Battaglia di Poitiers (732): differenze tra le versioni

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La linea di condotta di Carlo Martello fu quella di non cadere nella trappola della tattica musulmana dell'''al-qarr wa al-farr'': cioè dell'attacco seguito da una programmata ritirata, mirante ad illudere l'avversario dell'imminenza di una facile vittoria e di un ancor più facile bottino, per poi portare un improvviso e inatteso nuovo attacco. Ordinò dunque che i suoi guerrieri attendessero l'attacco senza altra reazione che non fosse quella del momentaneo eventuale corpo a corpo, impartendo severe disposizioni affinché i suoi uomini non cadessero nella tentazione dell'inseguimento del nemico in apparente fuga.
 
Il suo «muro di ghiaccio» resse splendidamente, forte anche della scarsa velocità delle sue cavalcature europee che s'accompagnava però a una loro maggior solidità, a fronte dell'agilità della cavalcature arabo-berbere, ma d'una loro scarsa resistenza e d'una minor mole. L'espediente del diversivo sul campo musulmano fu decisivo per far retrocedere parte della cavalleria nemica all'inseguimento di quella aquitana lasciando così senz'alcuna copertura gli arcieri nemici che vennero letteralmente massacrati dalla fanteria franca.<br />Quando gran parte della cavalleria dei [[musulmani]] era ormai persa contro gli scudi, ma soprattutto contro le picche dei fanti cristiani, Carlo Martello diede un segnale che fece sbucare, dal bosco in cui era nascosta, la cavalleria di Ottone che caricò il fianco destro dei musulmani travolgendolo e mettendolo in fuga.
 
Quando gran parte della cavalleria dei [[musulmani]] era ormai persa contro gli scudi, ma soprattutto contro le picche dei fanti cristiani, Carlo Martello diede un segnale che fece sbucare, dal bosco in cui era nascosta, la cavalleria di Ottone che caricò il fianco destro dei musulmani travolgendolo e mettendolo in fuga.<br />
Nel frattempo cominciava l'avanzata compatta della fanteria che, abbandonate le posizioni di partenza, travolse tutto ciò che le si poneva di fronte. I fanti musulmani, privi di corazzatura, non potevano reggere il corpo a corpo con i robusti guerrieri del nord, pesantemente armati. Dallo scontro si passò quindi alla carneficina, che durò fino al tramonto quando anche ʿAbd al-Raḥmān venne ucciso da un colpo d'ascia, infertogli forse dallo stesso [[Carlo Martello]]. Quando si sparse questa notizia gli Arabo-Berberi sopravvissuti scapparono rapidamente, lasciando sul terreno feriti e tende, ma soprattutto il bottino conquistato durante tutte le razzie in [[Aquitania]].