Luigi Bardone: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Nato da Bianca De Inzago e Giacomo Bardone, di antica e aristocratica famiglia di [[Pavia]]<ref>Carlo Marozzi, ''Stemmario delle famiglie nobili di Pavia e del Principato'', Ponzio, 1992.</ref> - i Bardone compaiono iscritti già nel [[XV secolo|quattrocento]] nell'elenco delle famiglie patrizie pavesi nella persona del notaio ducale Carlo Bardone - compì gli studi di teologia probabilmente presso la locale facoltà teologica pavese.
Nato da un'antica e aristocratica famiglia Pavese <ref> Vedi Carlo Marozzi, Stemmario e delle famiglie nobili di Pavia e del Principato, 1992.</ref> (i Bardone compaiono iscritti già nel Quattrocento nell'elenco delle famiglie patrizie pavesi nella persona di Carlo Bardone, Notaio Ducale) compì gli studi di teologia probabilmente presso la locale Facoltà teologica. Il padre si chiamava Giacomo e la madre Bianca De Inzago. Luigi divenne prima prevosto della chiesa di San Giovanni in Borgo e successivamente da giovanissimo professore di Teologia dell'Università pavese, fu membro attivo e costante della Facoltà teologica pavese, di cui fu decano. Nell'ambiente universitario divenne famoso per padroneggiare perfettamente 8 lingue tra cui l'ebraico, l'aramaico, il greco e il latino come rileva Luca Contile. Fu docente di oratoria greca e latina all'Università di Pavia dal 1559 al 1567. <ref> vedi Virginio Luigi Bernorio "La chiesa di Pavia nel secolo XVI e l'azione pastorale del cardinal Ippolito de' ROSSI" Quaderni del [[Seminario di Pavia]] -7-8,1971.</ref>Probabilmente fu candidato al ripristino della cattedra accademica di ebraico che taceva da 40 anni e che avrebbe portato a Pavia il programma di insegnamento definito "trilingue" secondo il modello nato a Lovanio per impulso di Erasmo da Rotterdam Fu erudito oratore e scrisse vari trattati di teologia e fu membro insigne di numerose Accademie tra cui l'accademia degli Affidati con il nome "Il remoto" e con il motto "hac venena fugantur".<ref> vedi C. Padiglione, ''I motti delle famiglie italiane'', Napoli 1910' pag. 116.</ref> Per le sue doti fu chiamato prima dal Cardinale Contarini a lavorare con lui a Roma presso il papato (e più volte in Germania) successivamente dal Cardinale Gambara che lo volle a Roma ad affrontare le sfide più ardue sui dogmi del concilio di Trento. La sua storia personale si intreccia proprio con quella del [[Concilio di Trento]].<ref> vedi G. Tenotto, La chiesa pavese e il concilio di Trento, 1880 .</ref> Lavorò a lungo per presentare personalmente i nuovi dogmi del Concilio a Carlo V imperatore in aperto contrasto con Paolo III. Quella del Contarini e del Bardone rappresentava l'ala riformatrice più moderata.
 
Luigi Bardone lavorò molto alla parte teologica della prima fase del concilio: si occupò di riaffermare il [[simbolo niceno-costantinopolitano]], di fissare i canoni della [[Bibbia|Sacra Scrittura]], di accettare come ufficiale la versione della [[Bibbia]] detta ''[[Vulgata]]''.<ref> vedi Jedin Hubert, "Storia del concilio di Trento", Trento, Marcelliana Edizioni , 2009 .</ref>
Divenne prima [[prevosto]] della chiesa di San Giovanni in Borgo e successivamente, da giovane professore di [[teologia]] dell'[[Università di Pavia]], fu membro attivo e costante della facoltà teologica pavese, di cui fu [[preside|decano]]. Nell'ambiente universitario divenne noto per la padronanza di otto lingue straniere tra cui l'[[lingua ebraica|ebraico]], l'[[lingua aramaica|aramaico]], il [[lingua greca|greco]] e il [[lingua latina|latino]], come rileva lo storico [[Luca Contile]]. Fu docente di [[oratoria]] greca e latina all'[[Università di Pavia]] dal [[1559]] al [[1567]].<ref>Virginio Luigi Bernorio, ''La chiesa di Pavia nel secolo XVI e l'azione pastorale del cardinal Ippolito de' Rossi. 1560-1591'', Quaderni del [[Seminario di Pavia]], 7-8, Ponzio, 1971.</ref>Probabilmente fu candidato al ripristino della cattedra accademica di ebraico che taceva da quarant'anni e che avrebbe portato a [[Pavia]] il programma di insegnamento definito "trilingue" secondo il modello nato a [[Lovanio]] per impulso di [[Erasmo da Rotterdam]].
Inoltre approfondì nel concilio la dottrina sulla [[giustificazione (teologia)|giustificazione]] e sul [[peccato originale]]. Si adoperò per affermare la dottrina generale dei sette [[sacramenti]], ritenuti istituiti da [[Gesù Cristo]] ed efficaci indipendentemente dalla loro esecuzione (''ex opere operato'').<ref> vedi E. Iserloh - J. Glazik - H. Jedin, Riforma e Controriforma, vol. VI della "Storia della Chiesa", Jaca Book, 1975.</ref> Ebbe un ruolo fondamentale nell'esame critico e teorico sui sacramenti del battesimo e della [[confermazione]].<ref> vedi G. Winkler, Il Concilio di Trento, in Storia della Chiesa cattolica, ed. Paoline, 1989.</ref>
 
Fino al 1572 fu Parroco di S. Giovanni in Borgo, dal 1573 divenne rettore della parrocchia di S. Maria Nova ed in tale sede Don Luigi Bardone ebbe un giudizio favorevole da parte di Mons. Peruzzi durante la visita apostolica nella Diocesi di Pavia del 1576.
Fu erudito oratore e scrisse vari trattati di teologia; fu membro insigne di numerose accademie, tra cui l'accademia degli Affidati con il nome "Il remoto" e con il motto ''hac venena fugantur''.<ref>C. Padiglione, ''I motti delle famiglie italiane'', Napoli, 1910, p. 116.</ref> Per le sue doti fu chiamato prima dal [[cardinale]] [[Gasparo Contarini]] a lavorare con lui a [[Roma]] presso il papato e più volte in Germania, e successivamente dal [[cardinale]] Gambara che lo volle a Roma ad affrontare le sfide più ardue sui dogmi del [[Concilio di Trento]]. La sua storia personale si intreccia con quella del [[Concilio di Trento]].<ref>G. Tenotto, ''La chiesa pavese e il concilio di Trento'', 1880.</ref> Lavorò a lungo per presentare personalmente i nuovi dogmi del Concilio a [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]], [[imperatore]] in aperto contrasto con [[papa Paolo III]]. Quella del Contarini e del Bardone rappresentava l'ala riformatrice più moderata. Lavorò molto alla parte teologica della prima fase del concilio: si occupò di riaffermare il [[simbolo niceno-costantinopolitano]], di fissare i canoni della [[Bibbia|Sacra Scrittura]], di accettare come ufficiale la versione della [[Bibbia]] detta ''[[Vulgata]]''.<ref>Jedin Hubert, ''Storia del concilio di Trento'', Trento, Marcelliana Edizioni, 2009.</ref> Inoltre approfondì la dottrina sulla [[giustificazione (teologia)|giustificazione]] e sul [[peccato originale]]. Si adoperò per affermare la dottrina generale dei sette [[sacramenti]], ritenuti istituiti da [[Gesù Cristo]] ed efficaci indipendentemente dalla loro esecuzione (''ex opere operato'').<ref>E. Iserloh, J. Glazik, H. Jedin, ''Riforma e Controriforma'', in ''Storia della Chiesa'', vol. VI, Jaca Book, 1975.</ref> Ebbe un ruolo fondamentale nell'esame critico e teorico sui sacramenti del [[battesimo]] e della [[confermazione]].<ref>G. Winkler, ''Il Concilio di Trento'', in ''Storia della Chiesa cattolica'', ed. Paoline, 1989.</ref>
Lo stemma della famiglia Bardone utilizzato da Luigi Bardone (Leone rosso e giallo con un martello) è stato trovato in una lapide nella chiesa di San Giovanni in Borgo a Pavia, che fu successivamente demolita per ampliare il Collegio Borromeo. I pronipoti di Luigi Bardone si imparentarono con primarie famiglie della nobiltà Pavese e Parmigiana tra cui i Malaspina (da ricordare il matrimonio di Pietro Bardone nei primi del 1700 con Giovanna Malaspina, figlia di Antonio Maria, marchese di Orezzoli) <ref> vedi Giorgio Fiori "I Malaspina: Castelli e feudi nell'Oltrepò piacentino, pavese e tortonese ",Tip.Le Company 1995- pag.108 </ref>
 
Fino al [[1572]] fu parroco di San Giovanni in Borgo, dal [[1573]] divenne rettore della parrocchia di Santa Maria Nova e in tale sede ebbe un giudizio favorevole da parte del visitatore apostolico [[Angelo Peruzzi]], [[vescovo titolare]] di [[Diocesi di Cesarea di Bitinia|Cesarea di Bitinia]], durante la sua visita nella [[diocesi di Pavia]] del [[1576]].<ref>Giovanni Maria Allodi, ''Serie cronologica dei vescovi di Parma con alcuni cenni sui principali avvenimenti civili del canonico dottor D. Gio. M. Allodi'', vol. 2, Parma, Fiaccadori, 1856, p. 123.</ref>
 
Lo stemma della famiglia Bardone, utilizzato anche da Luigi Bardone, raffigurante un leone rosso e giallo con martello, è stato trovato in una lapide nella chiesa di San Giovanni in Borgo di Pavia, che fu successivamente demolita per ampliare il collegio Borromeo.
LoI stemma della famiglia Bardone utilizzato da Luigi Bardone (Leone rosso e giallo con un martello) è stato trovato in una lapide nella chiesa di San Giovanni in Borgo a Pavia, che fu successivamente demolita per ampliare il Collegio Borromeo. Isuoi pronipoti di Luigi Bardone si imparentarono con primarie famiglie della nobiltà Pavesepavese e Parmigiana[[parmigiana]], tra cui i [[Malaspina]] (da ricordare il matrimonio di- Pietro Bardone sposò nei primi del 1700 con Giovanna Malaspina, figlia di Antonio Maria, [[marchese]] di [[Orezzoli) ]].<ref> vedi Giorgio Fiori, "''I Malaspina:. Castelli e feudi nell'Oltrepò piacentino, pavese e tortonese'', ",Tip. Le Company, 1995-, pagp.108 108.</ref>
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* G. Tenotto, ''La chiesa pavese e il concilio di Trento'', 1880.
* Carlo Marozzi, ''Stemmario e delle famiglie nobili di Pavia e del Principato, 1992.
* Jedin Hubert, "''Storia del concilio di Trento"'', Trento, Marcelliana Edizioni , 2009.
* G. Martina, ''La chiesa nell'età della riforma'', Morcelliana, Brescia 1988.
* M. Venard, ''Il Concilio Lateranense V e il Tridentino'', in ''Storia dei Concili Ecumenici'', a cura di G. Alberigo, Queriniana, Brescia 1990.
* G. Winkler, ''Il Concilio di Trento'', in ''Storia della Chiesa cattolica'', ed. Paoline, 1989.
* E. Iserloh -, J. Glazik -, H. Jedin, ''Riforma e Controriforma'', vol.in VI della "''Storia della Chiesa"'', vol. VI, Jaca Book, 1975.
* Virginio Luigi Bernorio, "''La chiesa di Pavia nel secolo XVI e l'azione pastorale del cardinal Ippolito de' ROSSI"Rossi. 1560-1591'', coll. Quaderni del [[Seminario di Pavia]], -7-8, 1971.
* Simona Negruzzo, "''Theologiam discere et docere. La Facoltà teologica di Pavia nel XVI secolo"'', Cisalpino, Milano 1995.
* Luca Contile, ''Imprese della Accademia degli Affidati di Pavia (nel "Discorso" di Luca Contile). Note introduttive di Cesare Repossi e Renato Marchi'', Torchio de' Ricci, Milano, 1989.
* Alessandra Ferraresi, "''Il curriculum delle arti nell'Università di Pavia dalla metà del Cinquecento alla metà del Settecento"'', in "''Storia di Pavia"'', vol. IV, t. II, Milano, 1995, pp. 541-58.
* Giorgio Fiori, "''I Malaspina:. Castelli e feudi nell'Oltrepò piacentino, pavese e tortonese "'', Tip. Le Company, 1995-, pagp. 108.
* Alessandra Ferraresi, "''Il curriculum delle arti"'', in ''Almum studium Papiense:. storiaStoria dell'Università di Pavia'', Tomot. 2, L'età spagnola, pp. 1067-1110.
* Paolo C. Pissavino, "''Università e Accademie"'', in ''Almum studium Papiense. storiaStoria dell'Università di Pavia'', Tomot. 2, L'età spagnola, pp.1223-1258.
* Chiara Porqueddu, "''Il patriziato pavese in età spagnola"'', Edizioni Unicopli , Milano, 2012.