchia era una sostanza oleosa, che aderiva al martello sacrilego, appena comprato dal pazzo. Si sarebbe potuto grattarla delicatamente e poi asportare il residuo con un solvente. Ma c'era sempre il pericolo che rimanesse un'ombra e in quel punto, un'ombra quasi circolare, oltre tutto, sarebbe stata come una pupilla d'un occhio bieco. Hanno avuto la felice idea di compiere uno "strappo": ho visto i nastri adesivi, e senza danno alcuno per la patina sottostante, la macchia è stata asportata.»<ref>Cesare Brandi, ''Visita alla <Pietà sotto cura'', in "Corriere della Sera", 7 dicembre 1972.</ref>
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==== Fasi finali ====
Tutta la statua fu lavata con acqua distillata. Piccole lacune dietro la nuca furono lasciate, a memoria visibile dei danni subiti. Furono tolti due perni che una volta sostenevano un'aureola posticcia, non più esistente. Il 21 dicembre 1972 il restauro era praticamente conclusa e [[papa Paolo VI]] si recò a pregare davanti alla statua e ringraziò tutte le persone che avevano reso possibile il prodigio di quel restauro. Davanti alla scultura fu messo un vetro protettivo, a prova di proiettile. Ile 21furono dicembre 1972 il restauro era praticamente conclusa. Toltesmontate le tavole che ostruivano l'ingresso alla Cappella della Pietà,. Domenica 25 marzo 1973 Paolo IV annunciava che l'opera scultorea di Michelangelo, restaurata, fuera restituita alle preghiere e all'ammirazione dei fedeli.
[[File:LaPieta-MichelAnge detalle.jpg|thumb|300 px|''La Pietà'', Michelangelo, dettaglio, 2008]]
 
=== ''La violenza e la Pietà ===
Ottenuto ufficialmente il permesso, che fu concesso in escusiva mondiale dalla Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali, una troupe televisiva della [[RAI]], sotto la regia di [[Brando Giordani]], ebbe il privilegio di filmare, a colori, tutte le fasi del restauro della ''Pietà'' vaticana. Il documentario, girato sotto la regia di Giordani e coprodotto dalla SD Cinematografia e dalla RAI, ebbe come titolo ''La violenza e la Pietà''.<ref>[[Rosanna Di Pinto]], ''La violenza e la Pietà. Un esempio di rigore documentario e spettacolo, a futura memoria'', in: {{Cita| Devreux|pp. 97-133.}}</ref> Andò in onda in bianco e nero (non esisteva la TV a colori). La dirigenza RAI non volle ottenere lucro da questa operazione e donò il filmato alle televisioni - di tutto il mondo - che ne fecero richiesta. Il documentario ottenne la nomination agli Oscar: era la prima volta che accadeva a una produzione RAI.
 
Giordani non realizzò un semplice documentario scientifico, per spiegare le tecniche di restauro di una scultura di marmo; bensì volle esprimere il significato estrinseco, il messaggio morale della ''Pietà''. Fece riprese della cava dei marmi di Carrara - dove Michelangelo aveva scelto la materia prima della sua opera - con gli operai ''tecchiaioli'' all'opera; filmò i ''sampietrini'', cioè gli operai che si calano con le funi all'esterno della cupola di San Pietro; intervistò il giovane vigile del fuoco che aveva fermato la mano sacrilega del folle; filmò la selezione dei frammenti e le ricognizioni dei tecnici che avvenivano di mattina, all'alba, prima dell'apertura della basilica al pubblico; sorprese gli occhi dei visitatori, che scrutavano la ''Pietà'' attraverso interstizi e fori, nella parete lignea che chiudeva la cappella. Il documentario si chiude con drammatiche foto di donne, tratte dalla cronaca del tempo, che tengono tra le braccia il corpo inerme del proprio figlio, barbaramente ucciso: hanno identico dolore della Madonna ai piedi del [[Golgota]]. Alcune foto sono immagini della [[guerra in Vietnam]].
 
=== Quarant'anni dopo ===
Una giornata di Studi sul restauro della ''Pietà'' vaticana si svolse il 21 maggio 2012, ai Musei Vaticani, per iniziativa del direttore [[Antonio Paolucci]]. In quella occasione fu presentato il documentario ''La violenza e la Pietà'', a colori, appena restaurato. Il libro citato in bibliografia è il completamento dei lavori svolti in quella occasione.
 
== Note ==