Neviìm: differenze tra le versioni

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isaia non era della tribu di Giuda ma faceva parte del Regno di Giuda con discendenza della tribù di Levi
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Membro di una famiglia aristocratica, Yeshayà cominciò l'attività profetica dopo la morte del re Uzzià (VIII secolo a.C. circa), durante i regni di alcuni sovrani del regno di Yehudà, fra cui Chizkiyà. Attivo nella vita politica, in particolar modo durante la guerra contro l'impero assiro e al momento in cui le tribù d'Israel furono sconfitte e sottomesse dall'invasore, Yeshayà si mostrò intransigente nei confronti dei re che avevano ceduto all'idolatria e che avevano trascinato con sé anche il loro popolo. Il suo libro si conclude però con un messaggio positivo: malgrado i peccati dei re, il popolo d'Israel non verrà mai distrutto. Il libro di Yeshayà, la più lunga opera profetica (66 capitoli), può essere suddiviso in tre parti: 1) capp. 1–35: insieme di profezie e di visioni riguardanti Yehudà e Israel (capp. 1–13) e le altre nazioni (capp. 13– 35), seguite dal resoconto degli eventi storici in corso (capp. 36–39; cf Re II 18-19); 2) capp. 40–55: il profeta consola Israel promettendo che la nazione rifiorirà grazie all'editto di Ciro (538 a.C.), il quale in futuro autorizzò i sudditi del regno di Yehudà a ritornare in patria e a ricostruire il Tempio distrutto da Nevuchadnetzar; 3) capp. 56–66: in quest'ultima parte - dove si intrecciano salmi, profezie e rimproveri - è espressa la promessa messianica dell'unione di tutte le nazioni attorno a [[Gerusalemme]].
 
Yeshayà appartiene alla al [[tribùRegno di Giuda]]. ed è della [[Leviti|Tribù di Levi]]
 
===Yirmeyà (Geremia)===