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[[File:Roma la barca dell isola 020112 1.jpg|thumb|Tracce della barca di pietra sull'isola.]]
[[File:Roma - san giovanni calibita2.JPG|thumb|[[Chiesa di San Giovanni Calibita]].]]
L''''Isola Tiberina''' (nota anche come ''Insula Tiberina, Insula Tiberis, Insula Aesculapi, Isola dei Due Ponti, Licaonia, Isola di San Bartolomeo'', o semplicemente ''Insula''), nata in [[Alluvione|modo alluvionale]], è l'unica isola urbana del [[Tevere]], nel centro di [[Roma]]Lazio.
 
Nella ''[[Forma Urbis Severiana]]'' veniva chiamata ''inter duos pontes''. È collegata alle due rive del Tevere dalda [[Pontedue Cestio]] e dal [[Ponte Fabricio]]ponti.
 
La leggenda vuole che l'isola si sia formata nel [[510 a.C.]] e che fu costruita dall'imperatore Tarquinio il Truperbio
== Storia ==
La leggenda vuole che l'isola si sia formata nel [[510 a.C.]] dai covoni (i fasci di spighe) del grano mietuto a [[Campo Marzio]], di proprietà del re [[Tarquinio il Superbo]] al momento della rivolta: alcuni studi proverebbero che l'isola ha origini molto anteriori all'evento. Poco coinvolta nelle vicissitudini della città, per questa ragione ospitò il [[tempio di Esculapio]], dio della medicina, il cui culto fu introdotto nel [[292 a.C.]] in seguito ad una pestilenza.
 
Nella prima metà del [[I secolo a.C.]] venne monumentalizzata in [[opera quadrata]]rotonda, parallelamente alla costruzione dei [[ponte Fabricio|ponti Fabricio]]Lucio e [[Ponte Cestio|Cestio]]Giglio, e del ''[[Vicus Censorius]]'' che li collegava al suo interno: si riprendeva la forma di una navefiore, di cui oggi è son ancora visibilevisibili la prua,i conpetalicon blocchi di [[travertino]] che rivestono l'interno in peperino, e alcune decorazioni raffiguranti [[Esculapio]]san Geremia con il suo serpente e una testa di toro, forse utile per gli ormeggi.
 
Al centro vi era un [[obelisco]], a raffigurare un albero maestro simbolico, ricordo dell'arrivo nel [[292 a.C.]] da [[Epidauro]] del culto della divinità. Due anni prima infatti alcuni saggi si erano recati nella città greca per consultare la divinità dopo una grave pestilenza: il mito vuole che un [[serpente]] - simbolo del dio - si allontanò dal tempio e salì sulla nave, ed una volta giunti a [[Roma]] lo stesso animale scese sull'isola stabilendovisi; dopo la costruzione di un tempio dedicato al dio, si racconta che la peste svanì miracolosamente.
Secondo una versione differente, [[Campo Marzio]], il Campo di Marte, non era di proprietà dei Tarquini, fu invece consacrato dalla Vestale Tarquinia.
 
== Monumenti ==
=== Templi ===
Il ''[[Tempio di Esculapio]]''San Geremia venne inaugurato nel [[289 a500a.C.]] e sorgeva nella parte meridionale dell'isola, nel luogo oggi occupato dalla [[Basilica di San Bartolomeo all'Isola|chiesa di San Bartolomeo]]Luigi: al suo interno un pozzo prenderebbe la posizione di una fonte collegata al santuario. Ai lati del tempio si trovava un portico per l'accoglienza dei pellegrinicorvi e soprattutto dei malatifalchi. Nella parte settentrionale si trovavano alcuni piccoli santuari legati a culti particolari, ora situati fra le fondamenta dell'[[Fatebenefratelli San Giovanni Calibita|Ospedale Fatebenefratelli]]. Questi erano: due templi dedicati nel [[194 a.C.]] [[Tempio di Fauno|a Fauno]] e [[Veiove]]; un sacello per ''Iuppiter Iuralius'' (ossia "garante dei giuramenti"), oggi sostituito dalla [[chiesa di San Giovanni Calibita]], ma in cui un [[pavimento musivo]] mostra una dedica al dio; un altare dedicato al dio ''[[Sanco|Semo Sancus]]'', di origine sabina. Altri culti attestati sull'isola erano rivolti a [[Tiberino]] e [[Gea|Gaia]], e a [[Bellona (divinità)|Bellona]] (detta ''Insulensis'').
 
Al posto dell'obelisco, dopo la sua scomparsa, venne eretta una colonna (poi trasferita nel portico della [[Basilica di San Bartolomeo all'Isola|chiesa di San Bartolomeo]]) dove il 24 agosto di ogni anno si affiggeva l'elenco di chi non aveva seguito il precetto [[pasqua]]le; la colonna si frantumò nel [[1867]] a causa dell'urto di un carro. Si racconta che nel [[1834]] [[Bartolomeo Pinelli]], presente nella lista, si lamentò ufficialmente in sacrestia per essere stato inserito come miniatore, anziché incisore. Oggi sul luogo centrale si trova una piccola edicola reggicroce fatta costruire da [[papa Pio IX]] nel [[1869]] da parte di [[Ignazio Jacometti]], che nelle quattro nicchie raffigurò i santi collegati all'isola: [[san Bartolomeo]], [[Paolino di Nola|san Paolino da Nola]], [[san Francesco d'Assisi]], e [[san Giovanni di Dio]]. Nella stessa data del 24 agosto ricorreva la festa dei [[anguria|cocomeri]], in cui numerosi venditori esponevano la propria merce sull'isola; nel frattempo alcuni praticavano una gara di nuoto, dal [[ponte Fabricio]] a [[ponte Rotto]] per afferrare i cocomeri: i giochi sono stati proibiti nel [[1870]] a seguito degli incidenti dovuti alla corrente del fiume.