Peloponneso: differenze tra le versioni

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Nella spartizione dell'impero bizantino, seguita alla caduta di Costantinopoli ad opera dell'armata latina della quarta crociata, il Peloponneso fu assegnato al marchese [[Bonifacio I del Monferrato]], designato re di Tessalonica ([[Salonicco]]). Il compito di conquistare la penisola fu dato da Bonifacio a [[Guglielmo di Champlitte]], al quale si unì quale vassallo [[Goffredo I di Villehardouin]], nipote del cronista, il quale, alla notizia della caduta di Costantinopoli, si era precipitato dalla Siria nel Peloponneso per cercare di ritagliarsi un dominio personale. I due conquistarono [[Patrasso]] e quindi procedettero sistematicamente alla conquista, senza incontrare resistenza da parte delle autorità bizantine. Soli seri oppositori furono alcuni potenti nobili (arconti) dell'interno dell'Arcadia e della Laconia, timorosi di perdere le loro terre. La sconfitta dei greci a Kondura pose però fine ad ogni resistenza, così che Guglielmo poté sottomettere l'intera Arcadia, mentre il Villehardouin, ottenuto in feudo l'importante porto di [[Kalamata]], si impadronì della Messenia.
 
Con la fine del 1205, Champlitte assunse il titolo di principe d'Acaia con il consenso di Bonifacio di Monferrato. Per consolidare il proprio potere egli cercò di accordarsi con la nobiltà greca, alla quale lasciò il possesso dei loro vasti latifondi, mantenendo una ferrea disciplina all'interno del suo esiguo numero di cavalieri franchi, così da evitare disordini e violenze. La sua correttezza e il suo alto senso della giustizia gli permisero così di affermare uniformemente il proprio potere su tutto il Peloponneso, sebbene nel 1206 dovette accettare che i Veneziani occupassero le due piazzeforti di Modone e [[Corone]], in quella parte della penisola che era stata loro assegnata nella spartizione del 1204.

Per compensare la perdita di queste due terre, Champlitte cedette al Villehardouin l'Arcadia, facendone così il più potente barone del principato. Fu pertanto naturale che, quando nel 1208 Champlitte fu costretto a fare ritorno in Borgogna per recuperare l'eredità del proprio fratello maggiore, Villehardouin fu da lui lasciato quale balivo per governare il principato in sua assenza. Champlitte morì nel corso del viaggio verso la Francia e di lì a poco la stessa sorte toccò al nipote Ugo, da lui designato quale suo luogotenente, così che l'intera eredità degli Champlitte ricadde su un bambino di neppure un anno.
Villehardouin, con il consenso dei baroni franchi, si proclamò allora principe e la sua auto-elezione fu ratificata dal papa e dall'imperatore latino di [[Costantinopoli]].