Genio militare (storia romana): differenze tra le versioni

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Il '''Genio militare''' in [[epoca romana]], fu un corpo formato da ingegneri, architetti, geometri, falegnami, fabbri (sotto il comando nelle singole [[legione romana|legioni]] di un ''[[Praefectus fabrum]]'',<ref>[[Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris]]'', II, 11.</ref> almeno fino al [[II secolo a.C.]]), la cui funzione era di dare un supporto tecnico alle [[esercito romano|armate]] [[Repubblica romana|repubblicane]] e [[Impero romano|imperiali]] romane, nel dirigere i lavori durante la costruzione di opere di '''[[ingegneria militare]]'''. I semplici soldati costituivano invece la manovalanza necessaria per la realizzazione delle costruzioni.<ref name="Le Bohec172">[[Yann Le Bohec]], ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 1992, VII ristampa 2008, p.172.</ref>
 
Il compito principale del ''genio'' era, pertanto, quello di fornire un adeguato supporto tecnico alle [[legione romana|unità combattenti]] negli spostamenti (con la costruzione dell'[[castrum|accampamento di marcia]], di [[ponti romani|ponti militari]], [[strade romane|strade]], ecc.), nelle operazioni d'assedio di città nemiche (con la realizzazione di [[macchine d'assedio (storia romana)|macchine d'assedio]], [[Rampa d'assedio|rampe]] e [[terrapieno|terrapieni]], [[battaglia di Alesia|cordoni di mura intorno alle città assediate]], ecc.), nella realizzazione di opere a [[limes romano|protezione dei confini]] [[provincia romana|provinciali]] (es. [[vallo di Adriano]], [[limes germanico-retico]], ''[[castra stativa]]'', ecc.), fino alla costruzione di opere civili in tempo di pace (come le mura a protezione di importanti [[colonia romana|colonie]] in noti strategici "chiave", ad esempio [[Ulpia Traiana Sarmizegetusa]] o [[Aosta]]; acquedotti, anfiteatri, ponti in muratura, ecc.).
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{{Vedi anche|Strade romane|Pontes longi}}
 
Quando gli eserciti romani invadevano i territori nemici, si rendeva necessaria la costruzione di strade facili da percorrere. È evidente che in questa prima fase, dove la velocità spesso era determinante durante una campagna militare, i percorsi non fossero ancora lastricati. I legionari, su indicazione del ''genio'' si limitavano ad abbattere alberi, ad eliminare massi ingombranti (per meglio permettere ai [[impedimenta|carriaggi]] di passare), a costruire nella roccia lungo i fianchi delle montagne (come al tempo della [[conquista della Dacia]], oggi ancora visibile con la ''[[tabula Traiana]]''), a prosciugare piccole paludi o acquitrini.<ref name="Le Bohec172"/> Spesso capitava che, una volta occupati quei nuovi paesi in modo stabile e permanente, seguisse una fase di civilizzazione con la costruzione di grandi [[strade romane|arterie viarie]] per permettere di meglio difendere e approvvigionare gli eserciti che vi soggiornavano. Poteva, altresì, capitare di costruire interi tratti stradali attraverso territori paludosi come avvenne durante l'[[Occupazione romana della Germania sotto Augusto|occupazione romana]] della [[Germania Magna]] durante il principato di [[Augusto]], sotto il [[proconsole]] [[Lucio Domizio Enobarbo (console 16 a.C.)|Lucio Domizio Enobarbo]] (i cosiddetti ''[[pontes longi]]'').<ref name="Le Bohec172"/>
 
Le strade militari erano, infine, utilizzate dalla popolazione civile ora che l'area era pacificata. Erano talmente ben costruite, grazie a una meticolosa opera di pavimentazione, che ancora oggi è possibile trovarne alcuni tratti integri, come la famosa [[Via Appia]], la prima strada costruita nel [[312 a.C.]], durante la [[seconda guerra sannitica]].<ref>Michael Grant, ''The History of Rome'', p. 52.</ref>.
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[[File:Fortificazioni alesia png.png|thumb|upright=2.3|Ricostruzione grafica delle fortificazioni realizzate dal gruppo dei ''genieri'' di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] durante l'[[assedio]] di [[Battaglia di Alesia|Alesia]] ([[52 a.C.]]).]]
 
Nel primo caso, come ad esempio ad Alesia, [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], per garantire un perfetto blocco degli assediati, ordinò la costruzione di una serie di fortificazioni, chiamate "controvallazione" (interna) e "circonvallazione" (esterna), attorno all'[[oppidum]] [[galli]]co.<ref>Napoleone III, Histoire de Jules César, Parigi 1865-1866.</ref> Tali opere furono realizzate a tempo record in tre settimane, la prima "controvallazione" di quindici chilometri tutto intorno all'''oppidum'' nemico (pari a dieci [[Miglio (unità di misura)|miglia romane]]<ref>Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 69.</ref>) e, all'esterno di questo, per altri quasi ventun chilometri (pari a quattordici miglia).<ref name="ReferenceA">Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 74.</ref>
 
Le opere comprendevano anche due [[vallo|valli]] (uno esterno e uno interno) sormontati da una palizzata; due fosse, la più vicina delle quali alla fortificazione, fu riempita con l'acqua dei fiumi circostanti;<ref name="de.bello.gallico.VII.72">Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 72.</ref> tutta una serie di trappole e profonde buche (dal "''cervus''" sul fronte del vallo sotto la palizzata, a cinque ordini di "cippi", otto di "gigli" e numerosi "stimoli";<ref>Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 73.</ref> quasi un migliaio di torri di guardia presidiate dall'artiglieria romana,<ref name="de.bello.gallico.VII.72"/> ventitré fortini ("''castella''"), quattro grandi campi per le legioni (due per ciascun ''[[castrum]]'') e quattro campi per la cavalleria, legionaria, ausiliaria e [[germani]]ca.<ref>Connolly, ''L'esercito romano'', pp.32-33.</ref> Furono necessarie considerevoli capacità ingegneristiche per realizzare una tale opera, ma non nuove per uomini come gli [[Edile (storia romana)|edili]] romani, che solo pochi anni prima, in dieci giorni, avevano costruito [[Ponte di Cesare sul Reno|un ponte attraverso il Reno]] con somma meraviglia dei Germani.<ref name="ReferenceA"/>
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Il primo impiego di macchine da guerra da parte dei [[Repubblica romana|Romani]] risalirebbe al [[502 a.C.]] in occasione dell'assedio di [[Suessa Pometia]], condotto con [[vinea]]e e altre strutture non ben definite.<ref>[[Tito Livio|Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', II, 7.</ref> Da ciò se ne deduce che in quella circostanza già vi fossero tecnici militari per la costruzioni dei primi strumenti di [[poliorcetica]].
 
Benché la maggior parte della macchine d'assedio fu il risultato di un mero adattamento di quelle dei [[Ellenismo|Greci]], i Romani furono abili ingegneri per tecnica e velocità di esecuzione, così come introdussero alcune variazioni innovative nel campo delle [[balista|baliste]] (si confronti a tal proposito il noto testo di [[Marco Vitruvio Pollione]], il ''[[De Architectura]]'') dell'epoca di [[Augusto]]).
 
L'impiego però di una vera e propria [[artiglieria (storia romana)|artiglieria]] risalirebbe però alla [[seconda guerra punica]]. Sappiamo infatti da [[Polibio]] che durante l'[[assedio di Lilibeo (250 a.C.)|assedio di Lilibeo]] (del [[250 a.C.]], durante la [[prima guerra punica|prima delle guerre puniche]]) furono impiegate solo [[macchine d'assedio (storia romana)|macchinari e strumenti]] non da lancio, come [[ariete (arma)|arieti]], [[vinea]] e [[torre d'assedio|torri d'assedio]].<ref>[[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', I, 43.</ref> È quindi successivo lo sviluppo dell'artiglieria romana.
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{{Vedi anche|limes romano|Vallo di Adriano|Vallo Antonino|Limes germanico-retico}}
 
La difesa delle province romane avvenne nel corso dei secoli con la costruzione di tutta una serie di [[limes romano|opere di fortificazione]] lungo i confini imperiali, oppure attraverso una via di penetrazione (una strada, possibilmente lungo un corso fluviale) nei territori appena occupati (come avvenne in [[Germania (provincia romana)|Germania]] al tempo di [[Augusto]]) lungo la quale furono posizionati [[castrum|forti ausiliari o fortezze legionarie]] oltre a torri di avvistamento (''[[Torre|turris]]'').
 
Nel primo caso le barriere erano costruite con un [[terrapieno]] (''[[Aggere|agger]]'' di terra), una [[palizzata]] in legno o un [[Mura (architettura)|muro in pietra]] (a partire dal principato di [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]]), e un [[Fossato (architettura)|fossato antistante]], come nel caso del [[vallo di Adriano]], [[Vallo di Antonino|di quello Antonino]], del ''[[limes Porolissensis]]'' o di [[Limes germanico-retico|quello germanico-retico]].
 
Ogni tratto di frontiera era, inoltre, "seguita" parallelamente e in tutta la sua estensione, da una strada presidiata a intervalli regolari, da forti (''[[castellum|castella]]''), fortini (''[[burgus|burgi]]'') di unità ausiliarie, oltre a torrette (''[[Torre|turris]]'') e postazioni di avvistamento/controllo (''[[Statio (guerra)|stationes]]''), dove erano distaccate [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|unità di truppe ausiliarie]] o fortezze [[legione romana|legionarie]].<ref name="Le Bohec208-209">[[Yann Le Bohec]], ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 1992, VII ristampa 2008, p.208-209.</ref>
 
Raffigurazioni del ''limes'' romano le possiamo trovare nei fregi della [[Colonna Traiana]] e di quella di [[Colonna di Marco Aurelio|Marco Aurelio]], dove le scene iniziali rappresentano la riva destra del [[Danubio]], con tutta una serie di posti di guardia, forti, fortezze, difesi da palizzate, cataste di legna e covoni di paglia che, se incendiati, servivano come postazioni di segnalazione avanzata.
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[[File:Trajan s column detail.jpg|thumb|upright=0.7|left|Particolare con soldati impegnati in lavori di disboscamento, prima della costruzione di una strada.]]
 
L'esercito romano prendeva, inoltre, parte a progetti di costruzione per uso civile. Ciò capitava soprattutto in periodi di pace, quando i soldati non erano impegnati in campagne militari. Il loro utilizzo si rendeva necessario per ovviare a un loro ingente costo che ne sarebbe derivato da un loro mancato utilizzo.
 
Il coinvolgimento dei soldati nella costruzione di opere pubbliche, aveva anche la funzione di tenerli ben addestrati al duro lavoro fisico, oltre a tenerli occupati, evitando così potessero covare un qualche sentimento di ammutinamento nei confronti del potere centrale, nel caso fossero risultati inattivi.
 
I militari, insieme ai civili, erano così impegnati nella costruzione non solo di [[strade romane|strade]], ma anche di [[colonia romana|intere città]] (come accadde attorno al [[100]], sotto [[Traiano]] con [[Timgad]]<ref name="Le Bohec143">[[Yann Le Bohec]], ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 1992, VII ristampa 2008, p.143.</ref>), di [[acquedotto romano|acquedotti]], [[porto|porti]], [[Canale artificiale|canali di navigazione]],<ref name="Le Bohec143"/> [[tunnel]]<ref name="Le Bohec143"/> (come nel caso di [[Béjaïa]] in [[Algeria]], grazie a un ''[[librator]]'' della [[legio III Augusta|legio III ''Augusta'']]<ref>{{CIL|8|2728}}.</ref>), oltre a [[Bonifica idraulica|drenare i terreni]]<ref name="Webster273">G.Webster, ''The roman imperial army of the first and second century A.D.'', p.273.</ref> e permettere di coltivarli.<ref name="Webster272"/> In alcuni rari casi i soldati erano anche impiegati nel settore minerario.
 
==Note==
{{<references}}/>
 
== Bibliografia ==