Protostoria del Vicino Oriente: differenze tra le versioni

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L'articolarsi di una relazione costante tra l'uomo e questi panorami ecologici raccolti e protetti (le vallate e i bacini intramontani) regolarizza il nomadismo, rendendolo una sorta di "pendolarismo", finalizzato all'utilizzo di risorse diverse, collocata in contesti prossimi. Intorno al [[XIII millennio a.C.|12500 a.C.]] il clima migliora (si fa mediamente più caldo e più umido) e le precipitazioni sono sufficienti a sostenere una costante copertura erbacea e l'infittirsi della foresta ([[quercia|querce]] e [[Pistacchio|pistacchi]]).<ref>È comunque solo intorno al [[VI millennio a.C.]] che le culture "ceramiche" tracimeranno, collocandosi tanto in bassa Mesopotamia quanto negli altipiani anatolico e iranico. Successivamente, alla fine del [[IV millennio a.C.]], Mesopotamia ed Egitto acquisteranno centralità storica ({{Cita|Liverani 2009|p. 63|Liverani2009}}).</ref>
 
I siti guida della fase della «produzione incipiente» si trovano nella fascia pedemontana degli Zagros: [[Shanidar]] e [[Zawi Chemi]], ma anche [[Kamir Shahir]] (nel [[Kurdistan]], [[Ganjdareh]] e [[Asiab]] (nel [[Luristan]]) e [[Bus Mordeh]] (nel [[Khuzistan]]). Ma esiste anche una sequenza "palestinese", rappresentata prima dalla [[cultura natufiana]] (in Palestina e nella Siria del medio Eufrate) e poi dal [[Neolitico_preceramicoNeolitico preceramico#Neolitico_preceramico_ANeolitico preceramico A|Neolitico preceramico A]]. La sequenza palestinese è ritenuta precoce rispetto a quella attestata sui monti Zagros.<ref name=Liv66>{{Cita|Liverani 2009|p. 66.|Liverani2009}}</ref>
 
Le abitazioni (abbandonate ormai le caverne) sono di due tipi: quelle stagionali, che dipendono dallo spostamento della selvaggina, e quelle permanenti, attorno a cui iniziano le coltivazioni. Queste ultime sono capanne circolari con base seminterrata. Un'importante innovazione, che riguarda gli stanziamenti ormai stabili, è quella dei [[Silo (struttura)|sili]]: questi sono scavati e [[Intonaco|intonacati]] per la conservazione del cibo. Comincia a diffondersi l'ereditarietà e la proprietà privata. Le sepolture riguardano sia singoli che famiglie.<ref>{{Cita|Liverani 2009|pp. 65-6.|Liverani2009}}</ref>
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[[File:Siti neolitici del Vicino Oriente.jpg|thumb|upright=2.3|Siti protostorici del Vicino Oriente all'epoca dei primi commerci di ossidiana (le dimensioni del [[Golfo Persico]] sono quelle ipotizzate per il [[3000 a.C.]])]]
Il periodo del [[neolitico preceramico]], detto anche aceramico, (ca. 7.500-6.000 a.C.) può essere inteso come un neolitico pressoché "pieno"<ref name=Liv66/>. È ora che abbiamo la totale sedentarietà, in case di mattoni crudi o fango. La nuova struttura dell'abitazione è quadrangolare: rispetto alla capanna circolare, che rappresenta l'abitato di un nucleo senza prospettiva di ampliamento, questo nuovo formato è intrinsecamente aperto a nuovi aggregati. Questi possono accentrarsi su un cortile o disporsi a scacchiera (di quest'ultima tipologia sono gli abitati di Gian Hasan III in [[Anatolia]] o di [[Buqros]] sul medio [[Eufrate]]).
 
Molto importante è infatti la cooperazione interfamiliare all'interno dei villaggi, che ora arrivano a contare anche 250-500 individui.<ref name=Liv69>{{Cita|Liverani 2009|p. 69.|Liverani2009}}</ref> Caso clamoroso di cooperazione interfamiliare sono le fortificazioni di [[Gerico]]<ref name=Liv69/><ref>Per questa ragione, Gerico è stata tradizionalmente indicata come "la prima città", anche se questa enfasi è metodologicamente scorretta ({{Cita|Liverani 2009|p. 77|Liverani2009}})</ref>. Sempre a Gerico si riscontrano "chiare espressioni ideologiche della struttura patriarcale": i crani degli antenati vengono conservati e i lineamenti del volto ripresi sul teschio mediante l'uso di argilla<ref name=Liv69/>.
 
Villaggi con abitati quadrangolari, coltivazione di graminacee e leguminose, allevamento di caprovini e suini (e più avanti anche di [[bovini]]) sono quelli appartenenti al [[Neolitico preceramico#Neolitico preceramico B |Preceramico B]] in Siria e Palestina, oltre a [[Çayönü]] e [[Giafer Hüyük]] nella zona pedemontana del [[Tauro (catena montuosa)|Tauro]], [[Giarmo]] nel [[Kurdistan]], [[Tepe Guran]] nel [[Luristan]] e [[Ali Kosh]] nel [[Khuzistan]]<ref name=Liv69/>.
 
I villaggi risentono positivamente dei nuovi risvolti (proprietà dei mezzi di produzione e trasmissione ereditaria): le comunità natufiane si installavano in superfici di circa 2–3000 m², nel Preceramico A si passa a 2-3 [[ettari]], che diventano mediamente 10 nel Preceramico B<ref>Vi sono anche centri più arretrati: Beidha (in Transgiordania) è un villaggio sedentario che però ricorre ancora massivamente alla caccia. Nel [[Negev]] e nel [[deserto di Giuda]] si trovano ancora solo "campi di caccia" ({{Cita|Liverani 2009|p. 69.|Liverani2009}}).</ref>. I nuclei abitati sono del tutto autonomi, ma i contatti tra di essi si ampliano e arrivano a coprire anche distanze di discreta lunghezza per quanto riguarda la reperibilità di certi materiali ([[pietre dure]], [[metallo|metalli]], [[conchiglia|conchiglie]]): in particolare, si sviluppa un commercio dell'[[ossidiana]] (dall'Anatolia e dall'Armenia), mentre le conchiglie giungono dal Mediterraneo, dal Mar Rosso, dal Golfo Persico. Ci si scambia insomma materiali di pregio e di poco ingombro (non le cibarie, dunque)<ref name=Liv69/><ref>{{Cita|Liverani 2009|pp. 80-1.|Liverani2009}}</ref>.
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[[File:Cilindro-sello trillo.png|thumb|upright=1.4|Frammento di sigillo cilindrico (da [[Arslantepe]], [[Anatolia]], [[IV millennio a.C.]]), raffigurante la [[trebbiatura]]]]
 
"Il «salto» organizzativo consiste nel sistematizzare la separazione tra produzione primaria di cibo e tecniche specialistiche, e nel polarizzare questa separazione concentrando gli specialisti in alcuni centri più grandi, proto-urbani, e lasciando disperso nei villaggi di campagna il compito della produzione di cibo"<ref>{{Cita|Liverani 2009|pp. 109-110.|Liverani2009}}</ref>. Si configura teoricamente un rapporto complementare tra città e campagna, ma di fatto si sviluppa fin dall'inizio una gerarchizzazione: gli specialisti, dedicati ad attività che non producono cibo, sono sostenuti dai coltivatori diretti: i primi guadagnano ben presto un maggiore prestigio sociale, in quanto depositari di tecniche più raffinate, almeno al paragone delle tecniche agricole, "banali" e diffuse (sono infatti esercitate da almeno l'80% della popolazione).<ref name=Liv110>{{Cita|Liverani 2009|p. 110.|Liverani2009}}</ref>
 
"Gli specialisti sono inoltre più «a valle» nella catena produttiva, in posizione più favorevole per ritagliarsi percentuali privilegiate di cibo (e in generale di reddito), e per influenzare le scelte strategiche"<ref name=Liv110/>. I compiti organizzativi e cerimoniali, tesi entrambi a garantire la coesione sociale, erano un tempo assolti dai capi-famiglia: ora diventano un compito specializzato, secondo la polarizzazione re/sacerdozio. "In questo meccanismo la solidarietà non è più cumulativa ed opzionale", scrive ancora Liverani: "Nel sistema specialistico ed urbano la solidarietà diventa organica e necessaria"<ref name=Liv110/>.
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== Note ==
{{<references}}/>
 
== Bibliografia ==