Concorso per la porta nord del battistero di Firenze: differenze tra le versioni

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==Storia==
Nel [[1401]], nonostante il difficile momento segnato dalle lotte contro [[Pisa]] e [[Milano]] e nonostante la pestilenza dell'anno prima, l'[[arte di Calimala]] indisse un concorso per realizzare la seconda porta bronzea del Battistero. La prima, quella che oggi è sul lato sud ma anticamente si trovava a est, era stata realizzata da [[Andrea Pisano]] nel [[1330]]-[[1336]], mentre l'ultima, quella dorata detta "[[porta del Paradiso]]", sarà ultimata solo nel [[1452]]. La nuova porta era un'importante opera pubblica nell'edificio religioso più venerato della città ([[Santa Maria del Fiore]] era ancora un cantiere), del quale l'Arte di Calimala (detta anche dei Mercatanti) era patrona<ref name="Capretti, cit., pag. 15">Capretti, cit., pag. 15</ref>.
 
Venne nominata una giuria di trentaquattro giudici, fra cui c'era anche il banchiere [[Giovanni di Bicci de' Medici]], e furono ammessi alla competizione sette orafi fiorentini e toscani. Essi erano<ref> name="Capretti, cit., pag. 15<"/ref>:
#[[Filippo Brunelleschi]], appena tornato da [[Pistoia]] dove aveva lavorato all'[[altare di San Jacopo]]
#[[Lorenzo Ghiberti]], fino ad allora sconosciuto
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Uno dei concorrenti, a quanto si intuisce dalle annotazioni nei ''[[Commentari (Ghiberti)|Commentari]]'' del Ghiberti, pare che si ritirò prima della prova pratica.
 
Essi avevano il compito di scolpire, entro un anno, una formella in [[bronzo]] con il tema del ''[[Sacrificio di Isacco]]'', inscritta entro un [[quadrilobo]] (come nella porta di Andrea Pisano), e vennero messi a loro disposizione circa trentaquattro chili in totale di bronzo<ref> name="Capretti, cit., pag. 15<"/ref>.
 
==Il tema==
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Del concorso ci sono pervenute solo due formelle, quelle di Ghiberti e del Brunelleschi, della grandezza di 45 x 38 centimetri oggi entrambe conservate al [[museo del Bargello]]. Le due opere sono molto diverse dal punto di vista formale e offrono una straordinaria sintesi delle due scuole di pensiero in materia artistica allora presenti in città: l'accoglienza dello stile [[gotico internazionale]] da una parte, lo sviluppo delle radici classiche dall'altra<ref>De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 15</ref>.
 
Alla prima opzione appartiene la formella di Ghiberti, che divise [[Sacrificio di Isacco (Ghiberti)|la scena]] in due fasce verticali armonizzate da uno sperone roccioso di sapore arcaico, con una narrazione equilibrata, figure proporzionate e aggiornate alle cadenze del gotico. Vi inserì anche generiche citazioni dall'"antico", di sapore [[arte ellenistica|ellenistico]], come nel poderoso nudo di Isacco, facendo quindi una mediazione tra gli stimoli disponibili all'epoca. L'uso dello sfondo roccioso inoltre generava un fine chiaroscuro, che avvolgeva le figure senza stacchi violenti (scelta che influenzò anche lo ''[[stiacciato]]'' di [[Donatello]])<ref name="De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 16">De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 16</ref>.
 
Ben diverso fu il [[Sacrificio di Isacco (Brunelleschi)|rilievo creato da Brunelleschi]], che suddivise la scena in due fasce orizzontali, con piani sovrapposti che creano una composizione piramidale. Al vertice, dietro uno sfondo piatto dove le figure vi emergono con violenza, si trova il culmine drammatico dell'episodio del sacrificio, dove linee perpendicolari creano l'urto tra le tre volontà diverse (di Abramo, di Isacco e dell'angelo, che impugna il braccio armato di Abramo per fermarlo). La scena è resa con una tale espressività da far apparire al confronto la formella di Ghiberti una pacata recitazione. Questo stile deriva da una meditazione dell'opera di [[Giovanni Pisano]] (come nella ''Strage degli innocenti'' del [[pulpito di Sant'Andrea]]) e dell'arte antica, come dimostra anche la citazione colta dello ''[[spinario]]'' presente nell'angolo sinistro<ref> name="De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 16<"/ref>.
 
==La vittoria==
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==Note==
{{<references}}/>
 
==Bibliografia==
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{{portale|Arte|Firenze}}
 
[[Categoria:Storia di Firenze]]
[[Categoria:Arte rinascimentale]]