Canto gregoriano: differenze tra le versioni

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Non è cadenzato, ma è assolutamente [[Ritmo|ritmico]]. Il suo ritmo è molto vario, contrariamente alla [[cadenza]] regolare della musica moderna. Il ritmo, che nel canto gregoriano riveste un ruolo complesso, oltrepassa le parole e la musica, sorpassando le due logiche. Nei passaggi [[salmodia|salmodici]] o sillabici, il ritmo proviene principalmente dalle parole. Nei passaggi neumatici o [[melisma]]tici, è la melodia che diventa preponderante. Queste due componenti sono costantemente presenti.
 
È una musica recitativa che predilige il testo in prosa, che prende origine dal testo sacro e che favorisce la meditazione e l'interiorizzazione (''ruminatio'') delle parole cantate<ref>Parlando del ruolo del canto nella spiritualità cristiana, [[Sant'Agostino]] dice nell'''Enarratio in Psalmos'' (72, 1): " Qui cantat bis orat": Chi canta prega due volte.</ref>. Il canto gregoriano non è un elemento ornamentale o spettacolare che si aggiunge alla [[preghiera]] di una comunità orante, ma è parte integrante ed efficace della stessa lode ordinato al servizio ed alla comprensione della Parola di Dio<ref>+ [[Michelangelo Riccardo Maria Tiribilli|M. M. Tiribilli osb]], ''Presentazione'' in D. Giordano osb A. Susca osb, ''Introduzione al canto gregoriano'', Inchiostri associati ed, Bologna, 1998.</ref>. È questo il significato più profondo ed intimo di questo genere musicalesintesi, il ''canto romano'' sarebbe stato rimaneggiato, per giungere al ''canto gregoriano'', non a Roma, ma nei paesi [[franchi]], tra la [[Loira]] e il [[Reno]], quando la liturgia di Roma fu imposta in modo autoritario in tutto il regno franco, sotto [[Pipino il Breve]] e [[Carlo Magno]]. In quel contesto avvenne un processo di assimilazione e di rilettura creativa, iscritta nella vivace [[rinascita carolingia]] e sostenuta dalla politica unificatrice in vista del [[Sacro Romano Impero]]. A ciò dovettero contribuire, in modo determinante, i grandi monasteri e le scuole cattedrali. Il canto gregoriano, così come risultò da questo adattamento, era un canto assai finemente collegato con il testo liturgico, ricco di formule, inquadrato nel sistema dell'''Octoechos'', in comoda corrispondenza con otto toni fondamentali per la [[salmodia]]. Ciò suppone un impianto teorico, una oculatezza tecnica, che si nota anche attraverso la novità di una varia [[Musica medievale#La notazione neumatica|notazione]] [[neuma]]tica a servizio degli stessi fenomeni espressivi. Questa [[semiografia musicale|scrittura musicale]], infatti, nacque con tutta probabilità nelle regioni soggette ai Franchi nel [[IX secolo]]. Dalle regioni franco-germaniche provengono i più antichi e i migliori manoscritti neumatici.
 
== Origini del nome ==
Il nome deriva dal papa [[Benedettini|benedettino]] [[papa Gregorio I|Gregorio I Magno]]. Secondo la tradizione, egli raccolse ed ordinò i canti sacri in un volume detto [[Antifona|''Antifonarium Cento]] (legato con una catenina d'oro all'altare della Chiesa di San Pietro), la cui copia originale andò persa durante le invasioni barbariche. Secondo una variante tradizionale di tale versione, egli dettò il codice ad un monaco, mentre era nascosto dietro un velo: il monaco, accorgendosi che Gregorio faceva lunghe pause nel corso della dettatura, sollevò il velo e vide una colomba (segno della presenza dello Spirito Santo) che sussurrava all'orecchio del papa. Il Codice Gregoriano sarebbe quindi di derivazione divina.
 
Più di recente, si è messa in dubbio non solo l'origine miracolosa dell'Antifonario, ma la stessa derivazione da Gregorio. Dalla carenza di testimonianze autografe dell'interesse di Gregorio per quello che riguarda l'impianto dell'uso della musica nel rito della messa, tranne una lettera generica in cui si parla del rito britannico, sono derivate altre ipotesi. Fra queste, vi è quella secondo cui l'Antifonario (e la storia della sua origine) sarebbero entrambi di origine carolingia (quindi databili quasi due secoli dopo la morte di Gregorio) e farebbero parte dello sforzo di unificazione del nascente [[Sacro Romano Impero]]: esistono infatti documenti che attestano i tentativi degli imperatori carolingi di unificare i riti franco e romano. Secondo questa ipotesi, attribuire la riforma ad un miracolo che coinvolgeva un papa di grande fama come Gregorio sarebbe servito quale espediente per garantirne l'accettazione universale e incondizionata.
 
== Cenni storici ==
A Gregorio Magno fu attribuita, dal suo biografo [[Giovanni di Montecassino|Giovanni Diacono]] (scomparso nell'anno [[880]]) la prima compilazione di [[Messa (musica)|canti per la Messa]]: ''"Antiphonarium centonem compilavit"'', cioè raccolse da più parti ed ordinò un Antifonario (libro di canti per la Messa). Prima ancora di comprendere come avvenne tale opera di revisione e collazione e quale ruolo effettivo vi ebbe Gregorio, occorre indagare sul materiale preesistente. Tuttavia, se è opinione generale che esistesse all'epoca un insieme di canti per la liturgia, nulla di preciso si conosce al riguardo per quanto attiene agli autori e alle epoche di composizione. Si tenga presente che fino al 700 non vi fu scrittura musicale ma sui testi si apposero dei convenzionali segni mnemonici per aiutare il cantore. Si ipotizza che nei tre secoli anteriori a Gregorio fosse diffusa la figura dell'autore - cantore, che ricorda il [[rapsodo]] dei tempi [[Omero|omerici]]: il canto veniva tramandato ed eseguito con l'aggiunta di varianti o con vere e proprie improvvisazioni.
 
L'ambiente presso il quale si formavano questi ignoti "artisti" è rappresentato dalla [[Schola cantorum]], luogo dove la Chiesa ha preparato i propri cantori fin dai primi tempi (all'epoca di papa [[Papa Damaso I|Damaso]], morto nel [[384]], c'era già una distinta schiera di [[diacono|diaconi]] esclusivamente dedicata a questo scopo). Similmente a quanto avveniva nelle scuole d'arte medievali, si può parlare di un continuo lavoro collettivo, in cui si miscelavano qualità individuali e tradizione, stile personale e caratteristiche comuni al gruppo. La vocazione religiosa che era al fondo di tale attività spiega inoltre perché l'individuo scomparisse nel rendere un servizio alla comunità e a Dio, tanto che l'arte attraverso la spiritualità si trasformava in preghiera: il nome di questi musicisti non è giunto a noi perché essi non pensavano di lavorare per la propria fama ma per la gloria di Dio. Pertanto, rimane un solo nome, quello di papa Gregorio, a designare questi canti, che egli per primo ha fatto raccogliere e conservare, ma non sono suoi, così come non lo saranno quelli che verranno dopo di lui ma che, ugualmente, si chiameranno ''gregoriani''.
 
=== Il ruolo di Gregorio ===
Come avviene generalmente per ogni periodo della storia della Chiesa, il nome di un Pontefice riassume e contrassegna il lavoro di un'intera generazione. Ciò vale anche - e forse in misura maggiore - per il periodo gregoriano, nel quale si riassume anche l'opera precedente e si dà il nome a quanto avverrà anche nei tempi successivi. Il ruolo di Gregorio nei confronti del canto liturgico è testimoniato dal diacono Giovanni ([[870]]) nella sua ''Vita di San Gregorio'', scritta su incarico di [[Gregorio VIII]] avvalendosi dei documenti dell'archivio pontificio. La compilazione di un libro di canti per la Messa (Antifonario), di cui a noi non è pervenuto l'originale, è stata redatta insieme ai maestri del tempo, ma - secondo il biografo - con un intervento diretto e competente dello stesso Gregorio, che ci viene presentato come esperto in materia, maestro di canto ed istruttore dei "pueri cantores". Del resto, si deve a lui la restaurazione della "Schola cantorum" nella quale diede prova del suo mecenatismo: anche in questo caso, non fu lui a fondarla ma la fornì dei mezzi necessari ad uno sviluppo sicuro. Il ruolo di Gregorio nell'ambito del canto liturgico fu consacrato da [[Papa Leone IV|Leone IV]] (847 - 855) che per la prima volta usò l'espressione "carmen gregorianum" e che minacciò di scomunica chi mettesse in dubbio la tradizione gregoriana.
 
=== La "questione gregoriana" ===
Lo sviluppo del canto gregoriano avvenne in un'epoca posteriore nei confronti del cosiddetto ''canto romano antico'', e mostra una compiuta rielaborazione di vari elementi preesistenti, in modo tale da creare una sintesi artistica di grande valore. Infatti il repertorio "gregoriano" ingloba delle melodie romane anteriori adattate, ma anche caratteristiche melodiche che derivano dalla fusione con repertori liturgici della [[Gallia]]. Tutto questo corpus melodico viene inquadrato nel sistema degli ''otto modi'' ([[Octoechos]]), di derivazione greca e giunto in Europa occidentale attraverso [[Boezio]]. La consapevolezza di questo "incontro" tra due tradizioni, però, non risolve una problematica storica complessa.
==== Teoria tradizionale ====
Secondo la teoria tradizionale in ambito cattolico-romano, il canto gregoriano si sarebbe formato a [[Roma]], dopo l'adozione della [[lingua latina]] nella [[liturgia]], in una lenta evoluzione, con diversi apporti di [[papa|papi]]. Il canto gregoriano sarebbe erede della tradizione ebraica sinagogale, e arricchito con influssi derivati dal canto della [[Chiesa (istituzione)|Chiesa]] di [[Gerusalemme]]. La messa a punto spetterebbe a Gregorio Magno e alla sua [[schola cantorum]]. Nel [[XIX secolo]] si pensò di avere individuato, nel [[Codice (filologia)|codice]] di [[Abbazia di San Gallo|San Gallo]] 359, una copia autentica dell'[[Antifonario]] di Gregorio: l'iconografia del papa e il prologo ''Gregorius praesul'', presente in vari manoscritti antichi, sembravano dare conferma irrefutabile a questa tradizionale teoria, che conosceva poche voci discordanti. La moderna opera di restaurazione gregoriana si svolse attorno a questa versione melodica, ritenuta come il vero canto della chiesa.
 
==== La scoperta del ''canto romano'' ====
Intorno al [[1891]], il [[benedettini|benedettino]] [[Andrè Mocquereau|André Mocquereau]] scoprì a Roma alcuni manoscritti dei [[XI secolo|secoli XI]]-[[XIII secolo|XIII]], con una versione di canto fortemente diversa dal ''gregoriano'': egli ritenne che le melodie ivi contenute fossero una tardiva deformazione delle melodie gregoriane. Nel [[1912]], invece, un altro benedettino, [[Raphaël Andoyer]] avanzò l'ipotesi che quei codici testimoniassero il canto liturgico a Roma anteriore a Gregorio I, cioè quello non ancora elaborato da quel papa, e per questo motivo quella versione di canto liturgico venne chiamata ''canto romano antico'', o semplicemente '''canto romano'''. La questione fu riproposta da [[Bruno Stäblein]] negli [[Anni Cinquanta|anni Cinquanta del XX secolo]]. Egli ipotizzò che il ''canto romano'' fosse il vero canto di Gregorio I, mentre il ''canto gregoriano'' una nuova versione, eseguita a Roma una cinquantina d'anni più tardi, sotto [[papa Vitaliano]] ([[657]]-[[672]]). Ma le prove addotte per sostenere tale ipotesi presentano indubbi punti deboli (discutibilità dei testimoni addotti, inverosimiglianza di un simile mutamento di tradizione e della coesistenza di una duplice versione di melodie nella stessa città, etc.). Più precisamente, i critici notarono che a Roma, prima del [[XII secolo]], non v'è alcuna traccia di uso del ''canto gregoriano''.
 
==== Il ''canto gregoriano'': versione romano-franca ====
È la teoria che oggi sembra essere più condivisa. Fu elaborata a partire dal [[1950]] con l'apporto di vari studiosi ([[Jacques Hourlier]], [[Michel Huglo]], [[Helmut Hucke]], etc.), con l'intento di contestualizzare il canto gregoriano in atti politico-liturgici ormai ben noti. In sintesi, il ''canto romano'' sarebbe stato rimaneggiato, per giungere al ''canto gregoriano'', non a Roma, ma nei paesi [[franchi]], tra la [[Loira]] e il [[Reno]], quando la liturgia di Roma fu imposta in modo autoritario in tutto il regno franco, sotto [[Pipino il Breve]] e [[Carlo Magno]]. In quel contesto avvenne un processo di assimilazione e di rilettura creativa, iscritta nella vivace [[rinascita carolingia]] e sostenuta dalla politica unificatrice in vista del [[Sacro Romano Impero]]. A ciò dovettero contribuire, in modo determinante, i grandi monasteri e le scuole cattedrali. Il canto gregoriano, così come risultò da questo adattamento, era un canto assai finemente collegato con il testo liturgico, ricco di formule, inquadrato nel sistema dell'''Octoechos'', in comoda corrispondenza con otto toni fondamentali per la [[salmodia]]. Ciò suppone un impianto teorico, una oculatezza tecnica, che si nota anche attraverso la novità di una varia [[Musica medievale#La notazione neumatica|notazione]] [[neuma]]tica a servizio degli stessi fenomeni espressivi. Questa [[semiografia musicale|scrittura musicale]], infatti, nacque con tutta probabilità nelle regioni soggette ai Franchi nel [[IX secolo]]. Dalle regioni franco-germaniche provengono i più antichi e i migliori manoscritti neumatici.
 
==== Questione ancora aperta ====
I sostenitori della conversione del ''canto romano'' in ''canto gregoriano'' in ambito carolingio adducono prove alquanto convincenti, ma non dissipano ogni ombra di dubbio. Gli studi continuano, con un confronto sempre più affinato tra ''canto romano'', ''canto gregoriano'' e [[canto ambrosiano]], e con una lettura sempre più attenta dei dati storico-liturgici. Non è comunque facile arrivare ad una soluzione definitiva. Helmut Hucke ha fatto notare che l'avere messo in notazione il ''canto romano'', nell'XI secolo, può essere fatto rientrare nel tentativo di ripresa e di autocoscienza di Roma dopo secoli di decadenza, anche contro l'avanzare, in Italia, della versione franca sotto la spinta della [[riforma gregoriana|riforma]] [[Congregazione cluniacense|cluniacense]]. Nella versione più tardiva del ''canto romano'' (l'unica che conosciamo oggi, dato che è l'unica scritta), però, sarebbe stata presente la redazione franca (il cosiddetto ''gregoriano''), che influenzava già il canto liturgico a Roma pur senza essere considerata "canonica". Alla luce di questa considerazione, quindi, anche l'affermazione che il ''gregoriano'' che conosciamo noi sarebbe nato da un incontro tra tradizione romana e tradizione franca viene posta in questione, perché di fatto l'elemento "romano" che troviamo sia nel ''canto gregoriano'' sia nel ''canto romano'' dei codici scritti potrebbe essere passato non dal ''romano'' al ''gregoriano'', ma viceversa dal ''gregoriano'' franco al ''romano'' tardivo già influenzato dalla tradizione di canto che arrivava da nord. Nonostante questa fissazione su codici in neumi, comunque, anche a Roma nel [[Medioevo centrale]] il ''canto romano'' cederà di fronte al ''canto gregoriano'' già affermato nella pratica del resto d'Europa.
 
=== Le prime testimonianze scritte di canto gregoriano ===
Sono i '''[[tonario|tonari]]''' ad offrire le testimonianze più antiche del canto gregoriano. Il primo tonario conosciuto si trova in un [[salterio (liturgia)|salterio]] carolingio del [[799]]. Si tratta di liste di pezzi (''[[incipit]]'') classificati secondo gli ambiti [[modo musicale|modali]], affinché [[antifona|antifone]] e [[responsorio|responsori]] possano essere collegati in modo chiaro con gli appropriati toni salmodici. L'[[antifonario]] di [[Corbie]], del secolo IX-X, dona, marginalmente, le "sigle" dei modi: ''AP - Protus autenticus'', ''PP - Protus plagalis'', ''AD - Deuterus autenticus'', etc.).
Nei codici più antichi dell'antifonario ([[VIII secolo]]), si trovano soltanto i testi liturgici, senza note musicali: le melodie vengono trasmesse oralmente. Tali codici sono stati raccolti sinotticamente e studiati da [[René-Jean Hesbert]] nell'[[Antiphonale Missarum Sextuplex]] e raccolgono o i canti interlezionali ([[graduale]], [[tratto (messa)|tratto]], [[Alleluia]]), o i brani eseguiti dalla ''Schola'' ([[introito]], [[offertorio]], [[communio (messa)|communio]]) così come erano stati fissati già nei [[V secolo|secoli V]]-[[VI secolo|VI]]. I canti dell'[[Ordinario (messa)|ordinario]], invece, non saranno presenti nei codici notati se non dopo parecchi secoli: appartenevano all'assemblea, venivano cantati con uno stile sillabico trasmesso solo oralmente.
=== Alcuni cenni sulle successive vicende del canto gregoriano ===
[[File:Graduale Aboense 2.jpg|thumb|L'[[introito]] Gaudeamus omnes del Graduale Aboense ([[XIV secolo]]) in [[notazione quadrata]]]]
Nel [[XII secolo]] una riforma musicale in ambito [[Cistercensi|cistercense]], in nome della povertà evangelica, rimaneggia le melodie ritenute troppo fiorite. Vengono sfrondati molti melismi ed è consentito al massimo l'ambito decacordale. Antichi codici vengono distrutti.
 
Con il diffondersi della [polifonia] il canto gregoriano, ritmicamente e melodicamente compromesso, continua tuttavia come canto "d'uso". L'espressione ha connotazioni negative nei confronti della nuova musica "d'arte". Il gregoriano fornisce comunque un materiale connettivo al tessuto polifonico, e vive come elemento di alternanza con la polifonia stessa. Ma tale uso alternante appare a volte del tutto arbitrario, tanto da distruggere le forme liturgiche dei canti stessi.
 
In compenso, molti frammenti di gregoriano arricchiscono di fascino le composizioni di polifonia vocale e di polifonia organistica. Rimangono un rilevante elemento simbolico di aggancio al passato, di continuità nella tradizione.
 
Il [[concilio di Trento]] darà il colpo di grazia alla riproduzione e all'uso dei [[tropo (liturgia)|tropi]] e delle [[sequenza (liturgia)|sequenze]]. L'''Edizione medicea'' del [[Graduale#Libri del graduale|Graduale Romanum]] ([[1614]]-[[1615]], dal nome della tipografia Medici di Roma), è il frutto di una riforma melodica iniziata da [[papa Gregorio XIII]] alcuni decenni prima: viene affidata, in un primo tempo, a [[Pierluigi da Palestrina]], e riprendendo istanze ed esperienze [[umanesimo|umanistiche]] riduce il canto gregoriano ad uno stato "mostruoso": ritmica [[misura (musica)|mensuralistica]], eliminazione dei melismi, gruppi neumatici spostati sulle sillabe toniche, ecc. Su tale versione, che vanta una pretesa cattolicità e perciò viene largamente diffusa, si esercitano numerosi teorici barocchi, che producono una nutrita letteratura di metodi per l'esecuzione e di giustificazioni ideologiche.
 
È interessante, a questo proposito, una testimonianza di [[Felix Mendelssohn]] sul modo in cui veniva eseguito il "canto gregoriano" a Roma nell'[[XIX secolo|Ottocento]]:<ref>Riportata da G. Cattin, ''La monodia nel Medioevo'', p. 115.</ref>:
{{citazione|L'intonazione è affidata a un soprano solista, che lancia la prima nota con vigore, la carica di [[Abbellimento#Appoggiatura|appoggiature]] e termina l'ultima sillaba su un [[Abbellimento#Trillo|trillo]] prolungato. Alcuni soprani e tenori cantano la melodia come è nel libro, o giù di lì, mentre contralti e bassi cantano alla terza. Il tutto è reso su un ritmo saltellante.|F. Mendelssohn, 1830}}
 
La stessa "Medicea", comunque, per quanto imposta d'autorità da Roma, si rivelerà insufficiente ed insoddisfacente: una copiosa produzione neo-gregoriana o pseudo-gregoriana (per esempio ''Attende Domine'', o ''Rorate caeli'') si fa strada soprattutto nelle regioni francofone. Appaiono così delle melodie "moderne", alcune anche di tutto rispetto, che forniscono una base al repertorio popolare in latino (Messe, antifone, etc.).
 
Nonostante lo stato di decadenza, il canto gregoriano è sentito da alcuni spiriti come un'ancora di salvezza del contesto liturgico, e come strumento di salvaguardia dei testi rituali. Ciò si comprende tenendo conto della invasione del "bel canto", dell'[[Opera|operismo]] e del concertismo nei riti sacri.
 
=== La rinascita ottocentesca ===
Il secolo del [[Romanticismo]] e dell'affermarsi del senso della storia, il secolo dei grandi ritorni dello spirito alle lontananze del passato, che nel campo della musica compì fra l'altro la "scoperta" moderna di [[Giovanni Pierluigi da Palestrina|Palestrina]] e di [[Johann Sebastian Bach|Bach]], si volse, negli ultimi decenni, anche al recupero del patrimonio d'arte e di fede rappresentato dai canti della Chiesa dei primi secoli, canti anonimi, opera della voce collettiva di tutta una civiltà.
 
L'operazione non era semplice: si trattava di una voce che solo la conoscenza dei simboli che la esprimono graficamente, secondo un "cifrario" di cui si era persa la chiave, poteva far rivivere nella sua realtà sonora. Infatti, il canto gregoriano era sì rimasto in vigore nei secoli, ma con una tradizione contaminata che si era sempre più allontanata dall'originale: un vero "falso" era stato lo stesso tentativo di riordinamento fatto nel 1614-1615 con la già citata "Edizione medicea", da attribuirsi solo in parte a Palestrina, nata in un contesto (il [[barocco]]) lontanissimo dal gregoriano.
[[File:St.Pierre.Solesmes.jpg|thumb|330x330px|
[[Abbazia di Solesmes]]
]]
L'opera di restaurazione fu iniziata da [[Prosper Guéranger]] monaco dell'[[Abbazia di Solesmes]]. Sulla base di rigorose verifiche filologiche venne creato il laboratorio di ''paleographie musicale'' per la decifrazione degli antichi codici. Due specifiche svolte, quella [[semiologica]] e quella [[modale]], legate basicamente a due monaci dell'[[Abbazia di Solesmes]], [[Eugène Cardine]] e [[Jean Claire]], hanno fatto sì che le cospicua eredità e la ricerca ricevessero potenzialità e connotati nuovi, e per certi versi rivoluzionari.<ref>[Nino Albarosa in A. Turco, Il canto gregoriano, corso fondamentale, edizioni Torre d'Orfeo, Roma, 1996, p.5]</ref>
 
La restaurazione gregoriana portò alla pubblicazione del ''Graduale romanum'' del [[1908]] e del ''[[Liber Usualis]]'' del [[1903]] fino al ''[[Graduale Triplex]]'' del [[1979]] ed alle ultime raccolte. Uno dei maggiori studiosi e restauratori recenti del canto gregoriano fu il benedettino spagnolo [[Gregorio Maria Suñol]] ([[1879]]-[[1946]]).
 
==== Il Concilio Vaticano II ====
Il [[Concilio Vaticano II]] riunì nel sesto capitolo della Costituzione [[Sacrosanctum Concilium]] del 4 dicembre [[1963]] le considerazioni e le disposizioni relative alla musica sacra e al suo rapporto con la liturgia.
 
Le indicazioni generali dei paragrafi 114 e 115 (''Si conservi e si incrementi con grande cura il patrimonio della Musica sacra [...] Si curi molto la formazione e la pratica musicale nei seminari [...] ai musicisti e ai cantori, e in primo luogo ai fanciulli, si dia anche una vera formazione liturgica'') sono suggellate dal paragrafo 116, intitolato specificamente ''Canto gregoriano e polifonico''. Il paragrafo recita alla lettera "a)":
 
:''La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana: perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale.
 
Il paragrafo 117 invece afferma:
 
:''l'edizione tipica dei libri di canto gregoriano [e una] edizione più critica dei libri già editi dopo la riforma di [[Papa Pio X|S. Pio X]]. [Infine] un'edizione che contenga melodie più semplici, ad uso delle chiese minori''
 
Malgrado le chiare indicazioni conciliari, nella fase successiva al concilio le [[Conferenza Episcopale|conferenze episcopali]] privilegiarono un repertorio musicale quasi esclusivamente nelle lingue moderne e con forme vicino al [[Pop (musica)|pop]] e alla [[musica leggera]]. Ciò mise rapidamente in secondo piano la cura del repertorio gregoriano che, ritenuto tradizionalmente solido, finì invece per scomparire quasi completamente dalla scena liturgica.
 
==== Edizioni critiche ====
Ne [[1974]] fu pubblicata l'auspicata nuova edizione del ''Graduale Romanum'' curata dai monaci dell'[[Abbazia di Solesmes]].
 
Nel [[1975]] fu fondata a Roma l'''Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano'' su iniziativa di [[Luigi Agustoni]], con l'intento di proporre un testo critico del Graduale alla luce di uno studio approfondito dei più antichi testimoni della tradizione testuale: il tentativo estremo di coniugare rigore filologico (''thesaurum gregorianum autenticum integre conservare'') e nuovi intendimenti pratici (''Rubricae autem ampliorem facultatem praebent hauriendi e Communibus noviter dispositis, ita ut necessitatibus quoque pastoralibus largius satisfiat''): come risultato nel [[1979]] venne pubblicata l'edizione tipica del ''[[Graduale Triplex]]'', rappresentazione musicale in notazione quadrata del ''Graduale Romanum'' con l'aggiunta della [[notazione sangallese]] e della [[notazione metense]], alla luce dello studio condotto dai monaci di [[Abbazia di Solesmes|Solesmes]] sui codici di [[Laon]], [[San Gallo]], [[Einsiedeln]] e [[Bamberga]].
 
== Repertorio ==
[[File:GTAlleluia.JPG|thumb|L'[[Alleluia]] ''Laudate pueri'' del [[Graduale Triplex]]|330x330px]]
Il repertorio del canto gregoriano è molto vasto e viene differenziato per epoca di composizione, regione di provenienza, forma e stile.<br />
Esso è costituito dai ''canti dell'Ufficio'' o "[[Liturgia delle Ore]]" e dai ''canti della [[Messa]]''.
* Nei ''canti dell'Ufficio'' si riscontrano le seguenti forme liturgico-musicali: le [[Antifona|Antifone]], la [[Salmodia]] che comprende il canto dei [[Salmi]] e dei [[Cantico|Cantici]], i [[Responsorio|Responsori]]'' (che possono essere brevi o prolissi) e ''gli [[Inno|Inni]]''.
* Nei canti della [[Messa]] si distinguono:
** i canti dell'[[Ordinario (messa)|Ordinario]] o ''Ordinarium Missæ''. Sono i testi che non mutano mai: [[Kyrie eleison|Kyrie]], [[Gloria in excelsis Deo|Gloria]], [[Credo (liturgia)|Credo]], [[Sanctus]] e [[Agnus Dei]].
** E i canti del [[Proprio]] o ''Proprium Missæ''. Sono i testi che variano secondo le diverse festività: [[Introito]], [[Graduale]], [[Sequenza (liturgia)|Sequenza]], [[Alleluia]] che è sostituito dal [[Tratto (messa)|Tratto]] nel tempo di [[Quaresima]], [[Offertorio]] e [[Communio (messa)|Communio]].
Una annotazione particolare meritano i canti paraliturgici di tradizione orale come quelli del coro delle confraternite di Latera (VT), esempio antichissimo di incrocio di canto gregoriano e polifonia unico nel suo genere.
 
Sia nei canti dell'Ufficio come in quelli della Messa si riscontrano tutti i generi-stili compositivi del repertorio gregoriano; essi si possono classificare in tre grandi famiglie:
 
* I canti di ''genere salmodico'', ''sillabico'' o ''accentus'' (''quando ad ogni sillaba del testo corrisponde solitamente una sola nota'') come ad esempio la [[salmodia]] o le più semplici [[antifona|antifone]] dell'Ufficio, le melodie semplici dell'Ordinario e i recitativi del Celebrante.
* I canti di ''genere neumatico'' o ''semiornato'' (''quando ad ogni singola sillaba del testo corrispondono piccoli gruppi di note'') come ad esempio gli Introiti, gli Offertori e i Communio della Messa o alcune antifone più ampie dell'Ufficio.
* I canti di ''genere melismatico'', ''ornato'' o ''concentus'' (''quando ogni sillaba del testo è fiorita da molte note'') come ad esempio i Graduali e gli Alleluia o i responsori prolissi dell'Ufficio. Tipico di questo genere è la presenza dei [[Melisma|melismi]].
 
== Elementi di semiografia gregoriana ==
'''Premessa sulla ritmica gregoriana'''
 
Prima di affrontare per sommi capi questo vastissimo argomento è bene precisare che nel canto gregoriano il testo-preghiera è legato indissolubilmente ad una melodia e ne forma una completa simbiosi.
Il gregoriano è il canto della pienezza della parola; esso nasce per ornare, esaltare e dare completezza espressiva ai testi della liturgia. Le melodie gregoriane esistono solo in funzione del loro elemento primario, il testo, al punto da identificarsi con esso e assumerne le qualità. Pertanto, la qualità ritmica del [[neuma]] si attinge dal testo e non dalle qualità fisiche del suono. La perfetta simbiosi fra testo e melodia costituisce nel gregoriano il dato fondamentale per la soluzione del problema del valore delle note.<ref>[A. Turco, Il canto gregoriano, corso fondamentale, edizioni Torre d'Orfeo, Roma, 1996, pp. 123-137]</ref>
Il Canto gregoriano non conosce mensuralismo e la sua interpretazione è basata essenzialmente sul ''valore sillabico di ciascuna nota, caratterizzato da una indefinibile elasticità di aumento e diminuzione''.
 
L'anima del linguaggio parlato e musicale è costituita dal ritmo. Il ritmo, nel linguaggio parlato, consiste in un succedersi coordinato di sillabe in una o più parole. È quindi un fenomeno di relazione, che viene espresso dall'accento e dalla finale di una parola. La [[sillaba tonica]] rappresenta il punto di partenza e di slancio del movimento, il polo di attrazione delle sillabe che precedono l'accento e il polo di animazione delle sillabe che vanno verso la [[cadenza]].<ref>[A. Turco, Il canto gregoriano, corso fondamentale, edizioni Torre d'Orfeo, Roma, 1996, p. 107-121]</ref>
 
Nel canto gregoriano la [[melodia]] è legata essenzialmente al testo, perché nasce e si sviluppa su un determinato testo, dal quale prende le qualità ritmiche ed espressive. Il testo quindi costituisce l'elemento prioritario e anteriore della composizione gregoriana. Gli elementi che concorrono a formare un qualsiasi testo sono le sillabe, le parole e le frasi. La [[sillaba]] non forma un'entità autonoma assoluta, ma è in funzione di un'entità maggiore, la parola, e ogni parola ha un accento proprio che viene mantenuto nel contesto della frase rendendo possibile lo sviluppo di un ritmo del verso.
 
La stessa cosa avviene nella melodia. Il [[neuma]] (di uno o più suoni sopra ad una sillaba) non è autonomo, ma in funzione di un inciso melodico-verbale, che corrisponde ad una o più parole, a seconda del genere compositivo.
Nel genere sillabico, la parola non sempre è sufficiente a determinare un'entità ritmica completa. Nel genere semiornato, dove ogni sillaba comporta più suoni, di solito un inciso melodico-verbale è ben caratterizzato da una sola parola. Nl genere ornato o melismatico (con fioritura di note sopra una sillaba), la parola viene esaltata al punto da lasciare il posto alla melodia.
 
La sillaba del testo latino rappresenta il valore sillabico della nota cioè l'entità stessa del neuma ed è da notare che la struttura del verso latino è determinata dalla rigida distinzione che il latino classico opera fra sillabe lunghe e sillabe brevi. Ma con il latino volgare, a cui derivano le lingue romanze (italiano, spagnolo, francese, portoghese, romeno, ecc.), questa differenza non si avvertì più, e l'accento tonico della parola andò acquistando maggiore importanza.
 
=== Semiografia gregoriana ===
==== I neumi ====
{{vedi anche|Neuma}}
Ciò che in musica moderna si chiama [[nota musicale]], in gregoriano è detto [[neuma]] (dal greco "segno") con la differenza che un neuma può significare una nota singola o un gruppo di note.
 
Nella trascrizione moderna del repertorio gregoriano si utilizzano note di forma quadrata (contrariamente alla notazione di tutta l'altra musica) dette ''notazione quadrata''; esse sono la naturale evoluzione della scrittura presente negli antichi manoscritti.
Bisogna infatti considerare il fatto che la trasmissione del canto gregoriano è nata oralmente poi i notatori hanno cominciato a scrivere sui testi da cantare dei segni che richiamassero gli accenti delle parole (''notazione adiastematica'' cioè senza rigo); l'evoluzione di questi segni ha prodotto la notazione gregoriana che conosciamo oggi (''notazione diastematica'' cioè sul rigo).
La grafia fondamentale del gregoriano è data dal ''[[punctum]]'' e dalla ''[[Virga (neuma)|virga]]''; dalla sua combinazione con altri neumi scaturiranno tutti gli altri segni nelle loro infinite combinazioni (ad. es ''il [[podatus|pes]],'' neuma di due note ascendenti, ''la [[clivis]]'' neuma di due note discendenti, ''il [[torculus]]'' e ''il [[porrectus]]'' neuma di tre note ascendenti e discendenti, ''il [[climacus]]'' neuma di tre o più note discendenti...).
 
{|border=1 cellspacing=0
|+ '''Neumi monosonici:'''
|[[File:Punctum quadratum.JPG|left|120px]]
|[[File:Punctum caudatum.JPG|left|200px]]
|[[File:Punctum inclinatum.JPG|left|120px]]
|}
 
{|border=1 cellspacing=0|
|+'''Neumi plurisonici:'''
!colspan=2 align=center|2 note
!colspan=3 align=center|3 note
|-
|[[File:Pes.JPG|left|100px]]
|[[File:Clivis.JPG|left|40px]]
|[[File:Climacus.JPG|left|60px]]
|[[File:Torculus.JPG|left|60px]]
|[[File:Porrectus.JPG|left|180px]]
|}
 
==== Il Rigo ====
Il repertorio gregoriano può trovarsi nella sua forma originale sia in forma ''diastematica'' che ''adiastematica'', rispettivamente con oppure senza riferimenti spaziali. I brani diastematici vengono trascritti su di un rigo detto ''[[Tetragramma musicale|tetragramma]]'' che legge in [[chiave di do]] e che consta di quattro linee orizzontali con tre spazi all'interno; si leggono dal basso verso l'alto. Alcune volte si può aggiungere una linea supplementare ma, spesso per melodie che oltrepassano l'estensione del rigo si preferisce utilizzare il cambio di chiave.
Generalmente i brani con la scrittura diastematica risalgono all'XI sec d.C. poiché vennero inventati da Guido d'Arezzo.
 
==== Le Chiavi ====
Nei manoscritti antichi per riconoscere precisamente l'altezza dei suoni furono utilizzate le lettere alfabetiche.
Due di queste C e F che corrispondono rispettivamente al Do e al Fa diventarono le lettere chiave utilizzate nella trascrizione del repertorio. Nelle moderne edizioni la chiave di Do può essere posta sulla quarta, sulla terza e sulla seconda linea mentre la chiave di Fa
si trova generalmente sulla seconda e sulla terza linea, raramente sulla quarta, mai sulla prima.
 
==== Alterazioni ====
Il gregoriano conosce solo l'alterazione del bemolle, il quale effetto viene eliminato con l'utilizzo del bequadro. Il bemolle viene impiegato solamente per l'alterazione della nota Si: il termine deriva dalla notazione musicale alfabetica nella quale la lettera ''b'', corrispondente alla nota Si, quando disegnata con il dorso arrotondato (''b molle'') indicava il ''Si bemolle'' mentre con il dorso spigoloso (''b quadro'') indicava il ''Si naturale'' (cfr anche la teoria degli [[esacordi]]). Il bemolle usato nella [[notazione vaticana]] (la [[notazione quadrata]] ancora in uso nelle stampe ufficiali), presenta in realtà il contorno spigoloso, in ossequio alla forma quadrata di tutti gli altri segni utilizzati.
 
Il bemolle ha valore fino alla fine della parola alla quale è associato e, a differenza della notazione attuale, veniva posto non necessariamente prima della nota interessata ma anche all'inizio della parola o del gruppo di neumi che contenevano la nota da abbassare.
 
==== Stanghette ====
Le moderne trascrizioni di canto gregoriano fanno uso di alcune lineette di lunghezza variabile poste verticalmente sul rigo musicale; esse hanno lo scopo di suddividere le frasi melodico-verbali della composizione (come se fossero i segni di punteggiatura di un testo).
- ''Il quarto di stanghetta'' delimita un inciso melodico-verbale.
- ''La mezza stanghetta'' delimita una parte di frase.
- ''La stanghetta intera'' delimita la fine della frase e molto spesso coincide con la conclusione del periodo testuale.
- ''La doppia stanghetta'' ha lo stesso significato di quella intera ma si usa al termine di un brano oppure per evidenziare l'alternanza di esecutori.
 
==== Custos ====
È una nota più piccola che si traccia alla fine del rigo e ha lo scopo di indicare al cantore la nota che comparirà all'inizio del rigo seguente.
 
== Armonia ==
Il canto gregoriano segue, come le altre espressioni musicali, precise regole di [[armonia]] per comporre le sue melodie.
 
=== I modi ===
{{vedi anche|Octoechos}}
[[File:Tu es deus.jpg|thumb|Il [[Graduale]] ''Tu es Deus'' del ''Cantatorium'' Codex Sangallensis 359|330x330px]]
 
Per quanto riguarda l'ambito dell'intero repertorio gregoriano ricordiamo che '''non si parla mai di tonalità''' come la intendiamo noi in senso moderno ma di ''modalità''.
Lo scopo della scienza modale è la ricerca della struttura compositiva di ciascun brano fino ad individuarne la forma originale dalla quale deriva. Ciascuna composizione di gregoriano è il frutto di un substrato continuo di evoluzioni che si sono protratte in secoli di storia liturgico-musicale.''
 
Il gregoriano sviluppò nel tempo otto modi, che poi durante [[Rinascimento]] evolveranno nelle attuali scale maggiori e minori della notazione musicale classica. Ogni melodia è legata ad un modo, che solitamente viene indicato all'inizio dello spartito.
 
Ogni modo presenta una propria nota '''dominante''' (la nota sulla quale maggiormente insisterà la melodia), una propria '''estensione''' (quale intervallo di note potrà sfruttare la melodia) e una propria '''finale''' (la nota sulla quale terminerà il brano).
 
I modi vengono ulteriormente divisi in quattro categorie, ciascuna delle quali presenta un modo ''autentico'' ed uno ''plagale'' (più grave di quattro note rispetto al proprio modo autentico), accomunati dalla stessa estensione e nota finale. Le categorie sono: ''Protus, Deuterus, Tritus, Tetrardus''.
I singoli modi vengono riconosciuti grazie ad un numero romano (pari per i plagali e dispari per gli autentici).
 
{|class="wikitable"
!Modo!!Categoria!!Tipo!!Estensione!!Repercussa!!Finalis
|-
|I||Protus||Autentico||(DO)RE-RE(e
oltre)
||LA||RE
|-
|II||Protus||Plagale||LA-SOL (se sale oltre
il sol diventa autentico)
||FA||RE
|-
|III||Deuterus||Autentico||MI-MI||SI (nel repertorio profano), DO(scivolamento del si)
o LA(dominante, ossia tenor o repercussio del plagale)
||MI
|-
|IV||Deuterus||Plagale||SI-SI||LA||MI
|-
|V||Tritus||Autentico||FA-FA||DO||FA
|-
|VI||Tritus||Plagale||DO-DO||LA||FA
|-
|VII||Tetrardus||Autentico||SOL-SOL||RE||SOL
|-
|VIII||Tetrardus||Plagale||RE-RE||DO||SOL
|}
 
Secondo molti esperti, ad ogni modo si possono associare dei sentimenti: nonostante le più varie interpretazioni, generalmente si concorda sullo schema proposto da [[Guido d'Arezzo]]:
{{citazione|Il primo è grave<ref>Grave è da intendersi qui nel senso di "serio", atto a placare le passioni dell'animo</ref>, il secondo triste, il terzo mistico, il quarto armonioso, il quinto allegro, il sesto devoto, il settimo angelico e l'ottavo perfetto.|Guido d'Arezzo}}
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* [[Fulvio Rampi]] e [[Massimo Lattanzi]], ''Manuale di canto gregoriano'', [[Turris editrice]], 1998 ISBN 978-88-7929-236-8.
* {{Cita libro|cognome = Turco|nome = Alberto|wkautore = Alberto Turco|titolo =Il canto gregoriano. Corso fondamentale|editore = Torre d'Orfeo| città = Roma| anno = 1991}}
* [[Eugène Cardine]], ''Primo anno di canto gregoriano'', Roma, 1970.
* [[Willi Apel]], ''Il canto gregoriano. Liturgia, storia, notazione, modalità e tecniche compositive'', [[Libreria Musicale Italiana|LIM]], 1998.
 
=== Libri liturgici in canto gregoriano ===
Edizioni ufficiali per la [[liturgia cattolica]] romana:
* ''Ordo cantus Missae, edityo tipica'', Typis Pol. Vaticanis, [[1972]].
* ''Graduale Romanum'', [[Abbazia di Solesmes|Solesmes]], [[1974]].
* ''Jubilate deo, cantus greg. faciliores'', Typis Pol. Vaticanis, [[1974]].
* ''Graduale Simplex, editio altera,'' Typis Pol. Vaticanis, [[1975]].
* ''Antiphonale Romanum, tomus alter'', ''Liber Hymnarius'', [[Abbazia di Solesmes|Solesmes]], [[1983]].
 
Edizioni complementari a quelle ufficiali:
* ''[[Antiphonale monasticum]]'', [[Abbazia di Solesmes|Solesmes]], [[1934]].
* ''Versus psalmorum et canticorum'', [[Abbazia di Solesmes|Solesmes]], [[1962]].
* ''[[Graduale neumé]]'', [[Abbazia di Solesmes|Solesmes]], [[1966]].
* ''[[Graduale Triplex]]'', [[Abbazia di Solesmes|Solesmes]], [[1979]].
* ''Psalterium monasticum'', [[Abbazia di Solesmes|Solesmes]], [[1981]].
* ''Processionale monasticum'', [[Abbazia di Solesmes|Solesmes]], [[1983]].
* ''Offertoriale triplex'', [[Abbazia di Solesmes|Solesmes]], [[1985]]
* ''Graduale Novum de Dominicis et Festis'', Libreria Editrice Vaticana [[2010]]
 
== Voci correlate ==
* [[A cappella]]
* [[Chiesa cattolica]]
* [[Musica corale]]
* [[Musica e religione]]
* [[Musica modale]]
* [[Papa Gregorio I]]
* [[Coro (musica)]]
* [[:Categoria:Cori polifonici]] italiani e stranieri
* [[Polifonia]]
* [[Tecnica del canto]]
* [[Canto]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Gregorian chant}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Thesaurus BNCF}}
* {{cita web|http://www.cesg.unifr.ch/it/index.htm|Codices Electronici Sangallenses}}
* {{cita web|http://www.cantogregoriano.it/|Portale della Schola Gregoriana Mediolanensis (canto ambrosiano)}}
* {{cita web|http://www.musicasacra.com/pdf/graduale1961.pdf|Graduale Romanum 1961 in pdf}}
* {{cita web|http://www.gregor-und-taube.de/html/materialien.htm|Graduale Restitutum in pdf (in notazione quadrata e sangallese)}}
* {{cita web|http://www.music.princeton.edu/chant_html/index.html|Gregorian Chant - Princeton}}
* {{cita web|http://www.globalchant.org/|GLOBAL CHANT DATABASE: Index of Gregorian Chant|lingua=en}}
 
{{Canto gregoriano}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|cattolicesimo|musica corale|storia}}
 
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