Missa solemnis (Beethoven): differenze tra le versioni

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# Agnus Dei
 
Secondo Maynard Solomon le ricerche di Beethoven sull'antica musica sacra lo condussero ad un'originale fusione di stile antico e stile moderno, che affonda le sue radici nella tradizione pur mantenendo il dinamismo e la libertà di linguaggio musicale che caratterizzano le sinfonie dello stesso Beethoven<ref name="solomon343"/>. Nello stesso tempo l'uso «di arcaismi e reminiscenze - i [[Modo (musica)|modi dorici e misolidi]], i "fossili" gregoriani, le citazioni del ''[[Messiah]]'' di [[Händel]] nel Gloria e nell'Agnus Dei - e l'impiego di procedimenti e immagini musicali derivate da stili liturgici precedenti rappresentano, nel contesto, procedimenti modernistici che servono anche a sottolineare l'espressività della musica beethoveniana al di là dei limiti posti dallo stile della musica liturgica di epoca classica matura e tardoclassica»<ref>{{cita|Solomon 2010|p. 344}}.</ref>.
 
Sempre secondo Solomon, l'opera, pur rivestendo per il suo autore un «significato sacrale» e pur essendo l'espressione di profondi sentimenti religiosi, «non fu concepita come atto d'omaggio al cristianesimo» e denota da parte di Beethoven un «atteggiamento aconfessionale»<ref>{{cita|Solomon 2010|p. 342}}.</ref>. Secondo Ugo Morale, il fatto che il musicista «non segua rigorosamente l'origine e le forme della liturgia cristiano-cattolica, ma metta in rilievo ciò che maggiormente gli preme – lasciando per esempio in ombra i dogmi che si riferiscono allo Spirito Santo e alla Chiesa – conferma che in Beethoven l'omaggio al Divino trascende ogni confessione, ponendosi come la voce di un “puro” che crede nella potenza e nella bontà di un essere supremo, la cui essenza è patrimonio comune a tutti i popoli»<ref>{{cita|Morale 1999|p. 248}}.</ref>.