Ottobuono de' Terzi: differenze tra le versioni

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In aprile Ottobuono ottenne in Lombardia una condotta di 700 lance. Quando Manfredi Scotti entrò in Piacenza accampando il pretesto della difesa dei diritti di [[Giovanni Maria Visconti]], ne venne subito espulso dal Terzi. Questi poi, inquieto per l'attivismo del Rossi, rientrò in Parma alla testa di 600 uomini tra cavalieri e fanti. Munito della sanzione di un nuovo accordo con i Visconti, annientò le milizie dell'ormai ex alleato, s'impadronì di ponti, porte e rocche.<ref>Fece eccezione per quella di Santa Croce, dove si era rifugiata Giovanna de' Cavalcabò, consorte Pier de' Rossi.</ref> Infine viene confermato signore di Parma.
 
A maggio-giugno riconquista [[Reggio Emilia]] passata agli [[Estensi]]. Tornato a Parma, Ottobuono ordinò l'espulsione di tutti i partigiani maschi dei Rossi e dei loro parenti.<ref>A tutti viene imposto di uscite dalle mura entro tre ore dall'ordine di espulsione. Sono costretti a passare per la porta di San Michele, ove sono spogliati degli averi, mentre le loro case sono messe a sacco. Ancora il Terzi spietatamente ordina la chiusura di chiese, botteghe e tutte le porte escluse quelle di San Michele e di San Francesco.</ref> Quindi a [[Porporano]] espugna le torri dei Catellani, dei Guazzardi e dei Valeriani, assalta [[Alberi (Parma)|Alberi]], [[Montechiarugolo]] e San Gemignano.
 
Firenze con e il papa tentarono di intervenire in soccorso dei Rossi, inviando forze al comando di Paolo Orsini e di [[Angelo Tartaglia]], ma Ottobuono reagì emettendo un nuovo bando che colpiva anche le donne di quella parte, costrette quindi a lasciare Parma. Per rappresaglia i Rossi tagliarono l'acqua alla città.